a cura di Pier Luigi Tazzi
/ Sede: Ugolini Arredamenti, Tessilform-Patrizia Pepe, Warm Motors, Lanificio Vallombrosa, Giotex tessuti, Rifinizione Santo Stefano, M&M Project servizi immobiliari, Macelleria Gino, Kepos-Pineider, Milior, Ristorante Yun Tian Lou, Macelleria Abou Allal Islamic, SQ supermercati, Lanificio Cangioli 1859, La tana del polpo, Gruppo Tintoriale, Dryphoto arte contemporanea
/ Inaugurazione: sabato 29 giugno ore 10.30
/ Date: 1 – 29 luglio 2002
/ Organizzazione: Dryphoto arte contemporanea
/ Evento supportato dalla Camera di Commercio, Provincia di Prato, Comune di Prato, Agenzia per il Turismo di Prato, Archivio Fotografico Toscano, Gruppo Giovani Imprenditori e sponsor privati
/ Artisti: Diane Arbus, Hiroshi Sugimoto, Larry Clark, Jan Vercruysse, Rodney Graham, Jean Marc Bustamante, Thomas Ruff, Willie Doherty, Rineke Dijkstra, Annica Karlsson Rixon, Mette Tronvoll, Walter Niedermayr, Sakiko Nomura, Andrea Abati, Giovanni Ozzola, Marcello Simeone, Jitka Hanzlova, Wim Wauman, Timothy Stappaerts, Sislej Xhafa.
Il progetto, che si articola in una serie di installazioni di opere fotografiche in aziende tessili ed esercizi commerciali della città, riflette sul rapporto arte-economia e mira a rendere l’arte contemporanea veicolo privilegiato di promozione ed elemento qualificante dell’immagine delle aziende e della città. L’azienda e l’esercizio commerciale diventano museo/luogo d’arte, ove le opere saranno fruite dai lavoratori delle aziende, dagli acquirenti delle attività commerciali e da tutti coloro che, per i più diversi motivi, vi si recheranno. Gli spazi coinvolti sono dislocati sull’intero distretto tessile, in modo da creare un percorso che si snoda da nord a sud, da est ad ovest, dalle Valle del fiume Bisenzio (lungo le rive fiume dove sono nati i primi insediamenti industriali che utilizzavano come unica fonte idrica le sue acque) fino alla moderna zona industriale, il Macrolotto, costruita negli anni Novanta. Per quanto concerne la tipologia dei luoghi, sono state scelte aziende che rappresentano l’intera filiera, dall’impannatore allo showroom, passando attraverso le varie lavorazioni (tintoria, rifinizione ecc.). Un’attenzione particolare è stata rivolta altresì alle caratteristiche architettoniche delle aziende, poichè sono state coinvolte sia la vecchia tintoria settecentesca sul fiume Bisenzio, che la fabbrica risalente agli anni Trenta o al dopoguerra, come anche strutture tipiche degli anni Ottanta e i nuovi insediamenti prefabbricati del Macrolotto. Come punto di partenza del percorso espositivo,è stata scelta un’azienda di arredamento sia per mostrare una diversificazione in atto da tempo nell’economia pratese sia perchè l’azienda è collocata in una posizione strategica ai fini dello sviluppo del progetto, ovvero ai confini fra i comuni di Campi e Prato, in una posizione dalla quale si colgono elementi caratteristici della città: colline, archeologia industriale, industrie storiche alle spalle del piùgrande centro commerciale della piana di Firenze, Prato, Pistoia. La scelta degli esercizi commerciali comprende anche in questo caso varie tipologie, come ad esempio il negozio raffinato, il supermercato e la piccola agenzia immobiliare del centro storico. Particolare attenzione è stata posta non solo alla dislocazione sul territorio degli spazi espositivi, ma anche alla presenza di esercizi di proprietà di cittadini stranieri, come ad esempio la macelleria islamica e il ristorante cinese. Prato è una città di circa duecentomila abitanti che negli ultimi anni ha visto un incremento della popolazione dovuto ad un alto tasso di residenti di provenienza straniera (circa il 10%); la maggior parte è di origine cinese ma vi risiedono anche