Giardino d’inverno. L’economia del dono

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/ Sede: Giardino Melampo, via delle Segherie 42/1-33a, Prato
/ Date: 14 dicembre 2013 ore 19:00–22:00
/ Organizzazione: Dryphoto arte contemporanea
/ Artisti: Andrea Abati, Chiara Bettazzi, Stella Carbone, Luca Carradori, Leone Contini, Raffaele Di Vaia, Kinkaleri, Valentina Lapolla, Marco Mancini, Franco Menicagli, Margherita Nuti, Margherita Verdi, Pantani-Surace, Virginia Zanetti

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L’economia di mercato è sempre più traballantee pone ogni giorno con urgenza la questione di ripensare ad una logica diversa da quella del profitto. La crisi è così profonda che genera al suo interno germi di forme di libertà. Fra questi la pratica del dono, senza cadere nell’imbroglio dell’altruismo, del sacrificio di sé, può avere un aspetto rilevante. Sappiamo quale importanza l’economia del dono ha avuto in passato nelle società cosiddette primitive, ma si può e come, oggi, delineare un agire che abbraccia la logica del dono al posto di quella del profitto?
L’economia di mercato si basa sul valore di scambio o valore commerciale, l’economia del dono sul valore d’uso degli oggetti e delle azioni. Il dono non è regolato da leggi, implica l’obbligo morale della restituzione ma non prevede nessuna sanzione se questa non avviene, contiene pertanto una forte dose di libertà, è un’azione che crea un legame tra individui che va al di là del puro scambio economico e contribuisce a formare una comunità. L’occasione del dono è un momento in cui il gruppo può trovare un punto di incontro nello stabilire dei parametri di socializzazione che si rivelano fondamentali per riuscire a formare una comunità. E’ all’interno di queste riflessioni che abbiamo chiesto ad Andrea Abati, Chiara Bettazzi, Stella Carbone, Luca Carradori, Leone Contini, Raffaele Di Vaia, Kinkaleri, Valentina Lapolla, Marco Mancini, Franco Menicagli, Margherita Nuti, Margherita Verdi, Pantani-Surace, Virginia Zanetti di partecipare a L’economia del dono, una mostra che parla della relazione fra artista e pubblico e di qual è l’oggetto di scambio fra questi due attori. Gli artisti invitati, che porteranno ciascuno un’opera e se stessi, con la loro presenza, con il loro dono, si adoperano per costruire un percorso di senso, formando in questa occasione, in questo momento, una comunità. La mostra è inserita all’interno di un contesto che vede nell’organizzazione della serata la partecipazione attiva del vicinato, i residenti di via delle Segherie. Con il contributo di Provincia e Comune di Prato.

Andrea Abati, nato a Prato nel 1952, dove vive e lavora. Si occupa di fotografia dalla fine degli anni Settanta.  Fino dagli anni Ottanta interviene attivamente nel dibattito culturale italiano, partecipando a mostre, organizzando seminari e incontri. Parallelamente insegna fotografia in diversi istituti privati. Ha al suo attivo numerose mostre personali e collettive, in Italia, Francia, Austria, Belgio, Germania, USA, Canada.
I doni scambiati, fiaba africana, 2013, installazione site specific, monitor cm 32×38, audio 15”12”, gesso, coperta, libro. Installato all’interno e all’esterno della galleria parla della difficoltà e della necessità del guardare, ascoltare, raccontare: un monitor spento, una sagoma disegnata in gesso seduta sulla panchina, un libro, una fiaba da leggere. La fiaba con il suo intento formativo è in questo caso anche un pretesto per godere del giardino Melampo da lui stesso creato nel 2012.

Chiara Bettazzi, vive e lavora a Prato. Dal 2005 apre il suo studio SC17, in via Genova con la precisa scelta di riqualificare la corte ex industriale. In tutti i suoi lavori persiste la necessità di camuffare l’identità delle cose, mutando l’oggetto attraverso installazioni, foto e video. Un lavoro sulla memoria personale e collettiva che la circonda, sulla registrazione e l’archiviazione d’immagini, che nascono assemblando oggetti reperiti sul suo territorio e provenienti dalla sua vita personale.
DIARY #01/02, 2013, libri, tavolo, marmo, ferro, cm 102x45x88. Il lavoro si compone di due libri/diario, appoggiati su un tavolo formato da marmo e ferro. I diari, 01 e 02 relativi al lavoro Wonder Object (2013), fanno parte di una serie di lavori in progress che nascono dall’esigenza di registrare la memoria personale e intima dell’atto creativo, che avviene all’interno della parte destra dello studio, luogo in cui l’opera prende sempre forma.

