Usciva esattamente un anno fa la pubblicazione  Città Come Cultura. Processi di sviluppo, Edizioni MAXXI, 2019 una mappatura di esperienze e progetti culturali per il territorio in cui si parla anche di Dryphoto. La pubblicazione contiene un intervento di Vittoria Ciolini in cui si racconta il contesto nel quale è nata Piazza dell’Immaginario, a cura di Alba Braza, e delle azioni scaturite intorno a questa esperienza.

Abbiamo deciso di pubblicarlo per intero sul nostro portale, in un momento in cui esperienze come quelle di Piazza dell’Immaginario sono quanto mai attuali.

Vittoria Ciolini – Dryphoto arte contemporanea
Piazza dell’Immaginario / MLZ
Una modalità di lavoro
Un progetto a cura di Alba Braza. Organizzazione Dryphoto arte contemporanea

È ormai di conoscenza internazionale il fenomeno della migrazione di origine cinese che coinvolge la città di Prato; cresciuto in maniera esponenziale dai primi anni novanta fino a tre anni fa, ora si è stabilizzato intorno alle ventimila unità (20.695), più del doppio se si considerano i non regolari, su una città di poco meno di duecentomila abitanti (193.325).[1]
A differenza di altre immigrazioni quella cinese ha una dimensione prevalentemente familiare e si muove all’interno di una diaspora composta da numerose comunità stabilmente presenti sul territorio europeo e dotate di una forte capacità di inserimento economico.
Il ruolo della famiglia, intesa nell’accezione più ampia del termine, e i legami esistenti tra i cinesi d’oltremare residenti in differenti realtà europee condizionano fortemente le dinamiche migratorie del gruppo, che appare caratterizzato anche da un’elevata mobilità.
Il fatto che i movimenti migratori non siano solo in entrata nella città, ma anche in uscita da essa, rende difficili le politiche d’inclusione perché quasi la metà dei nuovi residenti è in transito e difficilmente manifesta una certa affettività nei confronti del territorio che abita.
La maggior parte dei nuovi cittadini di origine cinese abita nella zona del Macrolotto Zero, dove  ha sede il nostro spazio, e la massima concentrazione si ha in via Pistoiese denominata  dalla comunità via della Cina: nel quartiere gli autoctoni residenti sono meno del 20%, si tratta di un quartiere interamente edificato, abbandonato a se stesso per oltre venti anni, e con un solo giardino, che è anche l’unico spazio pubblico esistente.

La scommessa degli amministratori locali contro il degrado, l’evasione fiscale e la microcriminalità in questa zona, è la trasformazione dell’area in un distretto creativo attraverso l’attuazione di un piano strutturale urbanistico che realizzi interventi di edilizia pubblica; sono infatti previste a brevissimo tempo operazioni cospicue di riqualificazione, con la costruzione di una media library, un mercato coperto, un playground e altri servizi.

In questo processo ha avuto un peso non secondario il nostro progetto Piazza dell’Immaginario che ha mostrato una strada possibile di cambiamento per questa area.

01_a16_Maxxi_

Piazza dell’Immaginario [2] nasce nel 2014 dalla pratica dell’ascolto del quartiere che abitiamo, dalla necessità di spazi di relazione, dalla convinzione che l’arte appartiene alla vita e che dobbiamo consentire alle persone di essere parte di processi di creazione condivisi di senso e di significato.

Piazza dell’Immaginario è un progetto che nasce dal bisogno di migliorare uno dei quartieri della città di Prato. Un miglioramento che richiede una riflessione urgente su uno spazio dove sono condensati, in una piccola superficie, un’ampia diversità di culture, ambienti socioeconomici, interessi e necessità [3].

