SenzaDimoraFissa
SenzaDimoraFissa nasce nel 2006 da un progetto dell’artista Andrea Abati e dello spazio Dryphoto arte contemporanea, come laboratorio permanente sul rapporto fra pratiche artistiche e contesto urbano, un punto di partenza per disegnare una mappa della città dei molti [1].
SenzaDimoraFissa sono: Andrea Abati, Augusto Buzzegoli, Stella Carbone, Vittoria Ciolini, Alessandro Colzi, Diego Doretti, Valentina Lapolla, Silvia Masi, Luca Sguanci.
SenzaDimoraFissa si costituisce come gruppo di artisti e interviene con pratiche di ascolto, relazionali, conviviali, compie operazioni di osservazione e interpretazione interagendo con l’ambiente investigato e con i suoi abitanti. Sulla base di queste premesse nel 2006 ha avuto luogo la mostra macrolotto zero, l’anno dopo invece è cominciato il progetto Capodanno Cinese.
/ progetto Capodanno cinese 2007 – azione
Nel 2007 l’amministrazione comunale di Prato decise di impedire, per motivi di ordine pubblico, il regolare svolgimento della sfilata del dragone: il percorso vietato fu quello che, attraversava via Filzi e via Pistoiese, zone a alta concentrazione di abitanti di origine cinese, fino a raggiungere il vicinissimo centro storico e il naturale sbocco delle stesse vie in piazza del Comune.
SenzaDimoraFissa organizza uno spazio di discussione capodannocinese@gmail.com e una serie di azioni per far emergere il dissenso di quella parte di società civile che non si riconosceva nella linea adottata dall’amministrazione della città e che invece quotidianamente portava avanti microstorie di interazione tra nuovi e vecchi cittadini, contribuendo all’affermarsi di un nuovo concetto di cittadinanza reale, basato sulla condivisione di uno spazio vissuto.
In particolare sceglie di intervenire con un gesto performativo: Augusto Buzzegoli traccia il percorso dove si doveva svolgere la sfilata con una lenta camminata, a volte interrotta dalla necessità di lasciare sull’asfalto dei segni del passaggio, bloccando con la sua presenza l’innervosito traffico della mattina.
In parallelo a questo gesto vengono distribuite, ai negozi lungo la strada del percorso della performance, delle cartoline con immagini di capodanni cinesi degli anni passati. Le cartoline potevano essere vendute oppure distribuite.
L’operazione complessiva è stata di fatto un gesto di restituzione e un tentativo di inversione rispetto al sovvertimento, ideologico anche se apparentemente naturalizzato attraverso il fantasma dell’ordine pubblico, dei piani di visibilità (e di leggibilità) del “capodanno cinese”.
Questo gesto è stato il primo presupposto per la collaborazione con l’Associazione Buddista della Comunità Cinese in Italia che si è sviluppata negli anni successivi e che dura tuttora per l’organizzazione del capodanno da parte di Dryphoto arte contemporanea.
SenzaDimoraFissa si avvicina alla collaborazione per l’organizzazione dei festeggiamenti del Capodanno e nello specifico della Danza del Drago, partendo dal desiderio di ripensare tutti insieme, le persone che abitano in questo momento in città, le modalità del vivere a Prato. L’aspetto più importante del progetto è stato quello di avere tessuto una serie di relazioni fra appartenenti alle due comunità. Sono le relazioni fra persone che permettono uno scambio, una conoscenza reciproca che porta ad un rapporto.
SenzaDimoraFissa ha inoltre preso parte a:
- Europa Presente. Identità, differenza, relazione, mostra collettiva a cura di Stefano Taccone, Napoli.
- Capodanno Cinese nell’installazione du Chto Delat, “Common house#3. Laboratorio per l’Arte Contemporanea Stabilimento Teseco”, Pisa.
- Identificazioni multiple, mostra collettiva “Feste Formate”, Happen Studio, Berlin.
- Silent Performance – Citizen/Citenzship, “Imagined Australia”, mostra collettiva a cura di J. Hoening, K. Shaw, R. Summo O’Connels, Prato.
- And my family, “Terre a Mano”, a cura di Stefano Bruschi, Bacchereto.
- Capodanno cinese, mostra collettiva “Arcipelago, Isole nella rete”, a cura di M. Chini e F. Galluzzi, Firenze.
- Genti, età, luoghi. Fotografia: terreno d’incontro per il paese che sarà, a cura dell’Archivio Fotografico Toscano, Prato.
[1] “Le città diventano sempre più luogo di transito e di transizione, nuovi cittadini, nuovi abitanti. È sempre più indefinibile chi siano i veri abitanti, i nativi (forse prossimi migranti) o gli immigrati di ieri (forse nativi di domani). Impossibile capire chi deve chiedere cittadinanza (e a chi chiederlo), chi siano i cittadini (veri) della (nuova) città che stiamo costruendo. Nella zona intorno al mio studio, la situazione, anche per la profonda trasformazione di ruolo del settore industriale storico (il tessile), è ancora più accentuata: le funzioni e gli abitanti mutano incessantemente. (…) La pratica laboratoriale (condividere) si sostituisce alla produzione (di opere), rendendo inutile, forse, anche il concetto stesso della necessità di produrre (opere).”
Andrea Abati, Maggio 2006.strong
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