Stella Carbone, nata a Prato, dove vive e lavora, ha frequentato vari workshop e fatto parte del gruppo SenzaDimoraFissa, laboratorio permanente di arte urbana, attivato da Andrea Abati nel 2006. Focalizza la sua attenzione sulla pluralità delle culture presenti in città, sull’evoluzione degli spazi urbani e la rappresentazione dell’ambiente. Fra i suoi lavori più recenti Affittasi, Fonderia Cultart, Prato; BADAIR,  vincitrice del premio ImaginAIR indetto da EEA; Scambi, “La città contemporanea”, menzione speciale al Social Photo Fest 2012 di Piombino;  Prato, giardini di Via Colombo, ore 9, ORTiurbani.
Ogni volta che mi guardo intorno, 2008-2009, fotografia bianco e nero, cm 40×49,50. L’immagine presentata è parte di un portfolio di quattordici fotografie aventi come didascalia alcune frasi del testo di Ogni volta di Vasco Rossi. “L’intero lavoro è stato realizzato nel corso di circa due anni (2008-2009), ritratti di amiche che parlano dei miei sentimenti e delle mie sensazioni. In questo caso il guardarsi intorno, magari sollecitati da un evento improvviso, è  indice di curiosità, conseguenza di disponibilità, segno di attenzione verso la realtà che ci circonda.”

Luca Carradori, nato a Firenze nel 1981, vive e lavora a Pistoia. Si forma come fotografo attraverso un serie di workshop con i più importanti fotografi italiani, nel 2010 frequenta l’Istituto Riccardo Bauer di Milano. Partecipa ad alcune collettive di fotografia contemporanea in diverse città italiane. Il suo lavoro all’inizio si incentra principalmente sulle trasformazioni urbane per arrivare infine a spostarsi su una ricerca più intima, personale, che esprime attraverso l’uso del video.
Senza titolo, 2013, video. Negli ultimi sei anni, si è trovato spesso a fare e disfare valigie spostandosi da un luogo all’altro, compiendo alla fine e all’inizio di ogni trasferimento gli stessi gesti. Attraverso il video mostra uno di questi gesti e lo rende quasi un rituale di riappacificazione con se stesso.

Leone Contini, la sua ricerca si colloca lungo il margine di contatto tra pratiche creative e lavoro etnografico. Il conflitto, la frizione interculturale e le relazioni di potere sono gli ambiti che investiga. Le sue pratiche spesso includono letture, performances, interventi nello spazio pubblico, narrazioni testuali e audio-visuali, blogging e auto-pubblicazioni.
Bestiario, 2013. Nuove forme di vita animale popolano i nostri quartieri: pesci gatto, carpe, anguille e altre specie a noi sconosciute vivono esistenze transitorie in vasche e acquari tra via Filzi e via Pistoiese prima di finire, attraverso le procedure culinarie della millenaria cucina cinese, sulle tavole di ristoranti e case private. “La mia onnivora curiosità ha sempre determinato dinamiche non-solo-economiche nelle mie interazioni con i commercianti cinesi. Fruttivendoli, ristoratori e pescivendoli hanno sempre espresso attraverso piccoli regali il loro apprezzamento per la mia entrante voracità: un nuovo tipo di infuso appena arrivato dalla Cina, un tubero simile al rafano o un Níqiū/泥鳅, un piccolo pesce il cui nome scientifico è Misgurnus e che pare sia molto buono in brodo, ma che io ho “tradotto”, trasformandolo in animale domestico.”