L’intervento continua dando un nome, un titolo, che è allo stesso tempo un toponimo e prosegue ripulendo pareti, collocando panchine e piantando dei fiori, fino ad arrivare a stabilire una comunicazione fra le persone che abitano il quartiere, superando le barriere che si sono erette nella quotidianità, proponendo un modello di ascolto basato sull’impossibilità di trovare un unico e corretto modo di soluzione. Lo strumento che Piazza dell’Immaginario usa è di nuovo l’arte.
Interrogarsi sull’immaginario che abbiamo della cultura orientale, su quello che gli orientali hanno di quella occidentale, sull’immaginario che abbiamo della migrazione, come pensiamo le realtà altrui e come le immagini confermano queste realtà in un momento determinato, sono alcune delle sfide. Giorgio Agamben, rispondendo ad alcune domande intorno alle immagini e al tempo, durante un’intervista per il quotidiano El País, mostrava il suo interesse a capire la funzione della immaginazione, ‘cosa fa l’uomo quando immagina. Non sappiamo cosa accade, come si scatena questo processo, quello che conosciamo, perché molti artisti, pensatori e cineasti del XX secolo lo hanno capito, è che le immagini vivono. Dobbiamo capire la loro temporalità, la loro vita. In più, il pensiero o il linguaggio, è quello che alla fine definisce la facoltà dell’uomo di produrre immagini’ [4].
Usare le pareti, che oggi sono i muri della discordia fra chi ha dispiacere che siano usate come un caotico elenco telefonico e fra coloro che gradirebbero fossero curate, come spazio espositivo, aggiungere il colore rosso come segno di rispetto e integrazione bidirezionale, non solo cambierà quello che immaginiamo accada nella piazza ma aprirà nuove possibilità d’immaginarla e ricordarla. Consapevoli di muoverci nei limiti della cosiddetta arte pubblica, immaginiamo una ‘città convivenziale’ come descritta da Malcom Miles, con delle strategie che possono stabilire un rapporto fra arte e sostenibilità urbana e lavoriamo per sviluppare un nostro empowerment, una strategia di convivenza in una società dove persone di diversa razza e classe e di entrambi generi, convivono senza il predominio di un gruppo sopra l’altro.[5] E com`è in questo caso, la messa in moto di Piazza dell’Immaginario è stata uno sviluppo partecipativo di pianificazione che ha permesso ai residenti di codeterminare il design della loro città e gli usi dello spazio urbano (…)
Piazza dell’Immaginario punta direttamente a creare, come scrisse Karl Marx, un interstizio sociale, per dare vita ad uno spazio dove i rapporti umani suggeriscono possibilità di scambio diverse da quelle vigenti imposte dal sistema, dove i concetti consumo e pubblico sono sostituiti da persone, passanti e cittadini. Proponiamo di decategorizzare i pregiudizi che si sono formati su questo spazio pubblico per dare precedenza ai rapporti umani come un altro modo di ottenere ugualmente un ritorno politico, economico e sociale. La questione rimane ancora aperta: può l’arte essere un mezzo, che non soltanto materializzi le idee che abbiamo esposto, ma che con le sue proprie leggi sociali e con autonomia possa adottare un proprio modello di lavoro e migliorare un ambiente sociale determinato?” [6]
02_a10b_
Veduta della piazza, zona via Fabio Filzi 39, Prato Sul muro: R.E.P. Revolutionary Experimental Space, Patriotism. Hymn, 2007. Stampa su PVC, cm. 140 x 120 e cm. 120 x 140 Pantani-Surace, La responsabilità dei cieli e delle altezze, 2014. Linoleumgrafia su carta, 3 elementi cm 150 x 150 cad.
Veduta della piazza, zona via Pistoiese 142/146, Prato Sul muro: Bleda y Rosa, Burriana, dalla serie Campos de fútbol, 1993. Stampa su PVC
Dopo il successo della prima edizione ci siamo sentiti addosso una grande responsabilità: saremmo stati capaci di non deludere le aspettative che avevamo creato, attivare forze che autonomamente contribuissero a promuovere azioni in grado di agire alla radice dei problemi uscendo dalla protesta immediata e superficiale, saremmo riusciti a mantenere quello che avevamo costruito e andare avanti?
La risposta è stata una seconda edizione, frutto di un lavoro costante di informazione e comunicazione con gli abitanti del quartiere che vivono nella zona interessata dal progetto.
Un lavoro che ha sempre messo al centro la relazione e che ci ha costretti a continue mediazioni.

