Tuttə in Piazza. Festa di quartiere
24 giugno dalle ore 18.00
Parcheggio Circolo Curiel / Via Filzi 39/C
Il 24 giugno si conclude con Tuttə in Piazza il progetto Spazio Pubblico, selezionato e finanziato da Regione Toscana nell’ambito dell’avviso pubblico dedicato alla cittadinanza attiva e alla sicurezza urbana integrata.
Capofila il Comune di Prato, attraverso il servizio politiche giovanili, Spazio Pubblico si giova della partecipazione di Dryphoto arte contemporanea, del Circolo Curiel, dell’associazione Annozero, della Polizia municipale, del Liceo Livi, ed ha il patrocinio di Azienda USL Toscana, e la collaborazione dell’Associazione Ramunion.
Tuttə in Piazza concluderà il progetto – iniziato nell’ottobre del 2022 – con una festa di quartiere, buffet italo-cinese, e la restituzione pubblica dei lavori svolti dai partecipanti.
Il Macrolotto Zero è un quartiere della città di Prato dove a partire dagli anni Novanta si è insediata una cospicua presenza di cittadini di origine cinese, provenienti principalmente dalla provincia di Zhejiang. È caratterizzato da un’alta densità abitativa, una massiva presenza di negozi, assenza di spazi pubblici e di aree verdi e da un’alta conflittualità fra nuovi e vecchi residenti che lamentano degrado e mancanza di sicurezza. Oggi Prato ospita una delle più grandi comunità cinesi d’Europa, la più numerosa dopo Londra e Parigi.
Spazio Pubblico è la costruzione di uno spazio per Tuttə, il prendersi cura del contesto ed esercitare il controllo sociale spontaneo a beneficio della comunità.
Uno spazio virtuale e reale dove confluiscono i risultati delle azioni prodotte nel quartiere dall’ottobre del 2022, da un atelier di co-progettazione composto da cittadini e rappresentanti delle associazioni partner del progetto. Un progetto che utilizza l’arte e la creatività per rispondere ad una richiesta di sicurezza, nella convinzione che riusciamo a trovare soluzioni ai problemi solo se abbiamo la capacità di staccarci da essi, immaginare una diversa realtà, andare oltre e creare, pensare, esprimere qualcosa di innovativo.
RIPENSARE PIAZZA DELL’IMMAGINARIO
Il progetto Spazio Pubblico parte dall’attualizzazione di Piazza dell’Immaginario, intervento di arte nello spazio pubblico ormai risalente a quasi dieci anni fa, dove il mezzo artistico diventa anche strumento di condivisione per rispondere alla domanda di come vivere lo spazio in maniera creativa e decorosa. L’attuale edizione, dal titolo Ripensare Piazza dell’Immaginario, sempre a cura di Alba Braza, organizzata da Dryphoto arte contemporanea, ha ripristinato e restaurato le opere realizzate negli anni 2014/2015 e aggiunge GuardareAscoltareSognare di Stefano Boccalini.
Sappiamo Guardare? Sappiamo Ascoltare? Sappiamo Sognare?
Tre domande che l’artista colloca in fondo alle strade coinvolte nel progetto, che ci interrogano sul rapporto che abbiamo con il contesto in cui viviamo, domande che ci vogliono far riflettere sul modo in cui ci muoviamo all’interno delle nostre esistenze e che poste in uno spazio pubblico ci interrogano sul rapporto che abbiamo con questo spazio.
Attraverso queste domande lo spazio pubblico diventa così un luogo dove ripensare le nostre relazioni e dove costruire nuove possibili strategie di coabitazione a partire dal desiderio. Si tratta pertanto di un’opera che interviene direttamente su alcuni concetti fondamentali del progetto come l’immaginare, il sognare e l’ascoltare. Piazza dell’Immaginario, esplora le possibilità che nascono quando oltre a pensare di vivere “in” un quartiere, si passa a considerare l’idea di vivere “con” un quartiere. Si può così parlare di sicurezza e di cura partendo dalla creazione di spazi condivisi dove la creatività è attore principale e coinvolge cittadini, enti, scuole e associazioni presenti nel quartiere.
PROGRAMMA DELLA GIORNATA:
Danza dei leoni, associazione Acqua e Fuoco
Saluti istituzionali
Presentazione di:
Ripensare Piazza dell’Immaginario
a cura di Alba Braza
GuardareAscoltareSognare, 2023
opera permanente di Stefano Boccalini
Restauro delle opere di Piazza dell’Immaginario, 2014/2015
Andrea Abati, Gabriele Basilico, Bleda e Rosa, Bianco-Valente, Bert Theis, Pantani-Surace, Francis Alÿs, Olivo Barbieri
Macrolotto Zero. Prato, la città che cambia, abitanti per caso, 2023, edizione Gli Ori. Gisella Curti, libro d’artista
Duccio Franceschi, Alessio Pergolesi, Elisa Scarnicchia, Wenzheng Zhang,
artisti dell’Accademia di Belle Arti di Firenze
azioni e installazioni temporanee
coordinati dall’artista e docente Robert Pettena
Osservare/Desiderare nel Macrolotto Zero, 2023
fotografie di F&D Foto & Dintorni e CD AD Centro Diurno Adulti
Ben oltre ciò che vediamo, 2023
fotolibri e video
studenti dell’Istituto di Istruzione Superiore Carlo Livi
coordinati da Federica Giovanna Balletta e Ana Maria Luca
Buffet italo-cinese
Roen e Giovane Veltro, Blotter,
Blanche Burton e Artemide, Cover di strada
esibizioni musicali
Venerdì 24 febbraio, ore 18:00, al Circolo Curiel di Via Filzi a Prato, presentazione del libro VIA DELLE SEGHERIE Prato la città che cambia, di Gisella Curti, edito da Gli Ori editori contemporanei. Una riscrittura di otto interviste realizzate tra il 2017 e 2019 alle abitanti di Via delle Segherie, accompagnate da acquerelli eseguiti dall’autrice.
Il progetto nasce spontaneamente all’interno di un contesto che si attiva e cresce intorno ai progetti realizzati da Dryphoto arte contemporanea nel quartiere dove ha sede, il Macrolotto Zero. La pubblicazione è stata realizzata in una edizione di centoventi esemplari, otto dei quali accompagnati da un acquerello originale.
Durante la serata l’autrice sarà in dialogo con la presidente di Dryphoto Vittoria Ciolini e verranno consegnate le copie alle protagoniste del libro: Perla, Tiziana, Mirella, Sonia, Cesira, Fiorenza, Silvana e Franca.
Queste le parole dell’autrice nel raccontare il progetto: “Noi abitiamo i nostri abiti, le nostre case, le città. La radice di abitare, abito, avere, è sempre la stessa: habere. Abitare vuol dire avere avere relazioni con noi stessi, con la casa, con i luoghi, alla fine abitare è il modo in cui noi esistiamo nel mondo. Le donne nei luoghi in cui abitano costruiscono reti di relazioni. Per svolgere questa indagine sui cambiamenti di via delle Segherie ho chiesto alle abitanti di raccontare momenti belli, gli incontri, com’era e com’è ora via delle Segherie. Ho chiesto: ‘Se fosse?…’
È venuto fuori il disegno di un immaginario del ‘borghetto’.
In realtà dal punto di vista urbanistico il cambiamento tangibile è stato la creazione del Giardino Melampo, Andrea Abati, 2012/2013. Altri cambiamenti importanti, anche se non visibili da un punto di vista urbanistico, ci sono stati, come l’arrivo di nuovi vicini. I nuovi vicini non hanno attaccamento al luogo, sono di passaggio, quindi non hanno sentimenti di cura per il luogo. Questi cambiamenti sono stati avvertiti come una rottura. Qualcuno si è trasferito. Attraverso il racconto si ricrea un senso, un filo di continuità tra ieri ed oggi.
Ci sono delle vie in cui si passa, semplicemente si transita per andare alla fermata dell’autobus, a prendere l’auto, al negozio vicino, in cui non accade niente; in via delle Segherie invece qualcosa è successo: le persone abitavano questo spazio.
Nel mio lavoro il tentativo è stato quello di esplorare questa dimensione dell’abitare legata alla città considerando le emozioni, le immagini delle abitanti.”
Gisella Curti è nata a Teramo nel 1956. È laureata in architettura all’Università di Firenze.
Vive e lavora a Prato.
Nel corso degli anni coniuga l’interesse per l’indagine urbana e le trasformazioni della città contemporanea con quello per l’arte e la fotografia. Nel 1994 partecipa al laboratorio internazionale di fotografia ed urbanistica Prato PRG.
Collabora a diversi progetti di Dryphoto Arte Contemporanea e alla curatela di alcune mostre di fotografia tra cuiL’invito non è strettamente personale, collettiva di autori italiani e stranieri, dislocata in diversi luoghi della città di Prato, visitabile attraverso un percorso urbano e il progetto Slow foot, passeggiate tra periferie urbane e scrittura, musica e fotografia. Collabora nel 2016 al progetto Guardare al Paesaggio – Incontri tra visionari.
Numerosi gli artisti che sono stati esposti in galleria, alcuni giovani esordienti e altri già affermati, sempre con l’intenzione di abbinare ai nomi più famosi anche fotografi emergenti.
XVIII Giornata del contemporaneo – AMACI
Via delle Segherie 33/a, Prato
Prato e il suo fiume. Percorsi psico-sociali è un progetto dell’artista Andrea Abati che invita esperti di diverse discipline a camminare lungo il fiume proponendo azioni e interventi, che lo interpretano e lo raccontano in rapporto alla propria materia. È stata inoltre presentata una mostra che raccoglie immagini del fiume prodotte durante i laboratori organizzati da Dryphoto ai quali hanno aderito gruppi provenienti dal Dipartimento Salute Mentale del Servizio Sanitario Pratese, fra i quali il Foto & Dintorni.
L’iniziativa Prato e il suo fiume. Percorsi psico-sociali si è articolata in diversi momenti distribuiti nelle giornate del 14 e 28 novembre lungo la riva sinistra del fiume Bisenzio dove hanno avuto luogo una serie di azioni e interventi dei diversi partecipanti alla giornata.
Il 14 novembre alle ore 10.30, con partenza dal Ponte Datini (zona percorso ciclopedonale Fausto Coppi), una camminata sulle sponde del fiume con:
Giuliano Di Gaetano, direttore del Museo Centro per le Acque del Gran Sasso con “Un museo per raccontare il ciclo dell’acqua”;
Niccolò Severi, studente e membro di Extinction Rébellion Prato, “Come rapportarsi al fiume, dall’esperienza personale all’attivismo”.
Arrivo a Villa San Leonardo al Palco; la villa è posta in una suggestiva scenografia, un luogo dello spirito che domina il tratto del Bisenzio che entra in città e ospita la fraternità dei Ricostruttori nella preghiera di San Leonardo al Palco, guidata da padre Guidalberto Bormolini. Da più di cinquecento anni la Villa, per tre secoli convento francescano, con i suoi chiostri, le terrazze, i lecci maestosi, è un luogo che invita a ritirarsi dal mondo, anche solo per un fine settimana, un pomeriggio, per riprendere fiato e ricordarsi di ciò che è essenziale nella vita. Con lo spirito di una casa per ritiri, vuole essere un polo culturale, ecumenico e di dialogo, che possa far emergere la sete di spiritualità presente in ogni persona.
Alla fine della mattinata inaugurazione della mostra Prato e il suo fiume.
Il 28 novembre alle ore 10.30, con partenza dal Ponte Datini.
Lungo la passeggiata alcuni ospiti del progetto hanno parlato di argomenti a loro cari, strettamente legati con il tema dell’acqua:
Visita guidata alla mostra Prato e il suo fiume.
IL FIUME BISENZIO COME SPAZIO DI SVAGO E CONTATTO CON LA NATURA
Il fiume Bisenzio, come tutti i corsi d’acqua che attraversano centri urbani, ha un rapporto molto stretto con la città e nella sua storia ha assolto a diverse funzioni.
La sua importanza per il tessuto produttivo della città è stata determinante, sono state infatti le sue acque che hanno alimentato il complesso sistema delle gore, presente da molti secoli, che ha permesso la nascita e lo sviluppo del sistema tessile pratese.