Raffaele Di Vaia, nato a Torino nel 1969, vive e lavora a Prato. Mostre recenti: The Summer Issue, a cura di Lucia Giardino, F_AIR Florence, Firenze (2011); La fuga non è la risposta, a cura di Chiara Galbusera e Serena Trinchero, PRIVATE FLAT #7, Firenze (2011); Senzacornice 2011|2011, a cura di Alessandra Acocella e Caterina Toschi, Galleria CO2, Firenze; Senza, a cura di Giuliano Serafini, C2 Contemporanea, Firenze (2013); Effimera presenza, a cura di Serena Trinchero, La Bottega Instabile, Bologna (2013).
Performance per la realizzazione del “quarto tentativo di circuito completo su superficie definita”, 14 dicembre 2013, grafite su carta quadrettata, cm 27,5×21. “È un indagine grafica sul mio fare arte. Scelto/trovato un campo di azione, cerco di analizzarne e percorrerne ogni parte ma, le mie competenze, le mie aspirazioni, le mie necessità, le mie distrazioni, i miei pregiudizi, faranno sì che alcuni aspetti risultino inaccessibili. Questo genera in me la necessità di completare queste mancanze affrontando nuovamente il percorso ma da un punto diverso. Probabilmente riuscirò a coprire quei vuoti ma, inevitabilmente, aprendone di nuovi. La falsa percezione del labirinto nasconde in realtà un circuito completamente percorribile senza ingresso ne uscita, quindi di ambito esclusivo del “costruttore”.

Kinkaleri, nasce a Firenze nel 1995. Kinkaleri opera fra sperimentazione teatrale, ricerca sul movimento, performance, installazioni, allestimenti, produzioni video, materiali sonori. I lavori del gruppo hanno ricevuto ospitalità presso numerose programmazioni in Italia e all’estero. Da gennaio 2001 la sede operativa si è trasferita nello spazioK, nel centro storico di Prato. Il gruppo è formato attualmente da Massimo Conti, Marco Mazzoni, Gina Monaco.
Found Dance  |  All!, 2013, stampa laser su carta. Partendo dall’alfabeto gestuale concepito per il progetto All!, Kinkaleri propone un foglio di istruzioni per costruire la propria danza. Connesso agli Instruction paintings del periodo Fluxus, l’istallazione si compone di un piccolo poster da prendere e portare via contenente le indicazioni per realizzare una personale danza trovata.

Valentina Lapolla, vive e lavora a Prato. Recentemente ha esposto il suo lavoro nelle mostre Mulier Mulieris 13, Alicante, Spagna; Minimum, Dryphoto arte contemporanea, Prato; Anno del Drago, Centro arte contemporanea Luigi Pecci, Prato. Tra i premi i Portali dello Scompiglio 2012, il premio Special Italia 2010 della Fondazione Fotografia Modena, menzione speciale al premio Un’opera per il castello 2012, Castel Sant’Elmo, Napoli.
In Fuga, 2013, fotografia a colori, cm 20×25, cornice legno cm 20×25, vetro rotto cm 20×25. In Fuga è una fotografia in fuga. A fuggire é un Ailanto, o “albero così alto da raggiungere il cielo”. A dispetto del nome si tratta di un brutto ceffo: pianta infestante, molto aggressiva, lo si ritrova spesso negli incolti, lungo i torrenti, in terreni ingrati e nelle boscaglie. Da segnalare immediatamente in caso di avvistamento alle pubbliche autorità.

Marco Mancini, nato a Northampton, Gran Bretagna, nel 1977, vive e lavora a Prato dal 2004. Studia lingue e letteratura tedesca e giapponese presso l’Università di Firenze e l’Università di Bonn (Germania). Comincia ad avvicinarsi alla storia della fotografia e alla ricerca fotografica nel 2005 e si forma frequentando workshop e laboratori condotti da Sergio Buffini, Andrea Abati, Marco Signorini, Franco Vaccari, Vittore Fossati, John Gossage, Guido Guidi, Walter Niedermayr, Giacomo Costa, Giovanni Ozzola e Olivo Barbieri.
Screenshots – Xmas Economy, 2013, serie di 4 dittici, stampa inkjet su carta fotografica e su cartoncino, cm 20×30. L’autore investiga l’economia del Natale attraverso alcuni dei suoi simboli. Il lavoro è realizzato completamente off-camera, le immagini, individuate in rete e tratte quasi esclusivamente da materiale pubblicitario, sono decontestualizzate, ingrandite a dismisura e destrutturate a tal punto da mostrare il pixel, la macchia di colore, la materia fotografica. La serie è articolata in dittici per porre l’accento tramite la contrapposizione delle due immagini gemelle l’una stampata su carta fotografica, l’altra su cartoncino, sul tema dell’inconscio tecnologico e sull’illusorietà.