comunità albanesi, pakistane e africane. In Spread in Prato, la città è analizzata come luogo di produzione e come luogo di consumo, ponendo in evidenza una dicotomia che esiste anche nell’individuo. Essa si esprime spesso in modo schizofrenico quando la esperiamo come produttori e consumatori, identificandoci in modo diverso e distinto in ciascuno di questi ruoli. Il legante di questa dicotomia è l’arte in genere, e in particolare la fotografia quale mezzo più diffuso e riconosciuto, dal mondo dell’arte a quello della pubblicità: in una fotografia in effetti tutti si identificano, sia chi la cita per ragioni di consumo e sia chi se ne serve per ragioni di produzione. Gli artisti scelti fanno parte del panorama internazionale dell’arte contemporanea, autori famosi e giovani emergenti, che saranno presenti con una o più opere in diversi spazi espositivi. Mentre le opere saranno dislocate/diffuse sull’intero territorio del distretto industriale pratese, presso Dryphoto arte contemporanea saranno esposti i libri degli autori selezionati e altri che supporteranno il fondamento teorico del progetto. L’abbinamento opera/luogo espositivo è stato scelto dal curatore in modo da creare di volta in volta uno stridore, un contrasto che costringe il visitatore a soffermarsi sia sull’opera che sul luogo, senza nessuna possibilità di identificazione; in alcuni casi, gli artisti hanno scelto direttamente il luogo, come è successo con il belga Jan Vercruysse che installerà personalmente le proprie opere nella macelleria Gino in piazza del Duomo. Wim Wauman porrà le sue inquietanti immagini tonde, confezionate in modo super raffinato, negli uffici della Rifinizione Santo Stefano, mentre una terza sua opera dal carattere tranquillizzante e di sogno dal titolo Turisti in Mallorca, prodotta appositamente per Spread in Prato su tela plastificata, sarà esposta all’esterno della ditta Tessilform-Patrizia Pepe in stile pannello pubblicitario. Giovanni Ozzola sarà visibile nel reparto tintoria del Lanificio Cangioli con il suo autoritratto dal titolo Piazza rossa. Le immagini di Diane Arbus sono fra quelle più famose e significative realizzate dall’artista e troveranno collocazione in spazi diversi. Nel percorso espositivo si può anche individuare un filone storico, che parte da Diane Arbus e arriva a Wim Wauman. La prima parte (Diane Arbus, Hiroshi Sugimoto) è composta da artisti che hanno cambiato il modo di intendere la fotografia attraverso l’uso che ne hanno fatto. Negli anni Ottanta, questo cambiamento ha portato alcuni artisti che utilizzano la fotografia all’interno del proprio lavoro come mezzo privilegiato. (Jan Vercruysse, Günther Förg, Rodney Graham, Jean Marc Bustamante, Thomas Ruff), a farne un uso “non corretto”. Naturale conseguenza di questo processo è stato l’utilizzo della fotografia al pari di ogni altra forma espressiva, al di là di ogni sua intrinseca caratteristica; questo è il caso, ad esempio, di Willie Doherty che utilizza immagini tratte da fatti di cronaca. Interessante da esplorare è anche la possibilità di utilizzare la fotografia come strumento per avvicinarsi e allontanarsi, per avvicinare e allontanare: Rineke Dijkstra, Sharon Lockhart, Annica Karlsson Rixon, Sakiko Nomura creano visioni intime o ravvicinate, contrapposte a quelle di Andrea Abati e Walter Niedermayr che compiono un’operazione di allontanamento. Per la giornata d’inaugurazione sarà disponibile un autobus navetta che porterà il pubblico alle diverse locations. Per l’occasione, un catalogo sarà edito dall’Archivio Fotografico Toscano e conterrà testi critici e immagini delle opere in mostra in due versioni, ovvero sia come immagine in sé che contestualizzate nelle aziende e negli esercizi commerciali.