Negli ultimi tempi il fiume è tornato ad essere uno spazio fondamentale per lo svago e il contatto con la natura. Lungo la riva e sul fiume, anche nelle zone più plasmate dall’uomo, si ha la possibilità di incontrare una fauna veramente bella: l’airone cinerino, il gabbiano, la nitticora, i germani e spesso la femmina di germano con i suoi anatroccoli, il martin pescatore, la gallinella d’acqua, il tuffetto, la folaga, la garzetta, la rara sgarza dal ciuffetto, il tarabusino.
Durante la pandemia il fiume è stato un “rifugio”, che ci ha permesso di dare sfogo alla nostra mancanza di libertà; i percorsi ciclopedonali delle sue sponde sono stati e sono il luogo più frequentato della città, sempre più persone lo vivono e ne riscoprono gli aspetti naturalistici. Sulle sue rive passeggiano, fanno sport e giocano cittadine e cittadini di qualsiasi etnia e religione.
Durante la prima fase della pandemia, i soggetti più fragili sono stati quelli maggiormente danneggiati dalla limitazione di movimento; la chiusura di certi servizi di sostegno e l’impossibilità di avere momenti di socializzazione ha aumentato il loro disagio e la loro emarginazione mettendo in evidenza la struttura debole della nostra società e aumentando il disagio e il divario sociale. La salute mentale e il benessere di intere società sono stati gravemente colpiti da questa crisi e sono una priorità da affrontare con urgenza.
Possiamo già infatti vedere un aumento consistente nei numeri dei casi che si rivolgono al Dipartimento Salute Mentale della nostra città e molti riguardano ragazze e ragazzi al di sotto dei diciotto anni.
Per gli utenti seguiti dai vari Dipartimenti di Salute Mentale della Regione Toscana sono venuti a mancare tutta una serie di attività esistenti sul territorio.
DRYPHOTO ARTE CONTEMPORANEA, UN PERCORSO SOCIALE
Dryphoto arte contemporanea esplora da tempo la potenzialità dell’arte, come spazio di libera sperimentazione di estetiche relazionali fra discipline diverse, apre la possibilità a persone non provenienti dal mondo dell’arte di agire nei processi seguendo percorsi creativi, partendo dall’analisi degli elementi del territorio, dal contesto sociale a quello storico culturale, dalla qualità ambientale allo stato della relazione fra essere umano e ambiente, portando avanti specifici progetti che riguardano il paesaggio rurale e urbano, ma anche il mondo degli “ultimi”, coloro che stanno ai margini, le persone con disagio psichico, i reclusi, i “nuovi cittadini”.
Prato e il suo fiume. Percorsi psico-sociali
è stato realizzato
Con il contributo di:
Azienda USL Toscana Centro e Publiacqua
Con il patrocinio di:
Regione Toscana e Comune di Prato
Con la collaborazione di:
Istituto Comprensivo Marco Polo Scuola Secondaria di primo grado Ser Lapo Mazzei; Comunità I Ricostruttori; Italia Nostra Sezione di Prato; Circolo Curiel; Comitato via delle Segherie; associazione sino-italiana Ramunion.
Media partner Pratosfera
Assistenti alla produzione
Serena Becagli / Irene Tempestini / Costanza Abati
Ufficio Stampa Silvia Bacci
ᴀʀᴄʜɪᴠɪᴀɴᴅᴏ è un’occasione per aprire gli archivi della galleria pratese con immagini, inviti, manifesti, locandine e documenti che dal 1977 hanno accompagnato questa lunga avventura nel mondo dell’immagine.
ᴅʀʏᴘʜᴏᴛᴏ ᴀʀᴛᴇ ᴄᴏɴᴛᴇᴍᴘᴏʀᴀɴᴇᴀ ha iniziato un lavoro di catalogazione e digitalizzazione del proprio archivio e l’11 dicembre 2021, in occasione della Giornata del Contemporaneo indetta da AMACI (Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani), sarà possibile visitare i lavori in corso sotto la guida di Andrea Abati e Vittoria Ciolini, soci fondatori dello spazio.
La storia di Dryphoto – che agli inizi si definiva “centro di cultura e tecnica dell’immagine meccanica” – racconta una parte importante della storia della fotografia, fin dagli esordi quando promuove e segue quella che poi sarà indicata come “Scuola italiana di paesaggio” (con Luigi Ghirri, Olivo Barbieri, Guido Guidi, Vittore Fossati, Giovanni Chiaramonte, Fulvio Ventura, Andrea Abati, Vincenzo Castella, Marco Zanta e altri).
Numerosi sono gli artisti che sono stati esposti in galleria, alcuni giovani esordienti e altri già affermati, sempre con l’intenzione di abbinare ai nomi più famosi anche fotografi emergenti.
Per l’occasione saranno visibili i video che fanno parte del progetto “Urban Story. Una lunga avventura nel mondo dell’immagine”, realizzato nel 2020:
– Andrea Abati, Parlami di te. Omaggio a Luigi Ghirri e Carmelo Bene
– Andrea Abati, Intervista impossibile a Ando Gilardi
Interviste a:
-Filippo Maggia, Una lunga avventura nel mondo dell’immagine
– Roberta Valtorta, Uno sguardo sugli anni Ottanta
– Pier Luigi Tazzi, Spread in Prato 2002|2010
– Alba Braza, Piazza dell’Immaginario 2014|2016
– Urban Story. Nascita di un’utopia.
Breve documentario di alcuni dei fondatori di Dryphoto, tra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli anni Ottanta
Prato e il suo fiume. Percorsi psico-sociali è un progetto dell’artista Andrea Abati che invita esperti di diverse discipline a camminare lungo il fiume Bisenzio proponendo azioni e interventi, che lo interpretano e lo raccontano in rapporto alla propria materia. Una mostra raccoglie immagini del fiume prodotte durante i laboratori organizzati da Dryphoto arte contemporanea ai quali hanno aderito gruppi provenienti dal Dipartimento Salute Mentale del Servizio Sanitario Pratese fra i quali Foto&Dintorni.
Durante il percorso si incontreranno la Villa del Palco, la riva del fiume Bisenzio con la sua flora e fauna, la pista ciclo pedonale e avranno luogo una serie di azioni e interventi realizzati da diversi partecipanti alla giornata.Il 14 novembre alle ore 10.30, con partenza dal Ponte Datini (zona percorso ciclopedonale Fausto Coppi), la giornata inizia con una camminata verso Villa San Leonardo al Palco, per poi proseguire lungo un tratto del corso del fiume.
Per le ore 14.00 è previsto il ritorno al punto di incontro, con un buffet per i partecipanti.
Nel pomeriggio, al Ponte Datini, dalle ore 15.00, sarà presentato l’intero progetto, con l’inaugurazione della mostra Prato e il suo fiume, visibile fino al 30 novembre, accompagnata dai saluti istituzionali.
Intervengono un rappresentante di Publiacqua S.p.A., sponsor del progetto; Giuseppe Cardamone, direttore UFCSMA – Presidio Ospedaliero di Prato; Giuliano Di Gaetano, direttore del Museo Centro per le Acque del Gran Sasso con Un museo per raccontare il ciclo dell’acqua; Simone Mangani, assessore alla cultura del Comune di Prato, è stato invitato, oltre che come rappresentante delle istituzioni, a portare una riflessione su cultura e benessere, natura e cultura.
Il pomeriggio sarà accompagnato dall’esibizione musicale degli allievi dell’I.C. Marco Polo scuola media Ser Lapo Mazzei di Prato – Indirizzo Musicale, la presentazione del libro I racconti dell’acqua. Storie toscane di fiumi e torrenti, 2021, Edizioni aSKa con Enzo Brogi e Paolo Ciampi e una serie di Azioni Urbane di Poesia lungo il fiume a cura di Poecity.
Scarica il comunicato stampa completo
Nel video realizzato da Francesca Pignanelli di MemeCult l’intervista a Vittoria Ciolini e Andrea Abati sul progetto Via delle Segherie Dryphoto_Urban Story.
Tra via delle Segherie e il Giardino Melampo sono state installate, per questo progetto, le opere di Valentina Lapolla, Robert Pettena, R.E.P. Revolutionary Experimental Space,provenienti tutte da progetti realizzati negli anni da Dryphoto.
Dal 22 gennaio al 20 febbraio 2021 il progetto Urban Story arriva in via delle Segherie, nel Macrolotto Zero di Prato e invade il nostro quotidiano secondo una modalità da sempre utilizzata da Dryphoto, che porta le opere fuori dai luoghi deputati dell’arte, per diventare motore rigeneratore di spazi degradati e costruire comunità. Anche questa volta Dryphoto continua il lavoro nel quartiere dove ha sede, a maggior ragione in un momento storico come questo in cui la pandemia ci ha costretti a usufruire della cultura solo attraverso mezzi virtuali, e la comunicazione ci ha bombardato di immagini e sentimenti negativi. Oggi più che mai si avverte la necessità di uscire fuori e interagire con le persone.
Tra via delle Segherie e il Giardino Melampo vengono installate, per questa occasione, le opere di Valentina Lapolla, Robert Pettena, R.E.P. Revolutionary Experimental Space provenienti tutte da progetti realizzati negli anni da Dryphoto, sfidando, nel pieno rispetto delle regole, l’attuale situazione.
Urban story è l’occasione per riaprire gli archivi della galleria pratese, digitalizzare immagini, inviti e manifesti che dal 1977 hanno accompagnato questa lunga avventura nel mondo dell’immagine. Dagli archivi escono anche alcune opere — cinque installazioni — che ben si adattano a instaurare un dialogo con la strada e il vicinato, per una mostra a cielo aperto.
L’arte, e in questo caso l’arte pubblica, è ancora di più motivo di incontro e pretesto per dialogare, superare ogni difficoltà linguistica o culturale per una spinta alla creazione di un immaginario nuovo che farà la realtà del domani. Uscire in strada, anche solo per allestire un’opera, diventa azione per rimettere in moto relazioni, per sentire di nuovo il contatto con il prossimo.
È un piacere parlare con te, Pollicina di Valentina Lapolla è una installazione che nasce come espressione di una riflessione sulla vita di via delle Segherie, un punto di luce, un vecchio lampione stradale colorato di fucsia, una lampada magica, verrebbe da dire. Avvicinandosi sentiamo le tante lingue e le tante voci di questa città mandare segnali e messaggi, frasi di buon auspicio in stile biscotto della fortuna e bacio Perugina: il lampione si attiva quando percepisce la presenza di qualcuno. L’opera è un progetto collettivo a cura delle molte persone che co-formano Dryphoto, realizzato nel 2017 per MLZ- Via delle Segherie a cura di Alba Braza.
The Dragon and Saint George di Robert Pettena è invece l’azione che l’artista ha fatto nella città di Prato nel 2012 per il progetto Anno del Drago. Un banner con riprodotto un particolare di un’incisione di Joseph Edgar Boehm che rappresenta San Giorgio, il santo-soldato che uccide il drago è stato, abusivamente, esposto a Prato sulla facciata di Palazzo Dragoni in Piazza del Duomo e su quella di Palazzo Pretorio in Piazza del Comune, luoghi dove il Drago dei festeggiamenti del Capodanno Cinese non poteva danzare per una restrizione posta dall’amministrazione comunale.
R.E.P., Revolutionary Experimental Space sono un gruppo di artisti attivisti ucraini formatosi nel 2004 e attualmente composto da Ksenia Gnilitskaya (Kiev, Ucraina, 1984), Nikita Kadan (Kiev, Ucraina, 1982), Zhanna Kadyrova (Brovary, Ucraina, 1981), Vladimir Kuznetsov (Lutsk, Ucraina, 1976), Lada Nakonechnaya (Dnepropetrovsk, Ucraina, 1982) e Lesia Khomenko (Kiev, Ucraina, 1980) e Patriotism Hymn è il loro progetto mobile che dal 2006 utilizza un alfabeto di logotipi. Giocando con la memoria collettiva, Patriotism Hymn si ispira alla propaganda sovietica e alle tecniche di comunicazione politica. Una miscela di ironia, umorismo e attività sovversiva, nascosta dal modo in cui vengono usati questi loghi, permette agli artisti di combinare vari stereotipi e pezzi di informazioni sull’Ucraina e l’Europa e di toccare temi come l’immigrazione, la diffusione della conoscenza o la corruzione. Alcuni elementi di questo progetto, stampati a grandi dimensioni su PVC sono stati presentati nella prima edizione di Piazza dell’Immaginario del 2014.
