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Il catalogo de La Via della Cina 2019 è on-line

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La Via della Cina 2019. Fotografia fra documentazione, metafora del reale, appartenenza e identità.

Progetto a cura di Filippo Maggia

Foto e video di Chiara De Maria / Andrea Palummo, Ai Teng, Magda Typiak, vincitori di questa edizione del bando organizzato da Dryphoto arte contemporanea, Prato, Macrolotto Zero.

Filippo Maggia – La Via della Cina

La seconda edizione del progetto “La Via della Cina” promosso da Dryphoto Arte Contemporanea ha registrato alcune significative differenze, in positivo, rispetto alla prima edizione dello scorso anno.
Confermando un’alta adesione di candidati nonostante il ristretto tempo a disposizione dalla pubblicazione del bando di partecipazione alla sua scadenza, il primo dato che si deve rilevare è la qualità dei partecipanti, decisamente superiore per background rispetto al 2018. Di questi, una buona parte sono stranieri (residenti in Toscana), capaci di offrire una lettura differente di una realtà che, a tutti gli effetti, non può essere riconducibile alla sola esperienza pratese ma, piuttosto, presente in molte città del mondo occidentale. A ciò si aggiunga, infine, la provenienza formativa dei candidati, molti dei quali con un percorso accademico e in grado di misurarsi non solo con la pratica fotografica tout court quanto con l’ampio campo delle immagini in forme fra loro diverse per quanto intersecabili (video, film, installazioni).
La selezione si è dunque rivelata complessa e la scelta infine è caduta su due artiste straniere con un eccellente curriculum, la polacca Magda Typiak e la cinese Teng Ai, oltre al duo italiano Chiara Di Maria-Andrea Palummo, giovani autori che associano alla propria ricerca creativa anche un interessante attività di studio e promozione sul linguaggio delle immagini.

I tre artisti si presentano alla residenza con modalità operative assai differenti e i risultati confermano questi approcci. La cinese Teng Ai realizza una serie di fotografie a colori dal titolo “Vacanze pratesi” dove lei, di origine cinese, si reca a Prato per visitare la comunità cinese del Macrolotto provando a interagire con le persone che via via incontra. La polacca Magda Typiak propone due opere: una serie di immagini in bianco e nero “mute” che si completano con un breve video, altrettanto silente, ove le persone, che solo una volta appaiono nelle immagini (una ragazzina addormentata sul bancone di un negozio), vivono su superfici riflettenti: specchi, vetri, pozzanghere. Il lavoro del duo Di Maria-Palummo è un’installazione composta da un filmato di alcuni minuti, caratterizzato da un sonoro volutamente molto grezzo dove alcuni residenti di Via Pistoiese raccontano la loro vita da quando i cinesi si sono insediati a partire dai primi anni novanta, criticando la gestione politica di questo fenomeno, e dai ritratti fotografici in grandezza naturale di cinque adolescenti cinesi di seconda generazione le cui voci, in un italiano perfetto, testimoniano di un momento della loro vita “in between”, fra passato di evidente identità cinese e un futuro sempre più italiano.

Gli artisti, per i quali è stato praticamente impossibile entrare realmente in contatto con la comunità cinese, diffidente e racchiusa in se stessa, sono riusciti a produrre tre ricerche forti che aprono interessanti prospettive sull’utilizzo del linguaggio delle immagini in questo genere di manifestazioni artistiche che, come sottolineato dai relatori che hanno preso parte alla tavola rotonda (Luca Molinari, Vittorio Iervese e Teresa Serra), riescono a penetrare il muro di gomma e rendere percepibile (e in alcuni casi quasi visibile) ciò che nel quotidiano risulta inavvicinabile e sfuggente.

“La Via della Cina” può essere considerato un “modello” replicabile in altre città italiane, con la creazione di un network sotto la direzione della regione Toscana.
Per il futuro, si raccomanda la pubblicazione del bando con almeno due mesi di anticipo, affinché i tempi di adesione e selezione e soprattutto le residenze possano godere di più giorni rispetto a quanto sinora accaduto.
Sarebbe infine auspicabile la pubblicazione di un catalogo con le opere degli artisti, almeno ogni 2/3 anni: testimonianza fondamentale oltre che memoria visiva di come il corpo delle città vada mutando di anno in anno.

Vittoria Ciolini – Dryphoto arte contemporanea

Arte
Capacità di vedere oltre le convenzioni e gli usi comuni, di de-famigliarizzare ciò che è famigliare, di reinserire il dubbio dove ci sono soltanto certezze, di rimettere in circolazione i significati e le emozioni.

Voglio partire con questa citazione di Vittorio Iervese tratta dal suo intervento alla tavola rotonda della seconda edizione di La via della Cina  perchè spiega molto bene gli assunti del nostro progetto:  scegliere attraverso un bando tre artisti per lavorare in residenza nel Macrolotto Zero, in quella parte di Prato, dove sembra che i conflitti siano irrisolvibili e le situazioni di degrado e di illegalità endemiche.
Una zona della città ignorata per decenni dalla pubblica amministrazione che si impegna ora con un cospicuo investimento per la costruzione di un mercato coperto e di una medialibrary e  con la volontà di farne un distretto creativo.
Un quartiere che molti auspicano diventare attrazione turistica proprio in base all’etnia che più di tutte le altre lo abita e lo anima.
Ecco è qui che ancora una volta lanciamo la sfida, perchè  l’arte  può essere utile strumento in grado di puntare l’attenzione sul quotidiano guardando altrove. Capace di rispondere al  desiderio di creare un immaginario costruito da una pluralità di sguardi autoriali che  sia capace di rimettere in circolazione i significati e le emozioni e, proprio partendo da questo, possa suggerire a chi di competenza nuove possibilità,  spunti diversi per intraprendere nuove strade.
La via della Cina è  luogo di produzione ma anche di incontro e di interazione fra le due comunità, italiana e cinese che abitano questo territorio,  scambio di idee fra chi proviene da fuori e chi invece nel quartiere  vive e/o lavora. Anche per questo anno come per quello passato abbiamo coinvolto nel progetto alcuni studenti dell’Istituto d’Istruzione Superiore Carlo Livi – Angela Wang, Caterina Ye, Chiara Weng, Davide Mo e Kelly Hu – impegnati nel “Percorso per le competenze trasversali e per l’orientamento”, coordinati dalla professoressa Paola Puppo.  In alcuni casi mediatori fra gli artisti e la comunità  in altri anche attori che si sono prestati  ad essere soggetto del lavoro degli artisti, come parte di un processo che li vede nella vita di ogni giorno impegnati  in prima persona in scelte che determineranno la loro vita ma anche quella della nostra città.

Progetto realizzato con il contributo di:
Regione Toscana nell’ambito di Toscanaincontemporanea2019 Giovanisì
Comune di Prato, Assessorato alla Cultura.

In collaborazione con:
Fondazione per le Arti Contemporanee in Toscana / Centro Pecci Prato
Istituto d’Istruzione Superiore Carlo Livi, Prato
CPIA 1 Prato
Ordine Architetti PPC della Provincia di Prato
Italia Nostra Prato
Circolo Culturale E. Curiel
Ramunion Italia
Comitato Via delle Segherie
Pratosfera

Dicembre 18, 2019
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