Franco Menicagli,  nato a Campiglia Marittima (LI), vive e lavora a Prato La sua ricerca percorre in maniera trasversale le varie discipline artistiche: dall’installazione alla performance, al video, all’oggetto “scultoreo”. Nel 2009 espone alla Galleria DOB di Belgrado e alla Galeries-Dudelange del  Lussemburgo, nel 2011 alla mostra Suspense-Sculture sospese presso EX3 di Firenze, nel 2012  a MARS, Milan Artist Run Space di Milano, nel 2013 al Centro Cultural Borges di Buenos Aires, all’ Espacio De Arte a Montevideo, e alla mostra Uno sguardo Laterale per la 5° Biennale di Arte Contemporanea di Mosca.
Quel che resta, 2013, fascette di plastica usate. Quel che resta dell’opera dopo che è finita una mostra. Smontata, decostruita, in attesa di essere nuovamente esposta o trasformata in un nuovo lavoro. Nulla è perso, eppure tutto appare così fragile, invisibile o inesistente.

Margherita Nuti, nata a Fiesole nel 1986. Fotografa e curatrice, dopo la laurea in Operatore dei Beni Culturali conseguita presso l’Università degli Studi di Firenze, si forma a Roma presso il Centro Sperimentale di Fotografia CSF-Adams. Durante l’eperienza romana diventa assistente del fotografo Marco Delogu con il quale collabora a FOTOGRAFIA – Festival Internazionale di Roma come responsabile dello spazio di editoria fotografica. Nel 2013 inizia a scrivere per la sezione fotografia della rivista indipendente “Artnoise”, e con l’amico Rocco Poiago apre Qahwa, uno spazio d’incontro tra arti visive, performative ed editoria dove mostrare arte senza limiti di disciplina o mercato.
Via Ortigara, 2009, stampa inkjet su carta Hahnemuhle, cm 38×55. La sua ricerca muove intorno al corpo inteso come paesaggio. Sono donne, uomini, profili, parti o piccoli oggetti quotidiani, senza tempo, modellatori di luce. Sceglie gli ambienti, prediligendo spazi scarni e scorci urbani dove sentire l’interazione armoniosa tra il corpo e lo spazio fisico che lo circonda.

Margherita Verdi, vive e lavora a Firenze. Inizia a fotografare all’inizio degli anni ’80, la sua ricerca artistica spazia in varie tematiche, dal paesaggio (urbano o archeologico) al mondo animale e vegetale, e utilizza mezzi sia analogici che digitali. Ha esposto in spazi pubblici (Museo di storia naturale La Specola, Firenze, Museo Marino Marini, Firenze; Museum National d’Histoire Naturelle, Parigi, Museum Centre Va priikki, Tampere, Finlandia, City art Gallery, Plovdiv, Bulgaria) e privati in Italia e all’estero. Collabora con enti pubblici e privati nell’insegnamento, nell’organizzazione di mostre, attività culturali, e letture portfolio in vari festival di fotografia.
Soul’s habitats, 2010-2011, stampa a colori, cm 50×50. Le fotografie riprendono interni di edifici sacri di varie religioni di diverse città europee. Lo scatto cerca di catturare l’anima, l’aura che abita negli spazi andando oltre al motivo religioso per cui sono stati costruiti e rendendo questi luoghi universali. Soul’s habitats: interiorità del luogo che viene percepito dai nostri sensi, dal nostro corpo attraverso i sensi.  La scelta dei luoghi di diverse religioni non riconoscibili nelle immagini: mischiare i luoghi per significare che l”anima” si avverte ovunque.

Pantani-Surace, Lia Pantani e Giovanni Surace vivono e lavorano a Calenzano (Fi) e collaborano dal 1996. Tra le ultime partecipazioni: Au Pair , coppie di fatto nell’arte contemporanea, a cura di Giacinto Di Pietrantrantonio e Francesca Referza, Fondazione MalvinaMenegaz per le Arti e le Culture, Borgo Medievale di Castelbasso, Teramo, 2010; Così lontano così vicino #2, a cura di Ilaria Mariotti, Villa Pacchiani, Santa Croce sull’Arno,Pisa, 2012.
Bunch, 2006, Lambda, capafix, cm 100×150. Un mazzo di fiori si muove con rumore assordante ed estraniante. I suoi fragili petali vanno in frantumi…, piccoli frammenti di colore e inconsistenti caccole di natura…, tirate in faccia, forti, con amore dolci calci e cazzotti in bocca come pesanti profumi poco elaborati, poco sofisticati, coltellate dipinte da un alito piacevole e fresco. Un mazzo di fiori sostituisce la palla sulla corda di un gioco degli anni settanta. I due giocatori allargano con forza le maniglie del filo spingendo il mazzo mirando il volto dell’avversario.