Questa versione in presenza di Urban Story prevede anche la proiezione dei video realizzati per questo progetto (per vederli tutti vai alla pagina dedicata al progetto: https://www.dryphoto.it/new/urban-story). Fino ad ora fruibili tramite una connessione con il sito della galleria o i suoi canali social, vengono proiettati adesso negli spazi esterni della galleria per essere condivisi anche con i vicini di casa e gli abitanti del quartiere.
Urban Story è quindi un progetto complesso, composto di tante parti pronte a integrarsi, ad accogliere altre storie e altri materiali, ma che si compone partendo dal racconto di alcuni curatori; Pier Luigi Tazzi, Filippo Maggia, Alba Braza e Roberta Valtorta, dal video Nascita di un’utopia con le interviste ad alcuni dei fondatori e frequentatori di Dryphoto (Andrea Abati, Nadia Baronti, Mauro Bianchi, Fabio Casati, Vittoria Ciolini, Rodolfo Giustini, Enrico Pacini, Marco Panerai, Emo Risaliti), e i video di Andrea Abati Parlami di te, che attraverso le parole di Vittorio Albonetti,Vittoria Ciolini, Luca Ficini, Luigi Pucci e Emo Risaliti, sono degli omaggi ad alcuni personaggi passati da Dryphoto, in particolare a Luigi Ghirri e Ando Gilardi. Inoltre Abati ritrae l’ex Assessore alla Cultura di Prato Giampiero Nigro, che fu un sostenitore della cultura e della fotografia come forma d’arte, proprio negli anni in cui Dryphoto iniziava la sua attività.
Passare da via delle Segherie in questi giorni può diventare l’occasione per tornare a vedere anche le opere permanenti realizzate nelle diverse edizioni del progetto Piazza dell’Immaginario a cura di Alba Braza. Tra via Pistoiese e via Filzi sono visibili le opere di Andrea Abati, Francis Alÿs, Olivo Barbieri, Gabriele Basilico, Bianco-Valente, Bleda y Rosa, Pantani-Surace, Bert Theis.
Urban Story è un progetto realizzato con il contributo di Regione Toscana / Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci nell’ambito del bando Toscanaincontemporanea 2020 e Publiacqua; con il patrocinio del Comune di Prato; in collaborazione con Culturama, Fondazione Oelle, Italia Nostra, Ramunion, Circolo Curiel, Comitato di via delle Segherie. Media partner Pratosfera.
Urban Story, Una lunga avventura nel mondo dell’immagine
a cura di Dryphoto arte contemporanea
Andrea Abati e Vittoria Ciolini
Comunicazione e assistente alla produzione Serena Becagli
Ufficio Stampa Silvia Bacci
Operatori video: Mario Albanese Pereira, Veronica Frances, Daniele Ferrero
Allestimenti Leonardo Panci
Urban Story è un archivio, inteso non come luogo chiuso, della conservazione, ma come spazio dove trovare le storie e le immagini che possono aiutare a comprendere il presente e a immaginare il futuro. Non puro esercizio della memoria, ma attivazione del presente attraverso la memoria.
Una raccolta di immagini e di documenti delle iniziative organizzate dal 1977, anno della nascita di Dryphoto, ad oggi, insieme a testimonianze audio e video delle persone che, in modi diversi, hanno contribuito alla formazione di un progetto e di uno spazio.
Un archivio aperto a nuovi contributi e nuovi ricordi di oggi e di ieri.
Progetto realizzato con il contributo di Regione Toscana / Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci nell’ambito del bando Toscanaincontemporanea 2020 e Publiacqua.
Con il patrocinio di Comune di Prato.
In collaborazione con Culturama, Mislata, Spagna; Fondazione Oelle, Catania; Italia Nostra; Ramunion, Prato;Circolo Curiel, Prato; Comitato di via delle Segherie, Prato.
Media partner Pratosfera.
Guardare al paesaggio – incontri tra visionari
a cura di Andrea Abati – Dryphoto arte contemporanea
GUARDARE AL PAESAGGIO DIVENTA PODCAST
A cura di Serena Becagli
lancio del canale sabato 5 dicembre
https://www.spreaker.com/user/dryphotoartecontemporanea
In questo tempo in cui l’arte e la sua fruizione sono costretti a vivere a distanza Dryphoto arte contemporanea ha pensato di partecipare alla Giornata del Contemporaneo inaugurando il proprio canale spreaker (https://www.spreaker.com/user/dryphotoartecontemporanea), un modo per avvicinare il pubblico regalandogli allo stesso tempo nuovi sguardi.
La Giornata del Contemporaneo è una manifestazione promossa da AMACI Associazione dei Musei d’arte contemporanea italiani con il sostegno della Direzione Generale Creatività Contemporanea del MiBACT in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Una sedicesima edizione, quella del 2020, ibrida online e offline e una grande campagna di comunicazione per favorire la partecipazione di più realtà possibili, promuovere e far emergere la rete del contemporaneo nazionale e internazionale.
Guardare al Paesaggio – Incontri tra visionari è un progetto di Andrea Abati, artista e fondatore di Dryphoto, che da anni si occupa del paesaggio e delle sue trasformazioni. Dal 2016 Guardare al Paesaggio, coinvolge il pubblico con giornate esperienziali, passeggiate e incontri con architetti, urbanisti, fotografi, musicisti, ambientalisti, ecologisti, optometristi esperti della visione per approfondire e discutere i diversi aspetti del paesaggio e le problematiche ad esso legate, in una visione aperta, multidisciplinare e propositiva.
Guardare al paesaggio incontra chi progetta il paesaggio, chi lo coltiva, chi lo tutela, ma anche chi semplicemente lo vive o ne usufruisce come fonte di ispirazione o rigenerazione, interagendo con esso o traducendolo con suoni o parole, come il poeta, il musicista, lo scrittore.
In questo momento in cui la possibilità di incontrarsi e di spostarsi è limitata abbiamo pensato di trasformare in audio alcune di queste riflessioni in modo da poter idealmente accompagnare momenti di pausa o di passeggiate solitarie.
Un progetto ideato, curato e condotto da Andrea Abati, con la collaborazione di Vittoria Ciolini, Luca Carradori, Chiara Ruberti, Gisella Curti. Un pensiero ed un ringraziamento ai suggerimenti e consigli che ci ha dato Fabiola Gorgeri. L’idea si concretizzata grazie alle tante persone che hanno donato, nei loro diversi ruoli, un loro generoso sostegno, con entusiasmo partecipativo: segno della necessità diffusa di condividere il momento di festa che è l’incontro con il paesaggio.
Proprio l’ultimo di questi incontri, che si sarebbe dovuto svolgere a Marciana, è stato interrotto dal secondo lockdown e già alcuni dei nostri interventi sono diventati registrazioni video e audio.
Trasformare la visione in suono accentua l’atteggiamento di Abati per una visione condivisa. Tutta l’opera di Abati potrebbe essere un “guardare al paesaggio”, un accompagnare lo sguardo dello spettatore ad osservare i cambiamenti, quasi come fosse un esercizio di visione che va oltre il mezzo fotografico.
Guardare al paesaggio sono passeggiate per osservare le tracce del tempo, raccogliere idee, suggestioni, immagini, stimoli per la tutela, la conservazione e la valorizzazione del paesaggio e dello sguardo contemporaneo.
Trasformare questa esperienza in suono ci permette di arrivare agli occhi di tutti, sperando di poter condividere presto altri sguardi e altre passeggiate.
Estratti dei contributi a Guardare il Paesaggio: Vittore Fossati, a Poggio alle Scaglie, maggio 2016; di Nedal Al Zyod, Cecilia Pacini, Lorenzo Paolini, Antonio Berti, Marciana, nell’Isola d’Elba.
Ringraziamenti:
Si ringrazia per la generosa collaborazione e la squisita ospitalità a Guardare al Paesaggio:
Vittorio Cambria, Villa Ferraia, Country Resort a Monticiano;
Patrizia, Mascagni, Podere Castellare, Eco Resort a Pelago
Mariarita Signorini, Residenza di Charme a Poggio alla Scaglia
Alessandra Borchi, Le Furre, azienda oleovinicola a Carmignano
Paolo Cioncolini, La Selva Giardino del Belvedere, agriturismo a Cavriglia
Susanna Berti, Simone Barbi e tutto lo staff del Comune di Marciana, isola d’Elba
I fotografi: Fulvio Ventura, Vittore Fossati, Paola De Pietri, Marco Zanta, Andrea Botto, Carmelo Nicosia, Francesca Catastini, Valentina Lapolla, Luca Carradori, Marco Donati, Marco Mancini, Francesco Niccolai, Lorenzo Paolini
I musicisti: Giordano Brandini, Filippo Burchietti, Edwin Lucchesi, Roberto Nannetti; Daniela Soria
Anna Marson, urbanista;
Fabiola Gorgeri, architetto;
Alessio Caporali, architetto e storico dell’architettura;
Goffredo Serrini, Richard Inghersol, Valerio Barberis, architetti e urbanisti;
Leonardo Rombai, geografo e storico;
Alberto Tomei, geologo;
Marco Masseti. Archeozologo e naturalista
Al Zyod Nedal, optometrista e neuropsicologo
Nicholas Bawtree, Mariagrazia Vernuccio, giornalisti
Simone Ducci, narratore
Massimo Bragagni, Antonio Berti, poeti
Alba Braza, Vittoria Ciolini curatrici
Ornella Laneri, presidente fondazione Oelle
Cecilia Pacini, presidente sezione arcipelago Toscano di Italia Nostra
Con il patrocinio di
La Rotta dei Fenici – Itinerario culturale del Consiglio d’Europa
Dryphoto arte contemporanea
Via delle Segherie 33a 59100 Prato
info@dryphoto.it
tel. +39 0574 603186
FB Dryphoto.artecontemporanea
Instagram @dryphoto_artecontemporanea
www.dryphoto.it
www.andreaabati.it
Andrea Abati
I luoghi del mutamento. Ex Ospedale del Ceppo di Pistoia
a cura di Alba Braza – Culturama
inaugurazione venerdì 2 ottobre ore 18:00
da sabato 3 ottobre a domenica 8 novembre 2020
orario: tutti i giorni, ore 9/13 – 15/18
Ingresso gratuito
Sale Affrescate, Palazzo Comunale, Pistoia
Presentazione della pubblicazione edita da Gli Ori – editori contemporanei
venerdì 23 ottobre 2020, ore 17, Pistoia, Museo dello Spedale del Ceppo (piazza Giovanni XXIII, 14)
Andrea Abati, I Luoghi del Mutamento, Pistoia, Ospedale del Ceppo, 2018, #13
Da sabato 3 ottobre 2020, presso le Sale Affrescate del Palazzo Comunale di Pistoia, si tiene la mostra Andrea Abati | I luoghi del mutamento. Ex Ospedale del Ceppo di Pistoia, a cura di Alba Braza.
Promossa dall’associazione culturale “Amici del Ceppo” – Pistoia, che dal 2009 in convenzione con l’Azienda USL Pistoia gestisce come gruppo di volontariato la Biblioteca Medica Mario Romagnoli con sede all’interno del Ceppo, in collaborazione con Dryphoto arte contemporanea e realizzata con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e della Società della Salute Pistoiese, con la collaborazione del Comune di Pistoia, grazie alla disponibilità dell’Azienda USL Toscana Centro, la mostra è dedicata alla serie di fotografie creata da Andrea Abati in occasione delle demolizioni di parti del vecchio Ospedale del Ceppo di Pistoia, ed è accompagnata da una ricca e documentata pubblicazione, edita da Gli Ori.
L’esposizione (costituita da ben 30 immagini a colori di diverso formato) e il volume che l’accompagna mostrano dunque un cambiamento nel paesaggio urbano che appartiene alla memoria collettiva. Risvegliano ricordi e emozioni in chi ha conosciuto il vecchio ospedale, in chi ha condiviso nella sua architettura esperienze di vita e forse anche di morte, in chi vive e frequenta Pistoia. Allo stesso tempo, attivano la memoria e producono impressioni in chi mai c’è stato e neppure appartiene al territorio.
