La via della Cina 2019. Sabato 23 novembre tavola rotonda al Centro Pecci
La via della Cina, campagna fotografica 2019
seconda edizione
Progetto a cura di Filippo Maggia
Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato
ore 16:00 – 19:30
La via della Cina – Fotografia fra documentazione, metafora del reale, appartenenza e identità, 2019
Presentazione dei progetti realizzati da
Chiara De Maria, Andrea Palummo, Ai Teng, Magda Typiak, vincitori di questa edizione
Relatori:
Vittorio Iervese, sociologo, Università di Modena e Reggio Emilia, Direttore Festival dei Popoli
Luca Molinari, critico e storico dell’architettura, Università della Campania
Teresa Serra Errante, storica dell’arte
modera Filippo Maggia, curatore del progetto
Organizzazione Dryphoto arte contemporanea
con il contributo di:
Regione Toscana nell’ambito di Toscanaincontemporanea2019 Giovanisì
Comune di Prato, Assessorato alla Cultura
in collaborazione con:
Fondazione per le Arti Contemporanee in Toscana / Centro Pecci Prato; Istituto d’Istruzione Superiore Carlo Livi, Prato; CPIA 1 Prato; Ordine Architetti PPC della Provincia di Prato; Italia Nostra, Prato; Circolo Culturale E. Curiel; Ramunion Italia; Comitato Via delle Segherie; Pratosfera
La Via della Cina, il bando rivolto ad artisti under 35 operanti in Toscana, giunge alla sua seconda edizione e prosegue il racconto sulle trasformazioni del quartiere del Macrolotto Zero di Prato.
Il Macrolotto Zero è una piccola area dove, all’interno di una struttura con costruzioni tipiche del modello pratese “Città fabbrica”, sono condensati un’ampia diversità di culture, ambienti socio-economici, interessi, necessità e primi segni dell’auspicato cambiamento in distretto creativo.
La maggior parte dei nuovi cittadini di origine cinese abita in questo quartiere e la massima concentrazione si ha in via Pistoiese denominata dalla comunità “via della Cina”, qui gli autoctoni residenti sono meno del 20%.
Il progetto “La via della Cina 2019” vuole realizzare una serie di campagne fotografiche (comprese opere video a corredo del lavoro fotografico) per produrre una documentazione che interpreti la storia di questa parte della città e questo fenomeno, per costruire una narrazione emotivamente evocativa che esplori la relazione fra paesaggio urbano e l’elemento umano, registri i temi del cambiamento strutturale e antropologico della città, costruisca un terreno comune fra arte e geopolitica proponendo la pratica fotografica come poetica civile.
Quest’anno gli artisti che hanno lavorato al progetto sono quattro: Andrea Palummo e Chiara De Maria (che presentano un lavoro a quattro mani), Ai Teng e Magda Typiak, scelti attraverso un bando che ha visto la partecipazione di molti artisti che operano sul territorio toscano.
Come lo scorso anno è stata preziosa la collaborazione degli studenti di origine cinese dell’Istituto d’Istruzione Superiore Carlo Livi – Angela, Caterina, Chiara, Davide e Kelly – impegnati nel “Percorso per le competenze trasversali e per l’orientamento”, coordinati dalla professoressa Paola Puppo, che hanno accompagnato gli artisti per far loro conoscere il quartiere diventando assistenti, guide, mediatori culturali, traduttori.
Dryphoto arte contemporanea, dopo un’attività di quasi trent’anni nel centro storico di Prato, con una sede distaccata in quest’area ricca di stimoli, conflitti, contraddizioni, già dal 2002, si sposta definitivamente in via delle Segherie nel 2011. Sono stati molti in questi anni i progetti e le azioni volti a migliorare la qualità della vita in questa parte della città attraverso lo strumento che abitualmente Dryphoto usa: l’arte.
Se alcune edizioni di Spread in Prato (2002-2006) a cura di Pier Luigi Tazzi, avevano toccato anche il Macrolotto Zero introducendosi attivamente “nei luoghi della produzione e del consumo, mettendosi in diretta relazione non solo con l’abituale e abituato mondo dell’arte ma entrando in diretto contatto con la vita di tutti i giorni”, molti dei progetti attivati in seguito sono andati direttamente a lavorare sul quartiere.
Nel 2006, con macrolotto_zero, Andrea Abati aveva portato una serie di pratiche di ascolto, relazionali, conviviali, invitando artisti e operatori a lavorare tra via Cavour, via Filzi, via Colombo e via delle Segherie, le strade che circondano il suo studio.
Di fianco alla sede di Dryphoto nel 2013 con Giardino Melampo, Andrea Abati trasforma una piccola discarica abusiva in un giardino aperto a tutti, ancora oggi frequentato dagli abitanti di questa zona.
Gli interventi realizzati dalle edizioni di Piazza dell’Immaginario (2014-2016) a cura di Alba Braza, hanno formato negli anni un percorso di nuovi spazi e luoghi d’incontro, con opere di artisti come Andrea Abati, Francis Alÿs, Gabriele Basilico, Olivo Barbieri, Bianco Valente, Pantani-Surace, Bert Theis.
Nel 2018 con Filippo Maggia, Dryphoto ha pensato di iniziare questa serie di campagne fotografiche La via della Cina per inserirsi nel quartiere attraverso lo sguardo di giovani artisti e lasciare un segno d’incontro e d’interazione con una comunità, anche tramite la collaborazione e il dialogo con i residenti.
L’idea di Dryphoto e di Filippo Maggia è quella di restituire il progetto tramite una tavola rotonda durante la quale gli artisti presentano e raccontano il proprio lavoro, ed esperti di diverse materie riflettono sul cambiamento delle città, sui loro abitanti, sulla rappresentazione e la documentazione di eventi come l’immigrazione, la coesistenza e l’arte come possibile strumento di vita e di incontro.
Le opere realizzate vanno a costituire un archivio e sono raccolte in una pubblicazione, al momento consultabile solo in rete.