Virginia Zanetti, vive e lavora tra la Toscana e l’estero. Le sue opere sono presenti in collezioni private e pubbliche come il Mac di Lissone. Tra le recenti mostre: Personali: 2013/Gli occhi del mondo, opera permanente, a cura di Bianco Valente – Campanella, A Cielo Aperto, Latronico (PZ); Walking on the water. Miracle & Utopia, a cura di Davorka Peric, Campanile San Servolo, Buje, Croatia; Curare il curatore, a cura di Ermanno Cristini, Riss(e), Varese.
Walking on the water. Miracle & Utopia, 2013, manifesti fronte retro, cm 59,4×42, testi stampati su fogli A4. Il miracolo e l’utopia sono relazionati da un identico grado di “erroneità, poiché entrambi rappresentano estremi irrealizzabili e irraggiungibili. La performance Walking on the water  nella sua im/possibile realizzazione è appunto un tentativo di confronto e di superamento di limiti evidenti. Nel Parco del Conero c’è un particolare scoglio chiamato Il Trave, una  formazione geologica che si prolunga per circa un chilometro verso il mare; leggenda vuole che un tempo tale scoglio si estendesse sino all’altra sponda dell’Adriatico quale simbolo di fratellanza, e che poi la furia degli elementi lo avesse distrutto lasciandogli l’aspetto di un ponte crollato. Proprio qui è avvenuta, aprendosi a tutte le possibilità d’esito – quindi anche all’errore – l’azione collettiva di procedere sugli scogli sommersi dando l’impressione di camminare sull’acqua. Un’interpretazione insieme concreta e ideale, del miracolo e dell’utopia.

ENGLISH VERSION

Winter Garden The Gift Economy

/ Date: 14 December 19:00-22:00
/ Location: Giardino Melampo, Dryphoto arte contemporanea, via delle Segherie 42/1-33a, Prato.
/ Organization: Dryphoto arte contemporanea
/ Artists: Andrea Abati, Chiara Bettazzi, Stella Carbone, Luca Carradori, Leone Contini, Raffaele Di Vaia, Kinkaleri, Valentina Lapolla, Marco Mancini, Franco Menicagli, Margherita Nuti, Margherita Verdi, Pantani-Surace, Virginia Zanetti.

The market economy is increasingly shaky, constantly raising the urgent question of rethinking based on a logic other than that of profit. The crisis is so deep that it generates the seedlings of forms of freedom from the roots. One such form is the practice of the gift, which can play an important role if we avoid the traps of charity and self-sacrifice. We know about the importance of the gift economy in the past, in so-called primitive societies. But is it still possible, today, to develop a way of acting based on the logic of the gift, instead of that of profit? The market economy is based on trade value or commercial value, while the gift economy is based on the usage value of objects and actions. The gift is not regulated by laws. It implies the moral obligation of restitution, yet it demands no sanctions should this not occur. Therefore it contains a great amount of freedom, as an action that creates a link between individuals that goes beyond pure economic exchange to form a community. The occasion of the gift is a moment in which the group can find a meeting point, setting the parameters of socialization that are fundamental for the formation of a community. With such reflections in mind, we have asked Andrea Abati, Chiara Bettazzi, Stella Carbone, Luca Carradori, Leone Contini, Raffaele Di Vaia, Kinkaleri, Valentina Lapolla, Marco Mancini, Franco Menicagli, Margherita Nuti, Margherita Verdi, Pantani-Surace, Virginia Zanetti to take part in The Gift Economy, an exhibition that addresses the relationship between the artist and the audience, examining the object of exchange between these two counterparts. The invited artists will each bring one work and themselves. With their gift, they will attempt to construct a path of meaning, forming a community on this occasion, in this moment. The exhibition is inserted in a context of active participation on the part of the neighborhood – the residents of Via delle Segherie – in the organization of the evening event. Event supported by Provincia di Prato, Comune di Prato assessorato all’integrazione. Artists and works.