Andrea Abati, oltre a documentare fotograficamente, concede alle immagini l’autonomia che soltanto lo status arte ha e di conseguenza permette che ci siano diversi sguardi e letture, perché, tutto sommato, tutti abbiamo un passato e pensiamo a un futuro cercando di catturare un presente che scompare di continuo.
Questo nuovo lavoro si somma alla serie work in progress, intitolata I Luoghi del Mutamento, alla quale l’artista lavora dagli anni Ottanta. Interessato a sperimentare con la luce e con il colore e a riflettere sulla distanza tra ciò che l’occhio vede e ciò che l’obiettivo cattura, nelle sue opere Abati sceglie di non occultare il modo in cui si produce quell’elemento magico che è certamente presente nelle immagini, ma ci mostra con finezza ciò che avrebbe potuto lasciare fuori dall’inquadratura. L’informazione rivelatrice viene inclusa proprio per far vedere che non siamo di fronte a qualcosa di costruito a scopo artistico anche per il desiderio dell’artista di rimanere sempre fedele alla realtà: una scelta che gli consente inoltre di mettere in risalto la bellezza presente nel luogo.
Andrea Abati
Nasce a Prato nel 1952. Si occupa di fotografia dagli inizi degli anni Settanta. Opera un distacco dal reportage sociale pur rimanendo profondamente legato all’osservazione e documentazione dei luoghi, ponendo al centro dello sguardo la trasformazione del paesaggio, contemporaneamente interviene attivamente nel dibattito culturale italiano, partecipando a mostre, organizzando seminari e incontri.
Rivolge la sua attenzione alle trasformazioni del paesaggio industriale e antropizzato, così come al mutamento del tessuto sociale in una realtà globalizzata e sempre più multiculturale anche al fine di innescare pratiche artistiche nella sfera pubblica. Sue opere sono in numerose collezioni private e pubbliche e in spazi pubblici. Ha al suo attivo numerose personali e collettive in Italia e all’estero.
INFO: info@dryphoto.it – tel. 0574 603186
IMMAGINARE / GUARDARE AL PAESAGGIO
IMMAGINARE
esplorare il paesaggio tra fotografia, conoscenza, protezione, educazione allo sguardo, racconto
Un progetto di Andrea Abati / Dryphoto arte contemporanea con la collaborazione di Lorenzo Paolini.
Programma
Lunedì 7 settembre 2020, ore 15.30/19 e martedì 8 ore 9/12 – Marciana
> Il tempo, l’abbandono, la cura – Passeggiate e perlustrazioni fotografiche
Domenica 18 ottobre 2020 – Marciana – 18.30
> Il tempo, l’abbandono, la cura – Inaugurazione mostre
Lunedì 19 ottobre 2020 – Marciana, Collegiata di San Sebastiano e altri luoghi Orario: 11-18
> Guardare al paesaggio – Incontri tra visionari
Prenotazione obbligatoria vedi dettaglio
Nell’ambito del progetto e.art, ElbaArteAmbiente in corso a Marciana, isola d’Elba, promosso dal Comune di Marciana in collaborazione con il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e con il patrocinio della Provincia di Livorno, proponiamo IMMAGINARE, un laboratorio sociale e artistico che parte dalla fotografia.
e.art è un progetto che promuovendo l’arte, intesa anche come mezzo, vuole stringere nuove, proficue connessioni, creando un costante collegamento tra persone con simili ideali e sensibilità, per attivare una responsabilità sociale nei confronti del territorio, stimolando le coscienze finché la comunità di Marciana saprà pensarsi come tale e conseguentemente agire per un fine comune.
IMMAGINARE, un progetto per esplorare il paesaggio tra fotografia, conoscenza, protezione del territorio e del paesaggio, educazione allo sguardo, racconti e suoni. Una idea/opera di Andrea Abati / Dryphoto arte contemporanea con la collaborazione di Lorenzo Paolini.
Lunedì 7 settembre 2020, ore 15.30/19 e martedì 8 ore 9/12 – Marciana e dintorni
> Il tempo, l’abbandono, la cura
Passeggiate e perlustrazioni fotografiche.
Introdotti dal lavoro di Andrea Abati e dalle ragioni che lo sostengono, attraverso una lenta passeggiata in alcuni luoghi del territorio di Marciana e dintorni, con l’autore, coadiuvato da Lorenzo Paolini, andremo a riflettere sul paesaggio, urbano e antropizzato del territorio di Marciana. Osserveremo le sue trasformazioni, le tracce del tempo, raccogliendo idee, suggestioni, immagini, stimoli per la tutela, la conservazione, la valorizzazione con la produzione di immagini per raccontare non solo i luoghi oggi indagati, ma anche lo sguardo contemporaneo che su questa parte di territorio pongono i partecipanti.
Obbligatoria la prenotazione
Partecipazione gratuita. Posti limitati. E’ necessaria l’iscrizione da farsi entro scrivendo una email a: andrea.abati@tiscali.it contenente nome, cognome e recapito telefonico dei partecipanti; sarete ricontattati per la conferma. Si ricorda che i posti saranno limitati nel rispetto delle norme anti contagio Covid-19. I percorsi saranno facili, adatti a tutti, si raccomandano comunque scarpe chiuse, adatte a camminare anche su sentieri. Per informazioni: mandare un sms di richiesta al 3473624286 e sarete ricontattati, oppure scrivere a andrea.abati@tiscali.it con le info richieste. E’ in corso la domanda di crediti formativi per Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori.
Domenica 18 ottobre 2020 – Marciana | 18.30
> Il tempo, l’abbandono, la cura Inaugurazione mostre
Lunedì 19 ottobre 2020 – Marciana, Collegiata di San Sebastiano e altri luoghi | 11-18
> Guardare al paesaggio – Incontri tra visionari
Una riflessione tra fotografia, paesaggio, suoni, cura, abbandono.
Incontri esperienzali con architetti, urbanisti, fotografi, musicisti, ambientalisti, ecologisti, optometristi esperti della visione. Per approfondire e discutere i diversi aspetti del paesaggio e le problematiche ad esso legate, in una visione che sia aperta, multidisciplinare e propositiva.
Il paesaggio toscano e quello elbano in particolare, sono un patrimonio straordinario, stratificato nei secoli, un bene comune che va tutelato e salvaguardato ma anche vissuto con intelligenza e attenzione. Per questo abbiamo organizzato questo incontro esperienziale con architetti, urbanisti, fotografi, musicisti, ambientalisti, ecologisti, optometristi esperti della visione. Vogliamo approfondire e discutere alcuni aspetti del paesaggio e le problematiche ad esso legate, in una visione che sia aperta,
multidisciplinare e propositiva. Incontreremo sia chi progetta il paesaggio sia chi lo tutela con amore e talvolta con rabbia, ma anche chi semplicemente lo vive o ne usufruisce come fonte di ispirazione o rigenerazione, interagendo con esso o traducendolo con suoni o parole, come il poeta, il musicista, lo scrittore. Un optometrista ci introdurrà a scoprire e sperimentare alcuni dei meccanismi ottici e fisici, ma anche psicologici, della visione per una sempre necessaria riflessione sulla percezione. Ci accompagnerà anche una riflessione sulla fotografia in particolare sulla scuola italiana di fotografia che, per l’attenzione che ha riservato al territorio italiano, ha contribuito alla modifica della sua rappresentazione e perché i temi della visione e della percezione che sono alla base della ricerca artistica dei suoi componenti e anche del nostro intervento.
Una idea curata e condotta da Andrea Abati.
Programma:
– La visione, esperienza con Al Zyod Nedal, optometrista e neuropsicologo
– Piazza dell’immaginario: la gente cambia. Vittoria Ciolini, Dryphoto arte contemporanea.
– Le panchine di Tamara. Una storia d’affetto. Cecilia Pacini, presidente Italia Nostra Toscana.
– Le cose si cambiano, riuso e innovazione. Valerio Barberis, docente di Progettazione architettonica, Università di Firenze.
– Il Mediterraneo come luogo di diffusione e transito di millenarie culture, una esperienza di rinnovamento, Carmelo Nicosia, direttore Fondazione Oelle, Catania –pausa pranzo
– L’ascolto: come la musica racconta il paesaggio
– La storia incompiuta, storie e gente di Marciana
– Tempo e fotografia. Vittorio Albonetti
– I luoghi sempre in eterno Mutamento, Andrea Abati, fotografo
Obbligatoria la prenotazione. Posti limitatati
Partecipazione gratuita. E’ necessaria l’iscrizione scrivendo una email a: andrea.abati@tiscali.it contenente nome, cognome e recapito telefonico dei partecipanti; sarete ricontattati per la conferma. Si ricorda che i posti saranno limitati nel rispetto delle norme anti contagio Covid-19. I percorsi saranno facili, adatti a tutti, si raccomandano comunque scarpe chiuse, adatte a camminare anche su sentieri. Per informazioni: mandare un sms di richiesta al 3473624286 e sarete ricontattati, oppure scrivere a andrea.abati@tiscali.it con le info richieste. E’ in corso la domanda di crediti formativi per Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori.
A cura di:
Andrea Abati
Si occupa di fotografia dalla fine degli anni Settanta.
Punto di partenza del suo lavoro sono l’analisi delle trasformazioni del paesaggio architettonico industriale, l’osservazione simbolica della natura antropizzata, l’attenzione all’avvicendarsi delle genti e al mutamento del tessuto sociale della città attraverso un uso della fotografia come strumento di conoscenza e di relazione tra il sé e il mondo. Per l’artista abbandonare il concetto di opera e pensare di innescare pratiche artistiche nella sfera pubblica, può in certi momenti diventare prioritario.
Dal 2008 si occupa anche di video. Ha esposto in numerose mostre collettive e personali in Italia, Europa, Usa.
www.andreaabati.it
Dryphoto arte contemporanea
Uno spazio no profit che inizia la propria attività nel 1977 in molteplici ambiti culturali, organizzando mostre, conferenze, spettacoli e workshop. All’epoca, un nucleo di artisti e operatori culturali s’incontrava per confrontarsi sulle peculiarità del linguaggio fotografico, per creare progetti sperimentali e organizzare mostre. Nel 1981 fu inaugurata la sede espositiva, sita in Via Pugliesi 23 nel centro storico della città, con due mostre intitolate Topographie, Iconographie e Still-life di Luigi Ghirri. Riflettere sul significato linguistico del medium fotografico, sui meccanismi della visione e della rappresentazione della realtà significava allontanarsi dalle istanze della fotografia a carattere etnografico e antropologico e dalla linea del fotoreportage. Dryphoto intendeva così operare uno spostamento di sguardo e di poetica alla luce anche delle forti istanze di cambiamento sociale e di ricerca d’ identità sentiti in quegli anni. L’attività espositiva della galleria è caratterizzata da un’attenzione costante ai giovani, senza però dimenticare artisti già affermati. Dryphoto ha da sempre cercato una relazione privilegiata con il territorio che abita, una vocazione politica che ci accompagna fino dalla nascita, lavorare tenendo conto del qui ed ora, senza cadere in nessuna sorta di provincialismo. Dalla necessità di uscire dai vari cerimoniali espositivi, dal rifiuto di vivere solo in spazi ed ambiti privilegiati ed istituzionali siamo arrivati alla creazione di progetti che, attraverso il coinvolgimento di diverse figure professionali, tengono conto della realtà economica e socio- politica del territorio nel quale ci troviamo ad operare influenzata dai grandi cambiamenti avvenuti a livello globale. Nel 2011 Dryphoto arte contemporanea si trasferisce nell’attuale sede di via delle Segherie. La Direzione è affidata a Vittoria Ciolini. www.dryphoto.it
Per informazioni e prenotazioni: andrea.abati@tiscali.it – oggetto: IMMAGINARE 2020 info tel: 3473624286 / 0574 603186
Usciva esattamente un anno fa la pubblicazione Città Come Cultura. Processi di sviluppo, Edizioni MAXXI, 2019 una mappatura di esperienze e progetti culturali per il territorio in cui si parla anche di Dryphoto. La pubblicazione contiene un intervento di Vittoria Ciolini in cui si racconta il contesto nel quale è nata Piazza dell’Immaginario, a cura di Alba Braza, e delle azioni scaturite intorno a questa esperienza.