Una pratica di lavoro ben descritta da Luisa Muraro in questo brano di un’intervista rilasciata a Gianna Mazzini e Marina Marrazzi: “Con la pratica politica fra donne, io ho notato che le cose più feconde ed efficaci, quelle cioè che non si lasciano azzerare nello scontro fra potere e contro potere, vengono con una politica intesa invece come un ‘intensificare le relazioni’ per rendere possibile altro. ‘Un altro mondo è possibile’ (che è lo slogan dei no-global) mi è congeniale, con la sola differenza che l’altro mondo possibile – io sostengo – è già qui, ma spesso imprigionato nella nostra povertà simbolica. Praticare la politica come un intensificare le mediazioni tra sé e sé, tra sé e le altre, tra sé e l’altro, porterà a trovare le mediazioni necessarie, e farà sì che dal reale si sprigioni il di più, quello che è possibile grazie al fatto che c’è un’intensità delle mediazioni. Perché la politica si impoverisce quando le mediazioni sono di bassa intensità, quando sono meccaniche e, peggio ancora, assicurate dai rapporti di potere.” [7]

La volontà di privilegiare e implementare le relazioni ci ha portato e ci porta alla ricerca e alla inclusione di soggetti attivi, singoli, gruppi, associazioni che hanno desiderio di impegnarsi per migliorare il proprio quartiere.

Nel 2015 è stata chiamata, per sostenere il progetto di design e arredo della nuova Piazza, un’associazione di nuova costituzione con sede nel quartiere, nata con l’intento di studiare e approfondire tematiche legate alla cultura, l’associazione [chì-na].

DSCF7350Mpavimento
1
1422508_837608496320887_8431386695222335879_n
pantani-surace x psd _ 089
2



Le frasi di Francis Alÿs, artista invitato insieme ad altri, nell’edizione del 2015,  sono diventate il nostro slogan: “Quello che mi piacerebbe è che le persone sentissero, anche se per qualche minuto, che esiste una possibilità di cambiamento. Anche se fosse assurdo, poetico o ludico”.

Mentre nel 2014 le opere tutte insieme hanno delimitato il profilo di Piazza dell’Immaginario, denominando un’area, un parcheggio privato ad uso pubblico (luogo di conflitto fra vecchi e nuovi cittadini) nel 2015 abbiamo creato  una vera e propria piazza, a circa duecento metri dalla prima location in uno spazio privato abbandonato all’incuria e al degrado, un parcheggio non usato di un supermercato. Le opere si sono aggiunte a quelle del primo sito e ne hanno delimitato un secondo, Piazza 5 marzo 2015[8], diventata immediatamente punto di riferimento degli abitanti del quartiere e luogo per l’organizzazione di eventi, manifestazioni e ritrovo durante la pausa pranzo. Tutte le opere installate sono permanenti e nel 2016 [9] hanno fatto da cornice ad alcuni eventi temporanei.

