I luoghi della vita, 1997/1998

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un progetto di Vittoria Ciolini e Margherita Verdi

/ Sede: Villa Farnete, Comeana, Prato
/ Date: marzo 1998
/ Con il contributo di Regione Toscana, Provincia di Prato – Assessorato alla Cultura, Comune di Carmignano – Assessorato alla Cultura

ENGLISH BELOW

Per la prima volta, dopo anni di lavoro nel campo della fotografia d’autore, sono stata invitata a far parte di una giuria per un premio fotografico. Devo dire che l’esperienza è stata senz’altro positiva.
ll progetto I luoghi della vita è riuscito a mettere insieme un numero assai importante di lavori fatti da donne che utilizzano la fotografia come mezzo per la loro ricerca artistica. Vorrei innanzitutto sottolineare il buon livello generale dei progetti presentati. Ne1 complesso, si potrebbe parlare di un interesse molto forte per il quotidiano, il banale, per tutto que1lo che vicino e che ci può aiutare a trovare una sicurezza davanti alle incertezze dell’avvenire. C’è una riflessione che mette a confronto lo spazio pubblico e quello privato: lo spazio privato come luogo d’identità, 1o spazio pubblico come luogo dell’anonimato. L’uso del colore, maggioritario, viene a rinforzare questa volontà di fissare il quotidiano.
Gundula Friese, che è stata vincitrice con la sua serie Image of the human being ci mette in confronto con delle immagini di persone riprese nelle strade, persone anonime in spazi pubblici, gesti fermati dalla macchina fotografica che nulla ci spiegano, perché non c’è nulla da spiegare. Riflessione sull’immagine fotografica che riesce a isolare 1e persone da un contesto urbano e sociale senza però dargli una identità individuale o nemmeno stabilendo dei legami fra di loro, confondendo anche i tempi delle riprese e, dunque, riflessione sul mezzo fotografico ed i suoi legami con la realtà, e con il flusso del tempo.
Con Luoghi caldi e sicuri, Sarah O’NeiIl dirige il suo sguardo negli angoli delle case dei suoi familiari ed amici per scoprire 1e tracce del cattolicesimo mescolati agli oggetti quotidiani. Segnalando queste figurine e stampe ci fa capire fino a che punto la religione faccia parte della vita di tutti i giorni nella società irlandese.
Uschi Huber con il suo progetto Public Space si inserisce fra quegli artisti che da qualche anno lavorano sugli spazi pubblici come 1uoghi emblematici della nostra epoca. Parchi, piazze, strade che le persone attraversano ogni giorno o dove fanno una sosta, come è il caso nelle fotografie di Huber.
Voyage di Karine Granger offre la possibilità allo spettatore di condividere con questa giovane fotografa i suoi percorsi giornalieri. Percorsi fatti di sensazioni, osservazioni e sentimenti di passaggi fra que1lo più intimo e personale e quella realtà esterna con la quale ci confrontiamo ogni giorno.
Ilaria Limonta ne1la sua serie I 1uoghi del privato invece ci fa fare un viaggio molto più ristretto, cioè un viaggio all’interno della sua casa. Nelle sue riprese inquadra gli oggetti di uso quotidiano, g1i oggetti carichi di senso per lei, gli oggetti messi lì semplicemente per arredare. Attraverso gli oggetti l’artista ci propone un ritratto di se stessa.
E per ultimo Cristina Zamagni ci propone un lavoro sul suo corpo e lo spazio fisico con il quale si trova in contatto. Riflessione sul primo sguardo che ogni mattina dirigiamo al nostro corpo. II corpo come luogo familiare ma anche, come sottolinea l’autrice, “luogo di una trasformazione in atto” nel quale si riflettono alla pari il personale e il sociale.
Cristina Zelich

 

ENGLISH VERSION

After years of working in the fied of art photography, for first time I was invited to sit on the jury of a photographic competition. It was undoubtedly a positive experience. The project Places of life succeeded in bringing together an important number of works by women who use photography as a means of expression in their artistic research. First of all, I would like to emphasize the prevailing high level of the projects presented. On the whole one remarks a great interest for ordinary everyday 1ife, in all that is close to us and gives us security when facing the uncertain future. A reflection which compares public and private space: private space being a place of identity as opposed to anonymous public space. The frequent use of colour reinforces this desire to capture everyday life.
Gundula Friese, the winner with her series Image of the human being, puts us in front of street shots of people, anonymous people in public spaces, gestures, captured by the camera, which explain nothing because there is nothing to explain. Reflections on the photographic image which isolates people within an urban context without giving them individual identity or even establishing connections between them. Through re-photography she confuses the time of the shot and in this manner makes a consideratlon on the photographic means and its ties with reality and the flow of time.
Sarah O’NeiIl with her Luoghi caldi e sicuri (Warm secure places) explores the corners inside the homes of her family and friends looking for traces of catholicism intermingled with objects for daily use. By revealing these figures and prints she makes us realise to what point religion is part of everyday life in Irish society. Uschi Huber with her project called Public Space places herself among those artists who have now been working for a few years on public spaces as emblematic places of our time. Parks, piazzas, streets that people pass through every day or where they stop, as is the case in Hubers photographs.
Voyage by Karine Granger permits the spectator to share her routine movements made of sensations, observations and sentiments of passage between what is personal and intimate and the external reality with which we have to deal with everyday.
Ilaria Limonta in her series I luoghi de1 privato (The Private Places) takes us on make a much briefer excursion, that is, a journey inside her home. She shoots objects for everyday use, objects which are laden with meaning for her and simply decorative objects. The artist gives us a self-portrait of herself through these objects.
Lastly Cristina Zamagni proposes a work on her body and the physical space with which it is in contact. Reflections on the first gaze which every morning we give our body. The body as a familiar place but also as she stresses “a place undergoing transformation” where personal and social are equally reflected.
Cristina Zelich

 

I luoghi della vita 1998_0001

I luoghi della vita 1998