Abbiamo deciso di pubblicarlo per intero sul nostro portale, in un momento in cui esperienze come quelle di Piazza dell’Immaginario sono quanto mai attuali.
Vittoria Ciolini – Dryphoto arte contemporanea
Piazza dell’Immaginario / MLZ
Una modalità di lavoro
Un progetto a cura di Alba Braza. Organizzazione Dryphoto arte contemporanea
È ormai di conoscenza internazionale il fenomeno della migrazione di origine cinese che coinvolge la città di Prato; cresciuto in maniera esponenziale dai primi anni novanta fino a tre anni fa, ora si è stabilizzato intorno alle ventimila unità (20.695), più del doppio se si considerano i non regolari, su una città di poco meno di duecentomila abitanti (193.325).[1]
A differenza di altre immigrazioni quella cinese ha una dimensione prevalentemente familiare e si muove all’interno di una diaspora composta da numerose comunità stabilmente presenti sul territorio europeo e dotate di una forte capacità di inserimento economico.
Il ruolo della famiglia, intesa nell’accezione più ampia del termine, e i legami esistenti tra i cinesi d’oltremare residenti in differenti realtà europee condizionano fortemente le dinamiche migratorie del gruppo, che appare caratterizzato anche da un’elevata mobilità.
Il fatto che i movimenti migratori non siano solo in entrata nella città, ma anche in uscita da essa, rende difficili le politiche d’inclusione perché quasi la metà dei nuovi residenti è in transito e difficilmente manifesta una certa affettività nei confronti del territorio che abita.
La maggior parte dei nuovi cittadini di origine cinese abita nella zona del Macrolotto Zero, dove ha sede il nostro spazio, e la massima concentrazione si ha in via Pistoiese denominata dalla comunità via della Cina: nel quartiere gli autoctoni residenti sono meno del 20%, si tratta di un quartiere interamente edificato, abbandonato a se stesso per oltre venti anni, e con un solo giardino, che è anche l’unico spazio pubblico esistente.
La scommessa degli amministratori locali contro il degrado, l’evasione fiscale e la microcriminalità in questa zona, è la trasformazione dell’area in un distretto creativo attraverso l’attuazione di un piano strutturale urbanistico che realizzi interventi di edilizia pubblica; sono infatti previste a brevissimo tempo operazioni cospicue di riqualificazione, con la costruzione di una media library, un mercato coperto, un playground e altri servizi.
In questo processo ha avuto un peso non secondario il nostro progetto Piazza dell’Immaginario che ha mostrato una strada possibile di cambiamento per questa area.
Piazza dell’Immaginario [2] nasce nel 2014 dalla pratica dell’ascolto del quartiere che abitiamo, dalla necessità di spazi di relazione, dalla convinzione che l’arte appartiene alla vita e che dobbiamo consentire alle persone di essere parte di processi di creazione condivisi di senso e di significato.
La risposta è stata una seconda edizione, frutto di un lavoro costante di informazione e comunicazione con gli abitanti del quartiere che vivono nella zona interessata dal progetto.
Un lavoro che ha sempre messo al centro la relazione e che ci ha costretti a continue mediazioni.
Una pratica di lavoro ben descritta da Luisa Muraro in questo brano di un’intervista rilasciata a Gianna Mazzini e Marina Marrazzi: “Con la pratica politica fra donne, io ho notato che le cose più feconde ed efficaci, quelle cioè che non si lasciano azzerare nello scontro fra potere e contro potere, vengono con una politica intesa invece come un ‘intensificare le relazioni’ per rendere possibile altro. ‘Un altro mondo è possibile’ (che è lo slogan dei no-global) mi è congeniale, con la sola differenza che l’altro mondo possibile – io sostengo – è già qui, ma spesso imprigionato nella nostra povertà simbolica. Praticare la politica come un intensificare le mediazioni tra sé e sé, tra sé e le altre, tra sé e l’altro, porterà a trovare le mediazioni necessarie, e farà sì che dal reale si sprigioni il di più, quello che è possibile grazie al fatto che c’è un’intensità delle mediazioni. Perché la politica si impoverisce quando le mediazioni sono di bassa intensità, quando sono meccaniche e, peggio ancora, assicurate dai rapporti di potere.” [7]
La volontà di privilegiare e implementare le relazioni ci ha portato e ci porta alla ricerca e alla inclusione di soggetti attivi, singoli, gruppi, associazioni che hanno desiderio di impegnarsi per migliorare il proprio quartiere.
Nel 2015 è stata chiamata, per sostenere il progetto di design e arredo della nuova Piazza, un’associazione di nuova costituzione con sede nel quartiere, nata con l’intento di studiare e approfondire tematiche legate alla cultura, l’associazione [chì-na].
Mentre nel 2014 le opere tutte insieme hanno delimitato il profilo di Piazza dell’Immaginario, denominando un’area, un parcheggio privato ad uso pubblico (luogo di conflitto fra vecchi e nuovi cittadini) nel 2015 abbiamo creato una vera e propria piazza, a circa duecento metri dalla prima location in uno spazio privato abbandonato all’incuria e al degrado, un parcheggio non usato di un supermercato. Le opere si sono aggiunte a quelle del primo sito e ne hanno delimitato un secondo, Piazza 5 marzo 2015[8], diventata immediatamente punto di riferimento degli abitanti del quartiere e luogo per l’organizzazione di eventi, manifestazioni e ritrovo durante la pausa pranzo. Tutte le opere installate sono permanenti e nel 2016 [9] hanno fatto da cornice ad alcuni eventi temporanei.


Talvolta dobbiamo dire no, rompere gli schemi, capire quello che non viene espresso o deliberatamente taciuto, sapere che possiamo cambiare la percezione e la realtà di quello che viviamo. Le modalità di attuazione che mettiamo in atto a volte sono più importanti del risultato auspicato e, anche se talvolta occorre fare un ritiro tattico, è importante essere consapevoli che si tratta solo di un ritiro, mentre i principi fondamentali sono quelli che dobbiamo tenere a mente. Per questo abbiamo continuato a lavorare con la stessa modalità su un nuovo progetto nel quartiere: “MLZ / via delle Segherie / inner code”. [11]

Elenco artisti e opere
Anno 2014
Installazioni permanenti e azioni
Bleda y Rosa, Burriana, dalla serie Campos de fútbol, 1993
Andrea Abati, Borgo San Lorenzo, dalla serie La Forza della Natura, 2014
R.E.P. Revolutionary Experimental Space, Patriotism. Hymn, 2007
Gabriele Basilico, dalla serie Dancing in Emilia, 1978
Pantani-Surace, La responsabilità dei cieli e delle altezze, 2014 (azione)
Anno 2015
Installazioni permanenti
Francis Alÿs, Paradox of the Praxis I (Sometimes Doing Something Leads to Nothing), 1997
Olivo Barbieri, Mantova, 1980
Andrea Abati, Giardino Melampo, Prato, 2012/2013
Bianco-Valente, Come il vento, 2015
Pantani-Surace, La responsabilità dei cieli e delle altezze, 2014
Bert Theis, Growing House, 2004
Anno 2016
Installazioni temporanee e azioni
Flavia Bucci, Colourful Dreams, 2016 (azione)
Francesca Catastini, Avaki, 2016
Lori Lako, Instead of cursing the Darkness, 2016
Linda Motta, La misura dell’immaginario, 2016
Anno 2017
MLZ / via delle Segherie
Anaisa Franco, Onirical Fluctuations, 2013
Valentina Lapolla,Taffetà, 2017; È un piacere parlare con te, Pollicina, 2017
MLZ / inner code
Giulia di Michele, Locus Duplex, 2017
Elena Mazzi / Sara Tirelli, A Fragmented World, 2016
Lori Lako, A carica piena il tuo cammino si illuminerà per 8 ore / One fully charged your path will shine for 6 hours, 2017
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Note
[2] – https://www.dryphoto.it/new/piazza-dellimmaginario-2014
[3] – Censimento anno 2013 del comune di Prato. Popolazione totale 191.424 abitanti di cui 13,5% stranieri. Percentuale superiore alla media regionale (8,8%) e nazionale (6,8%). Il 58,3% degli stranieri proviene dall’Asia, il 28,9% dall’Europa, il 10,2% dall’Africa, il 2,5% dall’America, lo 0,02% dall’Oceania. Nel 2012 il tasso di disoccupazione fu del 7%, superiore agli anni precedenti, ma inferiore al livello regionale (7,8%) e nazionale (10,7%).
[4] – J. A. Rojo, Entrevista a Giorgio Agamben. El estado de excepción es hoy la norma, “El País”, 3 febbraio 2004.
[5] – M. Miles, Ciudades convivenciales, in AA.VV., Interferències. Context local>espais reals. Barcelona: Visions de Futur. 2002, pp. 158-168.
[6] – A. Braza, Piazza dell’Immaginario, catalogo della mostra, Dryphoto arte contemporanea, Prato 2014.
[7] – Ripartiamo dalla differenza, in Buddismo e società, N. 9, 2002.
[8] – https://www.dryphoto.it/new/piazza-dellimmaginario-2015
[9] – https://www.dryphoto.it/new/piazza-dellimmaginario-2016
[10] – https://www.dryphoto.it/new/2017/piazza-dellimmaginario-edizione-2017-presentazione-del-libro-fight- specific-isola
[11] – https://issuu.com/dryphotoartecontemporanea/docs/mlz_viadellesegherie_innercode_issu
Ai Teng, 716 stampe per il Capodanno cinese 2020
installazione / azione
a cura di Dryphoto arte contemporanea
domenica 2 febbraio ore 9,30
Piazza dell’Immaginario, via Pistoiese 142, Prato
L’artista Ai Teng ha attaccato sulle pareti di via Pistoiese 716 stampe nianhua, insieme a tutti coloro che hanno voluto prendere parte a questa azione, che assume, in questa delicata occasione in cui il Corona Virus ha colpito la Cina, un potente segno di solidarietà e di speranza. Le stampe nianhua sono infatti, nella tradizione cinese, un grande augurio di pace, salute e prosperità per il nuovo anno. Queste stampe sono il segno più immediato e più antico del capodanno e raffigurano tante scene diverse, tanti diversi dèi, eroi e personaggi del passato e del presente, scene familiari, fonte di sentimenti di felicità e di energia positiva.
Per questo le stampe sono state attaccate in modo precario, così che le persone potessero prenderle, come un regalo e portarle con sé nella propria casa e nei luoghi della loro vita.
Il Tempio Buddista Cinese di Prato PU HUA SI e le Associazioni di Amicizia Italia Cina del territorio, hanno deciso di comune accordo di non svolgere le tradizionali sfilate del dragone previste per sabato 1 e domenica 2 febbraio in segno di solidarietà nei confronti della nazione che sta vivendo un grave momento di difficoltà e dolore. Ai Teng ha deciso di non annullare il suo intervento, che doveva avvenire prima e durante la sfilata del Dragone in Via Pistoiese, ma di farlo proprio come segno di solidarietà e vicinanza alla popolazione colpita da questo dolore.
Ai Teng, nata in Shandong (Cina) nel 1989, educata dall’infanzia alla pittura tradizionale cinese studia e si laurea al CAFA (Central Academy of Fine Arts) di Pechino nell’anno scolastico 2011/2012. Durante gli anni dell’accademia partecipa a importanti progetti d’arte pubblica in particolare nella città di Ordos. Il lavoro finale viene acquisito alla collezione del CAFA ed esposto a Londra nel 2013 nella mostra collettiva “Golden Square”.
Si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Firenze nel 2013/2014 e partecipa alla mostra “Start Point Segno contemporaneo” a Firenze 2013 riceve il premio Start Point 2013/2014 per una sua installazione, partecipa alla mostra collettiva “giovani artisti cinesi in Italia” a Le Murate – Firenze nell’aprile 2016 con lavori video.
Nel 2019 è tra i vincitori del progetto La Via della Cina a cura di Filippo Maggia e organizzato da Dryphoto arte contemporanea. Laureata nell’a.a. 2016/2017 con una tesi sull’incontro fra poesia, scrittura, segno e arte visiva nella pittura classica cinese e nell’arte contemporanea, vive e lavora a Firenze.