Andrea Abati, born in Prato in 1952, where he lives and works, has concentrated on photography since the late 1970s. Since the 1980s he has played an active role in the Italian cultural debate, participating in exhibitions and organizing seminars and encounters, while teaching photography in a range of private institutes. His work has been featured in many solo and group shows in Italy, France, Austria, Belgium, Germany, the USA and Canada.
The Exchanged Gifts: an African fable, 2013, site-specific installation, monitor, sound plaster, blanket, book, 32×38 cm. Installed inside and outside the gallery, this work addresses the difficulty and the need to observe, listen and narrate: a monitor, turned off, a plaster profile seated on a bench, a book, a fable to read. The fable, with its formative intent, in this case is also a pretext to enjoy the Melampo garden Abati created in 2012.

Chiara Bettazzi, lives and works in Prato. In 2005 she opened her studio SC17, on Via Genova, with the precise choice of renovating a former industrial courtyard. All her works reflect the need to disguise the identity of things, changing objects through installations, photographs and videos. A work on the personal and collective memory that surrounds us, on the recording and archiving of images that are formed by assembling objects found in her territory and pertaining to her personal life.
DIARY #01/02, 2013, books, table, marble, iron, 102x45x88 cm. The work is composed of two diary/books, resting on a table made of marble and iron. The diaries, 01 and 02, connected with the work Wonder Object (2013), are part of a series of works in progress based on the need to record the personal, intimate memory of the creative act, which happens inside the part of the studio to the right, the place in which the work always takes form.

Stella Carbone, born in Prato, where she lives and works, has attended many workshops and been part of the group SenzaDimoraFissa, the permanent laboratory of urban art activated by Andrea Abati in 2006. She focuses on the multiplicity of the cultures existing in the city, the evolution of urban spaces and the representation of the environment. Recent works include Affittasi, Fonderia Cultart, Prato; BADAIR, winner of the ImaginAIR award promoted by EEA; Scambi, “The Contemporary City,” special mention at the Social Photo Fest 2012 of Piombino; Prato, giardini di Via Colombo, ore 9, ORTiurbani.
Every time I look around me, 2008-2009, black and white photograph, 40×49.5 cm. The image is part of a portfolio of fourteen photographs whose captions are phrases from the lyrics of Ogni Volta by Vasco Rossi. The whole work was made over the course of about two years (2008-09), and is composed of portraits of friends that reflect the artist’s sentiments and sensations. In this case the act of looking around, perhaps stimulated by an unexpected event, is a sign of curiosity, the consequence of openness, a sign of attention to the reality that surrounds us.

Luca Carradori, born in Florence in 1981, lives and works in Pistoia. His training as a photographer came from a series of workshops with the most important Italian photographers, and studies at the Istituto Riccardo Bauer in Milan in 2010. His works have been shown in group shows of contemporary photography in a number of Italian cities. At first he concentrated mostly on urban transformations, then shifting towards more intimate, personal research involving the use of video.
Untitled, 2013, video. Over the last six years, the artist has often found himself packing or unpacking suitcases, traveling from one place to another, making the same gestures at the start and finish of each journey. The video shows one of these gestures, making it almost into a ritual of pacification with the self.

Leone Contini, his research lingers along the line of contact between creative practices and ethnographic research. He concentrates on questions of conflict, intercultural friction and relationships of power, and his practice often extends to lecture/performances, interventions in public space, textual and audio-visual narratives, blogging and independent publications.
Bestiary, 2013. New forms of animal life exist in our neighborhoods: catfish, carp, eels and other species unknown to us live transient lives in ponds and aquariums between Via Filzi and Via Pistoiese before ending up, through the age-old culinary procedures of Chinese cuisine, on the tables of restaurants and private homes. The artist’s omnivorous curiosity has always led to dynamics in his interactions with Chinese merchants that go beyond the plane of economics. Produce vendors, restaurant owners and fishmongers have always expressed their appreciation of his outgoing voracity, giving him small gifts: a new type of herb tea that just arrived from China, a tuber similar to horseradish, or a Níqiū/泥鳅, a small fish whose scientific name is Misgurnus, which is evidently very good when served in soup, but which Contini has “translated” into a pet.