Il progetto di Ai Teng 716 stampe per il Capodanno cinese 2020 è stato realizzato grazie al contributo di YiLiang Teng
La Via della Cina 2019. Fotografia fra documentazione, metafora del reale, appartenenza e identità.
Progetto a cura di Filippo Maggia
Foto e video di Chiara De Maria / Andrea Palummo, Ai Teng, Magda Typiak, vincitori di questa edizione del bando organizzato da Dryphoto arte contemporanea, Prato, Macrolotto Zero.
Filippo Maggia – La Via della Cina
La seconda edizione del progetto “La Via della Cina” promosso da Dryphoto Arte Contemporanea ha registrato alcune significative differenze, in positivo, rispetto alla prima edizione dello scorso anno.
Confermando un’alta adesione di candidati nonostante il ristretto tempo a disposizione dalla pubblicazione del bando di partecipazione alla sua scadenza, il primo dato che si deve rilevare è la qualità dei partecipanti, decisamente superiore per background rispetto al 2018. Di questi, una buona parte sono stranieri (residenti in Toscana), capaci di offrire una lettura differente di una realtà che, a tutti gli effetti, non può essere riconducibile alla sola esperienza pratese ma, piuttosto, presente in molte città del mondo occidentale. A ciò si aggiunga, infine, la provenienza formativa dei candidati, molti dei quali con un percorso accademico e in grado di misurarsi non solo con la pratica fotografica tout court quanto con l’ampio campo delle immagini in forme fra loro diverse per quanto intersecabili (video, film, installazioni).
La selezione si è dunque rivelata complessa e la scelta infine è caduta su due artiste straniere con un eccellente curriculum, la polacca Magda Typiak e la cinese Teng Ai, oltre al duo italiano Chiara Di Maria-Andrea Palummo, giovani autori che associano alla propria ricerca creativa anche un interessante attività di studio e promozione sul linguaggio delle immagini.
I tre artisti si presentano alla residenza con modalità operative assai differenti e i risultati confermano questi approcci. La cinese Teng Ai realizza una serie di fotografie a colori dal titolo “Vacanze pratesi” dove lei, di origine cinese, si reca a Prato per visitare la comunità cinese del Macrolotto provando a interagire con le persone che via via incontra. La polacca Magda Typiak propone due opere: una serie di immagini in bianco e nero “mute” che si completano con un breve video, altrettanto silente, ove le persone, che solo una volta appaiono nelle immagini (una ragazzina addormentata sul bancone di un negozio), vivono su superfici riflettenti: specchi, vetri, pozzanghere. Il lavoro del duo Di Maria-Palummo è un’installazione composta da un filmato di alcuni minuti, caratterizzato da un sonoro volutamente molto grezzo dove alcuni residenti di Via Pistoiese raccontano la loro vita da quando i cinesi si sono insediati a partire dai primi anni novanta, criticando la gestione politica di questo fenomeno, e dai ritratti fotografici in grandezza naturale di cinque adolescenti cinesi di seconda generazione le cui voci, in un italiano perfetto, testimoniano di un momento della loro vita “in between”, fra passato di evidente identità cinese e un futuro sempre più italiano.
Gli artisti, per i quali è stato praticamente impossibile entrare realmente in contatto con la comunità cinese, diffidente e racchiusa in se stessa, sono riusciti a produrre tre ricerche forti che aprono interessanti prospettive sull’utilizzo del linguaggio delle immagini in questo genere di manifestazioni artistiche che, come sottolineato dai relatori che hanno preso parte alla tavola rotonda (Luca Molinari, Vittorio Iervese e Teresa Serra), riescono a penetrare il muro di gomma e rendere percepibile (e in alcuni casi quasi visibile) ciò che nel quotidiano risulta inavvicinabile e sfuggente.
“La Via della Cina” può essere considerato un “modello” replicabile in altre città italiane, con la creazione di un network sotto la direzione della regione Toscana.
Per il futuro, si raccomanda la pubblicazione del bando con almeno due mesi di anticipo, affinché i tempi di adesione e selezione e soprattutto le residenze possano godere di più giorni rispetto a quanto sinora accaduto.
Sarebbe infine auspicabile la pubblicazione di un catalogo con le opere degli artisti, almeno ogni 2/3 anni: testimonianza fondamentale oltre che memoria visiva di come il corpo delle città vada mutando di anno in anno.
Vittoria Ciolini – Dryphoto arte contemporanea
Arte
Capacità di vedere oltre le convenzioni e gli usi comuni, di de-famigliarizzare ciò che è famigliare, di reinserire il dubbio dove ci sono soltanto certezze, di rimettere in circolazione i significati e le emozioni.
Voglio partire con questa citazione di Vittorio Iervese tratta dal suo intervento alla tavola rotonda della seconda edizione di La via della Cina perchè spiega molto bene gli assunti del nostro progetto: scegliere attraverso un bando tre artisti per lavorare in residenza nel Macrolotto Zero, in quella parte di Prato, dove sembra che i conflitti siano irrisolvibili e le situazioni di degrado e di illegalità endemiche.
Una zona della città ignorata per decenni dalla pubblica amministrazione che si impegna ora con un cospicuo investimento per la costruzione di un mercato coperto e di una medialibrary e con la volontà di farne un distretto creativo.
Un quartiere che molti auspicano diventare attrazione turistica proprio in base all’etnia che più di tutte le altre lo abita e lo anima.
Ecco è qui che ancora una volta lanciamo la sfida, perchè l’arte può essere utile strumento in grado di puntare l’attenzione sul quotidiano guardando altrove. Capace di rispondere al desiderio di creare un immaginario costruito da una pluralità di sguardi autoriali che sia capace di rimettere in circolazione i significati e le emozioni e, proprio partendo da questo, possa suggerire a chi di competenza nuove possibilità, spunti diversi per intraprendere nuove strade.
La via della Cina è luogo di produzione ma anche di incontro e di interazione fra le due comunità, italiana e cinese che abitano questo territorio, scambio di idee fra chi proviene da fuori e chi invece nel quartiere vive e/o lavora. Anche per questo anno come per quello passato abbiamo coinvolto nel progetto alcuni studenti dell’Istituto d’Istruzione Superiore Carlo Livi – Angela Wang, Caterina Ye, Chiara Weng, Davide Mo e Kelly Hu – impegnati nel “Percorso per le competenze trasversali e per l’orientamento”, coordinati dalla professoressa Paola Puppo. In alcuni casi mediatori fra gli artisti e la comunità in altri anche attori che si sono prestati ad essere soggetto del lavoro degli artisti, come parte di un processo che li vede nella vita di ogni giorno impegnati in prima persona in scelte che determineranno la loro vita ma anche quella della nostra città.
Progetto realizzato con il contributo di:
Regione Toscana nell’ambito di Toscanaincontemporanea2019 Giovanisì
Comune di Prato, Assessorato alla Cultura.
In collaborazione con:
Fondazione per le Arti Contemporanee in Toscana / Centro Pecci Prato
Istituto d’Istruzione Superiore Carlo Livi, Prato
CPIA 1 Prato
Ordine Architetti PPC della Provincia di Prato
Italia Nostra Prato
Circolo Culturale E. Curiel
Ramunion Italia
Comitato Via delle Segherie
Pratosfera
È on line il video integrale della tavola rotonda “La via della Cina – Fotografia fra documentazione, metafora del reale, appartenenza e identità, 2019” che si è tenuta sabato 23 novembre al Centro Pecci di Prato e all’interno della quale sono stati presentati i lavori realizzati dai tre vincitori della seconda edizione del bando “La Via della Cina” rivolto ad artisti under 35 che operano in Toscana: Chiara De Maria / Andrea Palummo, Ai Teng e Magda Typiak.
I relatori della tavola rotonda – Vittorio Iervese, sociologo, Università di Modena e Reggio Emilia, Direttore Festival dei Popoli; Luca Molinari, critico e storico dell’architettura, Università della Campania; Teresa Serra, storica dell’arte, moderati da Filippo Maggia, curatore del progetto – hanno parlato di identità e trasformazioni, ma anche di come certi progetti di arte possono diventare strumenti utili ed efficaci per lo studio dei cambiamenti storici, politici e architettonici delle città.
La tavola rotonda è stata aperta dai saluti istituzionali di Stefano Pezzato, Responsabile Collezioni e Archivi, Centro Pecci; Ilaria Bugetti, Consigliere della Regione Toscana; Simone Mangani, Assessore alla Cultura del Comune di Prato; Mariagrazia Ciambellotti, Dirigente I.I.S.S. Carlo Livi; Marzia De Marzi, Presidente Ordine degli Architetti P. P. e C. della Provincia di Prato; Luca Zhou Long, Presidente Associazione Ramunion.
La Via della Cina 2019 è un progetto organizzato da Dryphoto arte contemporanea, Vittoria Ciolini, Serena Becagli, Andrea Abati; realizzato con il contributo di Regione Toscana nell’ambito di Toscanaincontemporanea2019 Giovanisì e Comune di Prato, Assessorato alla Cultura. Il progetto è stato realizzato grazie alla collaborazione con: Fondazione per le Arti Contemporanee in Toscana / Centro Pecci Prato; Istituto d’Istruzione Superiore Carlo Livi, Prato; CPIA 1 Prato; Ordine Architetti PPC della Provincia di Prato; Italia Nostra Prato; Circolo Culturale E. Curiel; Ramunion Italia; Comitato Via delle Segherie; Pratosfera.
Per favorire la ricerca degli interventi qui di seguito il minutaggio:
introduzione di Vittoria Ciolini, Presidente di Dryphoto arte contemporanea; 4.37 Stefano Pezzato, Responsabile Collezioni e Archivi, Centro Pecci; 8.19 Ilaria Bugetti, Consigliere della Regione Toscana; 12.47 Simone Mangani, Assessore alla Cultura del Comune di Prato; 15.53 Mariagrazia Ciambellotti, Dirigente I.I.S.S. Carlo Livi; 19.09 Luca Long, Presidente Associazione Ramunion; 19.53 Filippo Maggia, curatore del progetto; 21.22 Magda Typiak; 29.40 Ai Teng; 47.24 Chiara De Maria; 1.09.07 Vittorio Iervese; 1.21.37 Teresa Serra Errante; 1.28.59 Luca Molinari
Sabato 23 novembre al Centro Pecci di Prato si è tenuta la tavola rotonda “La via della Cina – Fotografia fra documentazione, metafora del reale, appartenenza e identità, 2019” all’interno della quale sono stati presentati i lavori realizzati dai tre vincitori della seconda edizione del bando “La Via della Cina” organizzato da Dryphoto arte contemporanea, a cura di Filippo Maggia, rivolto ad artisti under 35 che operano in Toscana: Chiara De Maria / Andrea Palummo, Ai Teng e Magda Typiak. I giovani artisti sono stati invitati da Dryphoto a lavorare, durante una residenza di circa dieci giorni, nel quartiere del Macrolotto Zero di Prato, per produrre una documentazione che interpretasse la storia di questa parte della città, caratterizzata da un’alta concentrazione di popolazione di origine cinese, tanto da essere chiamata la Chinatown o China-street di Prato.
Perlustrando il quartiere, Ai Teng ritrova i sapori della sua infanzia nei ristoranti e nelle botteghe ma trova anche la voce di una famosa cantante cinese in uno dei tanti karaoke frequentati dagli abitanti del Macrolotto Zero. La sua vacanza si conclude a bordo di una bicicletta, quando chiede a un signore di darle un passaggio fino a centro della città.
Interessata da sempre all’indagine dell’identità individuale e collettiva, ha lavorato sulla presenza e la visibilità degli esseri umani che vivono e si muovono nel quartiere del Macrolotto Zero, realizzando una serie fotografica e un video dal titolo “Figure Out”.
L’artista polacca ha presentato un progetto fotografico realizzato interamente in bianco e nero con una macchina analogica, andando così a creare un ulteriore filtro all’impossibilità di incrociare lo sguardo delle persone. Gli incontri sono avvenuti solo attraverso il mezzo fotografico, creando un gioco di assenze e apparizioni, puntando spesso l’obbiettivo su vetri, specchi e riflessi. Anche nel video, in cui i movimenti sono fluidi e quasi impercettibili, si avvertono presenze fugaci e una lontananza amplificata da un silenzio surreale, ottenuto togliendo volutamente l’audio al filmato.
Magda Typiak ha voluto giocare con il doppio senso della parola “Figure Out” che in inglese significa comprendere, capire, ma prendendo singolarmente i due termini possiamo riflettere su una sorta di “esclusione”, come se le figure e le sagome che appaiono nel suo lavoro fossero letteralmente e metaforicamente “tagliate fuori”, fino a sfuggire alla loro stessa comprensione.
Dryphoto arte contemporanea si è dichiarata soddisfatta per la riuscita anche di questa seconda edizione e, insieme ad altri professionisti del mondo dell’arte, ha auspicato di poter produrre presto una mostra e una pubblicazione con tutti i progetti realizzati dagli artisti in questi due anni.
È stata preziosa la collaborazione degli studenti di origine cinese dell’Istituto d’Istruzione Superiore Carlo Livi – Angela Wang, Caterina Ye, Chiara Weng, Davide Mo e Kelly Hu – impegnati nel “Percorso per le competenze trasversali e per l’orientamento”, coordinati dalla professoressa Paola Puppo, che hanno accompagnato gli artisti per far loro conoscere il quartiere diventando assistenti, guide, mediatori culturali, traduttori, ma anche importanti punti di vista sul futuro di questa città.
La Via della Cina 2019 è un progetto organizzato da Dryphoto arte contemporanea, Vittoria Ciolini, Serena Becagli, Andrea Abati; realizzato con il contributo di Regione Toscana nell’ambito di Toscanaincontemporanea2019 Giovanisì e Comune di Prato, Assessorato alla Cultura. Il progetto è stato realizzato grazie alla collaborazione con: Fondazione per le Arti Contemporanee in Toscana / Centro Pecci Prato; Istituto d’Istruzione Superiore Carlo Livi, Prato; CPIA 1 Prato; Ordine Architetti PPC della Provincia di Prato; Italia Nostra Prato; Circolo Culturale E. Curiel; Ramunion Italia; Comitato Via delle Segherie; Pratosfera.
La tavola rotonda è stata aperta dai saluti istituzionali di Stefano Pezzato, Responsabile Collezioni e Archivi, Centro Pecci; Ilaria Bugetti, Consigliere della Regione Toscana; Simone Mangani, Assessore alla Cultura del Comune di Prato; Mariagrazia Ciambellotti, Dirigente I.I.S.S. Carlo Livi; Marzia De Marzi, Presidente Ordine degli Architetti P. P. e C. della Provincia di Prato; Luca Zhou Long, Presidente Associazione Ramunion.
Le fotografie di Andrea Abati nella mostra collettiva Solastalgia al Mattatoio di Roma.
Il termine solastalgia coniato nel 2003 dal filosofo australiano Glenn Albrecht, è utilizzato con frequenza crescente in ambito medico per indicare il malessere fisico e psicologico causato negli individui dai cambiamenti ambientali.
Se la nostalgia si manifesta a seguito del distacco dell’individuo dal proprio ambiente e dai propri affetti, la solastalgia si verifica nel momento in cui gli individui assistono impotenti all’alterazione radicale e peggiorativa del proprio habitat. È una forma di straniamento e malinconia che si innesca quando il bisogno di sentirsi al posto giusto, a casa, è stato violato: in pratica, quando l’ambiente in cui si vive diventa estraneo o ostile.
Solastalgia è un evento al tempo stesso espositivo e informativo che si svolge attraverso: l’esposizione di opere di artisti contemporanei italiani e internazionali che esplorano il tema del disagio provocato dall’insostenibilità delle pratiche ambientali e sociali. Daranno forma visiva alla solastalgia: Andrea Abati, Michele Amoruso, Mario Cruz, Paolo Della Corte, David Ellingsen, Isabelle Hayeur, Claudia Pajewski, Laura Pugno, Alessandro Toscano; la condivisione di contributi di personalità accademiche (psicologi dell’ambiente, sociologi, antropologi, architetti) sull’attualità della relazione tra ambiente ed esseri umani, nonché di rappresentanti di istituzioni culturali e museali sull’individuazione e la pratica di modelli alternativi di sviluppo nel sistema dei beni culturali.
A cura degli studenti della IX edizione del Master in Management delle Risorse Artistiche e Culturali
promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale e dalla Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM
realizzata in collaborazione con l’Instituto Camões e l’Ambasciata del Portogallo in Italia
Andrea Abati
da Atlante Italiano007 Rischio Paesaggio,
Energie in cielo,
Torre del Sale, Piombino, Livorno
2007
Stampa a getto d’inchiostro
Courtesy MAXXI_ Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo/ ARCHITETTURA, Collezioni di fotografia. Progetto “Atlante Italiano007”
Andrea Abati
da Atlante Italiano007 Rischio Paesaggio,
Energie in cielo,
Cavriglia, Arezzo
2007
Stampa a getto d’inchiostro
Courtesy MAXXI_ Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo/ ARCHITETTURA, Collezioni di fotografia. Progetto “Atlante Italiano007”
La via della Cina, campagna fotografica 2019
seconda edizione
Progetto a cura di Filippo Maggia
Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato
ore 16:00 – 19:30
La via della Cina – Fotografia fra documentazione, metafora del reale, appartenenza e identità, 2019
Presentazione dei progetti realizzati da
Chiara De Maria, Andrea Palummo, Ai Teng, Magda Typiak, vincitori di questa edizione
Relatori:
Vittorio Iervese, sociologo, Università di Modena e Reggio Emilia, Direttore Festival dei Popoli
Luca Molinari, critico e storico dell’architettura, Università della Campania
Teresa Serra Errante, storica dell’arte
modera Filippo Maggia, curatore del progetto
Organizzazione Dryphoto arte contemporanea
con il contributo di:
Regione Toscana nell’ambito di Toscanaincontemporanea2019 Giovanisì
Comune di Prato, Assessorato alla Cultura
in collaborazione con:
Fondazione per le Arti Contemporanee in Toscana / Centro Pecci Prato; Istituto d’Istruzione Superiore Carlo Livi, Prato; CPIA 1 Prato; Ordine Architetti PPC della Provincia di Prato; Italia Nostra, Prato; Circolo Culturale E. Curiel; Ramunion Italia; Comitato Via delle Segherie; Pratosfera
La Via della Cina, il bando rivolto ad artisti under 35 operanti in Toscana, giunge alla sua seconda edizione e prosegue il racconto sulle trasformazioni del quartiere del Macrolotto Zero di Prato.
Il Macrolotto Zero è una piccola area dove, all’interno di una struttura con costruzioni tipiche del modello pratese “Città fabbrica”, sono condensati un’ampia diversità di culture, ambienti socio-economici, interessi, necessità e primi segni dell’auspicato cambiamento in distretto creativo.
La maggior parte dei nuovi cittadini di origine cinese abita in questo quartiere e la massima concentrazione si ha in via Pistoiese denominata dalla comunità “via della Cina”, qui gli autoctoni residenti sono meno del 20%.
Il progetto “La via della Cina 2019” vuole realizzare una serie di campagne fotografiche (comprese opere video a corredo del lavoro fotografico) per produrre una documentazione che interpreti la storia di questa parte della città e questo fenomeno, per costruire una narrazione emotivamente evocativa che esplori la relazione fra paesaggio urbano e l’elemento umano, registri i temi del cambiamento strutturale e antropologico della città, costruisca un terreno comune fra arte e geopolitica proponendo la pratica fotografica come poetica civile.
Quest’anno gli artisti che hanno lavorato al progetto sono quattro: Andrea Palummo e Chiara De Maria (che presentano un lavoro a quattro mani), Ai Teng e Magda Typiak, scelti attraverso un bando che ha visto la partecipazione di molti artisti che operano sul territorio toscano.
Come lo scorso anno è stata preziosa la collaborazione degli studenti di origine cinese dell’Istituto d’Istruzione Superiore Carlo Livi – Angela, Caterina, Chiara, Davide e Kelly – impegnati nel “Percorso per le competenze trasversali e per l’orientamento”, coordinati dalla professoressa Paola Puppo, che hanno accompagnato gli artisti per far loro conoscere il quartiere diventando assistenti, guide, mediatori culturali, traduttori.
Dryphoto arte contemporanea, dopo un’attività di quasi trent’anni nel centro storico di Prato, con una sede distaccata in quest’area ricca di stimoli, conflitti, contraddizioni, già dal 2002, si sposta definitivamente in via delle Segherie nel 2011. Sono stati molti in questi anni i progetti e le azioni volti a migliorare la qualità della vita in questa parte della città attraverso lo strumento che abitualmente Dryphoto usa: l’arte.
Se alcune edizioni di Spread in Prato (2002-2006) a cura di Pier Luigi Tazzi, avevano toccato anche il Macrolotto Zero introducendosi attivamente “nei luoghi della produzione e del consumo, mettendosi in diretta relazione non solo con l’abituale e abituato mondo dell’arte ma entrando in diretto contatto con la vita di tutti i giorni”, molti dei progetti attivati in seguito sono andati direttamente a lavorare sul quartiere.
Nel 2006, con macrolotto_zero, Andrea Abati aveva portato una serie di pratiche di ascolto, relazionali, conviviali, invitando artisti e operatori a lavorare tra via Cavour, via Filzi, via Colombo e via delle Segherie, le strade che circondano il suo studio.
Di fianco alla sede di Dryphoto nel 2013 con Giardino Melampo, Andrea Abati trasforma una piccola discarica abusiva in un giardino aperto a tutti, ancora oggi frequentato dagli abitanti di questa zona.
Gli interventi realizzati dalle edizioni di Piazza dell’Immaginario (2014-2016) a cura di Alba Braza, hanno formato negli anni un percorso di nuovi spazi e luoghi d’incontro, con opere di artisti come Andrea Abati, Francis Alÿs, Gabriele Basilico, Olivo Barbieri, Bianco Valente, Pantani-Surace, Bert Theis.
Nel 2018 con Filippo Maggia, Dryphoto ha pensato di iniziare questa serie di campagne fotografiche La via della Cina per inserirsi nel quartiere attraverso lo sguardo di giovani artisti e lasciare un segno d’incontro e d’interazione con una comunità, anche tramite la collaborazione e il dialogo con i residenti.
L’idea di Dryphoto e di Filippo Maggia è quella di restituire il progetto tramite una tavola rotonda durante la quale gli artisti presentano e raccontano il proprio lavoro, ed esperti di diverse materie riflettono sul cambiamento delle città, sui loro abitanti, sulla rappresentazione e la documentazione di eventi come l’immigrazione, la coesistenza e l’arte come possibile strumento di vita e di incontro.
Le opere realizzate vanno a costituire un archivio e sono raccolte in una pubblicazione, al momento consultabile solo in rete.
Sabato 12 ottobre nella sede di Dryphoto gli artisti vincitori della seconda edizione de La Via della Cina si sono incontrati con il curatore del progetto Filippo Maggia per una lettura dei portfolio e per gettare le linee guida del loro intervento da realizzare durante la residenza a nel quartiere del Macrolotto Zero.
La restituzione del progetto avverrà durante una tavola rotonda che si terrà al Centro Pecci di Prato il 23 novembre.
Ecco i nomi dei vincitori:
Andrea Palummo, Pisa 1987 e Chiara De Maria, Correggio (RE), 1992
Ai Teng, Shandong (Cina), 1989, vive a lavora a Firenze
Magdalena Typiak, Polonia, 1991, vive e lavora a Firenze
Andrea Palummo, Pisa 1987 e Chiara De Maria, Correggio (RE), 1992 si conoscono nel 2016 durante il biennio al Master di alta formazione sull’Immagine Contemporanea di Fondazione Fotografia Modena.
Da marzo 2019 collaborano alla nascita di The Tuscan House of Photography, progetto, che nasce nel territorio toscano, Palaia (PI) e che aspira a diventare un luogo di aggregazione e scambio tra fotografi; un punto d’incontro e confronto per artisti emergenti e affermati.