Raffaele Di Vaia, born in Turin in 1969, lives and works in Prato. Recent exhibitions: The Summer Issue, curated by Lucia Giardino, F_AIR Florence (2011); La fuga non è la risposta, curated by Chiara Galbusera and Serena Trinchero, PRIVATE FLAT #7, Florence (2011); Senzacornice 2011|2012, curated by Alessandra Acocella and Caterina Toschi, Galleria CO2, Florence; Senza, curated by Giuliano Serafini, C2 Contemporanea, Florence (2013); Effimera presenza, curated by Serena Trinchero, La Bottega Instabile, Bologna (2013).
Performance for the making of the “fourth attempt of a complete circuit on a defined surface”, 14 December 2013, graphite on graph paper, 27.5×21 cm. “It is a graphic investigation of my way of making art. Having chosen/found a field of action, I try to analyze and trace through its every part, but my abilities, needs, distractions and prejudices make certain aspects inaccessible. This generates the need inside me to complete these gaps, approaching the path again, but from a different point. I will probably be able to cover those gaps, but new ones will inevitably appear. The false perception of the labyrinth actually conceals a circuit that can be completely followed, without an entrance or an exit, and thus exclusively pertaining to its ‘builder.’”

Kinkaleri was given birth in 1995. In its work, the company has always sought to privilege innovative practices, with the interaction between original languages through experimentation with different modes of expression. The works of Kinkaleri received hospitality from numerous programs in Italy and abroad. Since 2001 Kinkaleri is based in SpazioK, in the historic centre of Prato. The group is currently formed by Massimo Conti, Marco Mazzoni, Gina Monaco.
Found Dance  |  All!, 2013, laser print on paper. Starting with the alphabet of gestures created for the project All!, Kinkaleri propose a sheet of instructions with which to construct your own dance. Connected with the “instruction paintings” of Fluxus, the installation is composed of a small poster visitors can take home with them, containing the indications for the creation of a personal found dance.

Valentina Lapolla lives and works in Prato. Her work has recently been shown in the exhibitions Mulier Mulieris 13, Alicante, Spain; Minimum, Dryphoto arte contemporanea, Prato; Anno del Drago, Centro arte contemporanea Luigi Pecci, Prato. Prizes include the Portali dello Scompiglio 2012, the Special Italia award 2010 of the Fondazione Fotografia Modena, a special mention for Un’opera per il castello 2012, Castel Sant’Elmo, Naples.
In Flight, 2013, color photograph, 20×25 cm, wooden frame 20×25 cm, broken glass 20×25 cm. In Flight is a fleeing photograph. What is escaping is an Ailanthus, or “tree of heaven.” In spite of its name, this is one tough customer, and still at large: invasive, very aggressive, often found in untended places, along streams, on rugged land and in impervious woods. If sighted, please alert the local law enforcement agencies.

Marco Mancini, born in Northampton, England, in 1977, lives and works in Prato since 2004. He studied languages and German and Japanese literature at the University of Florence and the University of Bonn (Germany). He began to approach the history of photography and photographic research in 2005, attending workshops conducted by Sergio Buffini, Andrea Abati, Marco Signorini, Franco Vaccari, Vittore Fossati, John Gossage, Guido Guidi, Walter Niedermayr, Giacomo Costa, Giovanni Ozzola and Olivo Barbieri.
Screenshots – Xmas Economy, 2013, series of four diptychs, inkjet print on photographic paper and cardboard,  20×30 cm. The artist investigates the holiday economy through some of its symbols. The work is done completely off-camera; the images, found on the Internet and taken almost exclusively from advertisements, are removed from their context, enlarged and broken down to the point of showing their pixels, marks of color, the photographic material. The series is organized in diptychs to put the accent – through the juxtaposition of two twin images, one printed on photographic paper, the other on cardboard – on the theme of the technological unconscious and illusion.

Franco Menicagli, born in Campiglia Marittima (LI), lives and works in Prato. His research crosses over a range of artistic disciplines: from installation to performance, video to “sculptural” objects. In 2009 he showed at the DOB Gallery of Belgrade and the Galeries-Dudelange of Luxembourg; in 2011 in the exhibition Suspense-Sculture sospese at EX3 in Florence; in 2012 at MARS, Milan Artist-Run Space, in Milan; in 2013 at the Borges Cultural Center of Buenos Aires, the Espacio de Arte in Montevideo, and in the exhibition Uno sguardo Laterale for the 5th Contemporary Art Biennial of Moscow.
What Remains, 2013, used plastic cable ties. What remains of the work after an exhibition is over. Dismantled, broken up, waiting to be displayed again or transformed into a new work. Nothing is lost, yet everything looks so fragile, invisible or non-existent.