La ricerca fotografica di Andrea volge il suo sguardo sulla relazione tra paesaggio urbano e l’essere umano con una particolare sensibilità alle dinamiche sociali che ne scaturiscono. La stessa attenzione per l’individuo rappresentante di una società e la connessione tra cultura e ambiente architettonico sono state le chiavi di ricerca del progetto video realizzato da Chiara De Maria durante i mesi di residenza a Bucarest nel 2018.
Entrambi convinti che entrando in connessione come persone e come fotografi con la storia di un individuo si possa arrivare a raccontare un cambiamento più ampio e metaforico di un fenomeno culturale.
La via della Cina 2 è la possibilità per loro di collaborare in una ricerca di interesse affine scegliendo di unire la street photography alla video arte con un comune approccio vicino al documentaristico.
Ai Teng, nata in Shandong (Cina) nel 1989, educata dall’infanzia alla pittura tradizionale cinese studia, si laurea al CAFA (Central Academy of Fine Arts) di Pechino nell’anno scolastico 2011/2012.
Durante gli anni dell’accademia partecipa a importanti progetti d’arte pubblica in particolare nella città di Ordos. Il lavoro finale viene acquisito alla collezione del CAFA ed esposto a Londra nel 2013 nella mostra collettiva “Golden Square”.
Si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Firenze nel 2013/2014 e partecipa alla mostra “Start Point Segno contemporaneo” a Firenze 2013 riceve il premio Start Point 2013/2014 per una sua installazione partecipa alla mostra collettiva “giovani artisti cinesi in Italia” a Le Murate – Firenze nell’aprile 2016 con lavori video. Laureata nell’a.a. 2016/2017 con una tesi sull’incontro fra poesia, scrittura, segno e arte visiva nella pittura classica cinese e nell’arte contemporanea, vive e lavora a Firenze.
Magdalena Typiak nata nel1991 in Polonia, si è laureata presso l’Accademia di Belle Arti di Danzica (Master of Arts) e presso la Facoltà di Belle Arti di Torun. Nel 2016, ha studiato presso il Dipartimento di Film e Fotografia dell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Le sue opere sono state esposte in mostre e festival in Polonia e ed altre città tra cui Atene, Vienna e l’Istituto di Cultura Polacca a Minsk (Bielorussia). Nel 2015 ha preso parte al Festival “Under Construction” di Varsavia e nel 2016 il suo video le è valso il premio principale in un festival internazionale di arte studentesca presso la Wozownia Art Gallery di Torun.
I film, le fotografie e le installazioni che crea sono creazioni post-percettive. Nei suoi pezzi minimalisti (delicate decostruzioni di spazi) pone domande sull’identità, sia la sua, sia quella collettiva.
Attualmente, vive e lavora a Firenze collaborando con Ela Białkowska del OKNOstudio, studio fotografico specializzato nella documentazione di arte contemporanea. Come vincitrice di una borsa di studio finanziata dal sindaco di Torun per l’anno 2019, sta lavorando alla pubblicazione del suo primo libro di fotografie chiamato “Presence”.
Bando di concorso
La via della Cina, campagna fotografica 2019
3 residenze per fotografi under 35
Progetto a cura di Filippo Maggia
La seconda edizione di La via della Cina lancia una nuova campagna fotografica che continua l’indagine all’interno del quartiere Macrolotto Zero.
Una piccola area dove, all’interno di una struttura con costruzioni tipiche del modello pratese “Città fabbrica”, sono condensati un’ampia diversità di culture, ambienti socio economici, interessi, necessità e primi segni dell’auspicato cambiamento in distretto creativo.
Prato è una città di 194.590 abitanti di cui 40.536 stranieri, dei quali 22.897 di origine cinese, più del doppio se si calcolano i non regolari.
La maggiore parte dei nuovi cittadini di origine cinese abita nella zona del Macrolotto Zero e la massima concentrazione si ha in via Pistoiese denominata dalla comunità via della Cina, nel quartiere gli autoctoni residenti sono meno del 20%.
Il bando lancia una campagna fotografica (potranno essere presentate anche opere video a corredo di opere fotografiche) che sarà realizzata da 3 artisti under 35 operanti in Toscana che lavoreranno in residenza per produrre una documentazione che interpreti la storia di questa parte della città e questo fenomeno, per costruire una narrazione emotivamente evocativa che esplori la relazione fra paesaggio urbano e l’elemento umano, registri i temi del cambiamento strutturale e antropologico della città, costruisca un terreno comune fra arte e geopolitica proponendo la pratica fotografica come poetica civile.
La campagna si concluderà con un convegno e la proiezione del lavoro fatto dai fotografi per riflettere sulla fotografia come strumento di analisi e interpretazione di un territorio.
Obiettivi
– Promuovere la creatività giovanile attraverso le residenze di quattro giovani artisti under 35
– Interpretare/documentare il cuore di quella che viene definita come la Chinatown pratese attraverso una campagna fotografica.
– Produrre un archivio del contemporaneo di uso pubblico.
– Coinvolgere gli abitanti affinché il progetto sia condiviso.
– Realizzare un convengo per riflettere sulla fotografia come strumento di analisi e
interpretazione del territorio insieme a sociologi, urbanisti antropologi.
– Rendere visibile il lavoro degli artisti attraverso una proiezione durante il convengo e attraverso una pubblicazione digitale.
Destinatari
Fotografi italiani o stranieri under 35 che operano in Toscana.
Scadenze e tempistica
Le candidature dovranno pervenire entro e non oltre le ore 12 del 30 settembre 2019.
I nomi dei vincitori saranno resi pubblici entro il 5 ottobre 2019.
Il periodo di residenza è dal 20 al 30 ottobre 2019.
Entro il 5 novembre 2019 i vincitori dovranno presentare le loro opere compiute.
Il convegno si terrà intorno alla metà di novembre (la data verrà comunicata durante la residenza).
Modalità di partecipazione
a) Entro non oltre le ore 12 del 30 settembre 2019 i candidati dovranno presentare i seguenti documenti e materiali:
– modulo di partecipazione (scarica il PDF modulopartecipazione2019laviadellacina)compilato in tutte le sue parti;
– curriculum vitae (con eventuale indicazione di link e web personali);
– portfolio;
– lettera motivazionale di partecipazione (max 4000 battute);
– copia digitale documento d’identità valido;
b) i documenti e materiali sopra elencati dovranno essere trasmessi via email in formato digitale (jpg o pdf) raggruppati in una unica cartella compressa in formato .zip che riporti il nome del candidato. Tale file .zip non dovrà superare i 5 (cinque) mb;
c) i documenti e materiali dovranno essere inviati esclusivamente al seguente indirizzo
info@dryphoto.it con oggetto “candidatura La via della Cina”;
d) le candidature devono essere presentate esclusivamente in lingua italiana;
e) non saranno prese in considerazione candidature e documenti trasmessi con modalità diverse da quelle indicate;
f) la Segreteria invierà comunicazione alle candidature accettate;
g) i vincitori hanno l’obbligo di partecipare alla presentazione dei lavori durante il convegno che si terrà intorno alla metà di novembre, la data esatta sarà comunicata durante la residenza.
Commissione e indicatori di valutazione
a) Una commissione formata dal curatore e da due rappresentanti dell’ente organizzatore, vaglierà le candidature e individuerà i vincitori.
b) Il giudizio della commissione è inappellabile,
c) La Commissione opererà sulla base delle finalità fondanti del Concorso e individuerà i vincitori secondo i seguenti INDICATORI DI VALUTAZIONE:
– Lettera motivazionale
– Curriculum artistico
– Portfolio
Premi e modalità di erogazione
Ciascun vincitore riceverà un premio complessivo di € 1.500,00 (millecinquecento) lordi per la copertura forfettaria di tutti i costi relativi alla residenza (viaggio, vitto, alloggio, trasporti locali, accessi, ecc) e alla produzione del lavoro.
I premi saranno erogati ad ogni vincitore con due diversi pagamenti mediante bonifico bancario.
Il primo bonifico sarà effettuato all’inizio della residenza, il secondo alla consegna del lavoro e dietro presentazione di una relazione.
Diritti e Utilizzo delle Opere
a) I vincitori cederanno il diritto d’uso delle opere prodotte e metteranno a disposizione degli organizzatori, a titolo gratuito, i file digitali delle opere, in alta risoluzione e liberi da diritti per pubblicazioni editoriali, divulgazione on-line, materiali illustrativi e promozionali;
b) la proprietà intellettuale e il copyright delle opere realizzate spettano ai fotografi vincitori, fatto salvo quanto indicato nel presente articolo;
c) le opere prodotte per questo progetto potranno essere utilizzate dall’autore, o cedute a terzi dall’autore, solo con l’impegno di citare per l’utilizzazione la didascalia: Courtesy La via della Cina, Dryphoto arte contemporanea, Prato
d) gli organizzatori si riservano il diritto di riprodurre, presentare e pubblicare integralmente o in parte le immagini delle opere, senza alcun onere ulteriore, per tutti gli scopi ad uso non commerciale. I suddetti utilizzi saranno a discrezione degli organizzatori e il vincitore non potrà esigere alcun compenso o avanzare qualsiasi altra pretesa;
e) i vincitori avranno diritto garantito alla citazione del proprio nome quali autori dell’opera in occasione di tutte le forme di utilizzo;
f) gli organizzatori garantiscono ai vincitori di rispettare l’autorialità delle opere consegnate e di non effettuare interventi che ne alterino la natura;
g) gli organizzatori si riservano il diritto di insindacabilità sulle scelte curatoriali per la proiezione delle opere dei vincitori del Concorso;
h) gli organizzatori declinano qualsiasi responsabilità sull’utilizzo, da parte del vincitore,
di opere realizzate da terzi coperte da copyright o altri diritti, senza l’autorizzazione dell’autore originario.
Regole Generali
a) La partecipazione al Concorso implica automaticamente l’incondizionata accettazione, da parte dei candidati, di tutte le condizioni, procedure e criteri stabiliti dal presente Bando;
b) tutte le candidature incomplete o che non rispettino le condizioni e indicazioni del presente Bando sono escluse dal Concorso;
c) la partecipazione al Concorso è gratuita e non prevede costi di iscrizione;
d) la copia dei documenti di identità dei candidati vale come autocertificazione della titolarità e veridicità di quanto inviato;
e) gli organizzatori non si assumono responsabilità per materiali e/o documenti spediti e non pervenuti né per qualsiasi problema o circostanza che possa inibire lo svolgimento o la partecipazione al Concorso, compresi eventuali problemi tecnici e/o tecnologici;
f) gli organizzatori si riservano il diritto insindacabile di prorogare la scadenza del Concorso o di riaprirlo, ovvero di revocare il Concorso già bandito;
g) gli organizzatori si riservano il diritto di decidere su questioni non previste dal presente Bando.
h) la traduzione del presente Bando in una qualsiasi lingua ha solamente valore informativo, in caso di controversia farà fede il testo in italiano.
i) non verranno fornite valutazioni preventive sull’ammissibilità delle candidature o sull’esito della selezione.
Privacy
a) Con l’iscrizione al Concorso, ai sensi della Legge 196/2003 e ss.mm.ii., i candidati autorizzano gli organizzatori al trattamento anche informatico dei dati personali e all’utilizzo degli stessi per tutti gli usi connessi al Concorso.
b) Tali dati possono essere comunicati unicamente alle Amministrazioni pubbliche o persone giuridiche direttamente interessate alla selezione dei progetti vincitori.
c) La comunicazione dei dati personali è obbligatoria per la partecipazione al Concorso.
d) Ai candidati interessati sono riconosciuti i diritti di cui all’art. 7 del D.Lgs. 196/2003.
Scarica l’allegato il bando_laviadellacina_2019 e il modulopartecipazione2019laviadellacina_
Dryphoto arte contemporanea
Via delle Segherie 33a, 59100 Prato
tel. +39 0574603186 – +39 3472297801 info@dryphoto.it
Regione Toscana Toscanaincontemporanea2019 Giovanisì
in collaborazione con
Comune di Prato, Assessorato alla Cultura
Fondazione per le Arti Contemporanee in Toscana / Centro Pecci Prato
Istituto d’Istruzione Superiore Carlo Livi, Prato
CPIA 1 Prato
Ordine Architetti PPC della Provincia di Prato
Italia Nostra, Prato
Circolo Culturale E. Curiel
Ramunion Italia
Comitato Via delle Segherie Libera
Pratosfera