Margherita Nuti, born in Fiesole in 1986. A photographer and curator, after taking a degree in Management of Cultural Assets at the University of Florence, she studied in Rome at the Centro Sperimentale di Fotografia CSF-Adams. During the time in Rome she became the assistant of the photographer Marco Delogu, with whom she has worked at FOTOGRAFIA – the International Festival in Rome, in charge of the space on photographic publications. In 2013 she began writing for the photography section of the independent magazine “Artnoise,” and with her friend Rocco Poiago she opened Qahwa, a space of encounter between the visual and performing arts and publishing, to show art without limitations of disciplines or markets.
Via Ortigara, 2009, inkjet on Hahnemuhle, 38×55 cm. Her research moves around the body, seen as a landscape. Women, men, profiles, parts, small everyday objects, timeless, shapers of light. She chooses the settings, opting for bare spaces and urban glimpses in which to sense the harmonious interaction between the body and the physical space that surrounds it.

Margherita Verdi lives and works in Florence. She began taking photographs at the start of the 1980s, ranging across different themes in her artistic practice, from the landscape (urban or archaeological) to the animal and vegetable world, using both analog and digital media. She has shown work in public institutions (La Specola Museum of Natural History, Florence, Museo Marino Marini, Florence, Museum National d’Histoire Naturelle, Paris, Museum Centre Vapriikki, Tampere, Finland, City Art Gallery, Plovdiv, Bulgaria) and private spaces in Italy and abroad. She works with public and private institutions as a teacher, organizing cultural activities, exhibitions and portfolio readings at various photography festivals.
Soul’s Habitats, 2010-2011, color print, 50×50 cm. The photographs show interiors of sacred buildings of different religions in a range of European cities. The shots attempt to capture the soul, the aura that inhabits the spaces, going beyond the religious purposes for which they were built and making them into universal places. Soul’s Habitats: the inner life of the place that is perceived by our senses, by our bodies through the senses. The choice of places of different religions, that cannot be recognized in the images: mixing places to indicate that the “soul” can be sensed everywhere.

Pantani-Surace – Lia Pantani and Giovanni Surace live and work in Calenzano (FI) and have worked together since 1996. Their works have recently been shown at: Au Pair, coppie di fatto nell’arte contemporanea, curated by Giacinto Di Pietrantrantonio and Francesca Referza, Fondazione MalvinaMenegaz per le Arti e le Culture, Borgo Medievale di Castelbasso, Teramo, 2010; Così lontano così vicino #2, curated by Ilaria Mariotti, Villa Pacchiani, Santa Croce sull’Arno, Pisa, 2012.
Bunch, 2006 Lambda, Kapafix, 100×150 cm. A bunch of flowers moves with deafening, disorienting noise. The fragile petals disintegrate… little fragments of color, little boogers of nature, without consistency… thrown in your face, hard, with love, gentle kicks and punches on the mouth like heavy unrefined odors, knife thrusts depicted by a charming, fresh breath. A bunch of flowers takes the place of the ball on a cord of a game from the Seventies. The two players forcefully pull the handles of the cord pushing the bouquet aiming at the opponent’s face.

Virginia Zanetti, lives and works in Tuscany and abroad. Her works are included in public and private collections, like the MAC of Lissone. Among recent exhibitions: solo shows: 2013/Gli occhi del mondo, permanent work, curated by Bianco Valente – Campanella, A Cielo Aperto, Latronico (PZ); Walking on the water. Miracle & Utopia, curated by Davorka Peric, Campanile San Servolo, Buje, Croatia; Curare il curatore, curated by Ermanno Cristini, Riss(e), Varese.
Walking on the water. Miracle & Utopia, 2013, front and back posters, 59.4×42 cm, texts printed on A4 paper. Miracle and utopia are related by an identical degree of “erroneousness” because both of them represent systems that cannot be achieved. The performance Walking on the water, in its im/possible enactment, is precisely an attempt to come to grips with evident limitations, and to overcome them. In the Parco del Conero there is a particular cliff called “Il Trave,” a geological formation that extends towards the sea for about one kilometer; legend has it that this cliff once reached the other side of the Adriatic, as a symbol of brotherhood, and that then the fury of the elements destroyed it, leaving the image of a collapsed bridge. It was precisely here, opening to all the possible results – and therefore to error – that the collective action happened, of walking on the rocks under the surface, conveying the impression of walking on water. Both a concrete and an ideal interpretation of miracle and utopia.

Franco Menicagli, Quel che resta, 2013- fascette di plastica usate – video di Mario Guidi
http://www.youtube.com/watch?v=lCPOfm-yRoM

Luca Carradori, Senza titolo, 2013. Video 1”52′
http://vimeo.com/82584344