20150816_192912rid
20150816_212254rid
Schermata 2016-12-16 alle 17.59.54
Schermata 2016-12-16 alle 17.59.15
Schermata 2016-12-16 alle 18.00.41
Schermata 2016-12-16 alle 17.59.24
Schermata 2016-12-16 alle 17.59.06
Schermata 2016-12-16 alle 18.01.10
Schermata 2016-12-16 alle 18.01.41
Schermata 2016-12-16 alle 18.01.53
Schermata 2016-12-16 alle 18.02.05
Nel corso di questi anni, durante i quali abbiamo studiato, ci siamo confrontati con professionisti di vari settori, organizzato un convengo dal titolo Immaginare le Chinatown – Letteratura della diaspora, fatto interviste, attivato progetti di alternanza scuola lavoro con studenti di origine cinese dell’Istituto d’Istruzione Superiore Carlo Livi, discusso con  gli abitanti, usufruito dei servizi esistenti nel quartiere, beneficiato del bando interprovinciale Linea 6 (progetto dedicato alle persone sopra i sessanta anni senza lavoro e ammortizzatori sociali), partecipato a incontri, chat, attivato sinergie fra enti e associazioni, confrontati con esperienze simili. [10]  Insomma si è creato un bel movimento di energie. Ma questo processo che porta in sé una grande potenzialità va incontro anche a una serie di pericoli.
Le nostre buone intenzioni e le opere, le azioni degli artisti possono essere indirettamente un  catalizzatore di speculazioni immobiliari. Il concetto di riqualificazione di queste zone può consistere nel renderle sempre meno accessibili a chi ci viveva, per trasformarle in quartieri vetrina,  industrie del divertimento, attrazione turistica. Talvolta il lavoro fatto può servire solo ad aumentare il valore economico dei beni del privato. Quando il ricambio sociale non accade in maniera spontanea, ma viene deciso a tavolino investendo su una zona, per la sua riqualificazione, si rischia di provocare un allontanamento coatto delle classi originarie che ci abitano.

Talvolta dobbiamo dire no, rompere gli schemi, capire quello che non viene espresso o deliberatamente taciuto, sapere che possiamo cambiare la percezione e la realtà di quello che viviamo. Le modalità di attuazione che mettiamo in atto a volte sono più importanti del risultato auspicato e, anche se talvolta occorre fare un ritiro tattico, è importante essere consapevoli che si tratta solo di un ritiro, mentre i principi fondamentali sono quelli che dobbiamo tenere a mente. Per questo abbiamo continuato a lavorare con la stessa modalità su un nuovo progetto nel quartiere: “MLZ / via delle Segherie / inner code”. [11]

00-mlz-innercodee_marcobadiani_4rid
01mlz
04-innercodee_marcobadiani
11-innercodee_marcobadiani_12rid
07mlz
05mlz
14-innercodee_marcobadiani_14
15-pollicina_marcobadiani_16
20-dscf2510m
02mlz-dscf2511m

Elenco artisti e opere

Anno 2014
Installazioni permanenti e azioni
Bleda y Rosa, Burriana, dalla serie Campos de fútbol, 1993
Andrea Abati, Borgo San Lorenzo, dalla serie La Forza della Natura, 2014
R.E.P. Revolutionary Experimental Space, Patriotism. Hymn, 2007
Gabriele Basilico, dalla serie Dancing in Emilia, 1978
Pantani-Surace, La responsabilità dei cieli e delle altezze, 2014 (azione)

Anno 2015
Installazioni permanenti
Francis Alÿs, Paradox of the Praxis I (Sometimes Doing Something Leads to Nothing), 1997
Olivo Barbieri, Mantova, 1980
Andrea Abati, Giardino Melampo, Prato, 2012/2013
Bianco-Valente, Come il vento, 2015
Pantani-Surace, La responsabilità dei cieli e delle altezze, 2014
Bert Theis, Growing House, 2004

Anno 2016
Installazioni temporanee e azioni
Flavia Bucci, Colourful Dreams, 2016 (azione)
Francesca Catastini, Avaki, 2016
Lori Lako, Instead of cursing the Darkness, 2016
Linda Motta, La misura dell’immaginario, 2016

Anno 2017
MLZ / via delle Segherie

a cura di Alba Braza
Anaisa Franco, Onirical Fluctuations, 2013
Valentina Lapolla,Taffetà, 2017; È un piacere parlare con te, Pollicina, 2017

MLZ / inner code

a cura di Chiara Ruberti e Luca Carradori                     
Giulia di Michele, Locus Duplex, 2017
Elena Mazzi / Sara Tirelli, A Fragmented World, 2016
Lori Lako, A carica piena il tuo cammino si illuminerà per 8 ore / One fully charged your path will shine for 6 hours, 2017

________________________________

Note

[1]          –  dati Comune di Prato, 2017
[2]          – https://www.dryphoto.it/new/piazza-dellimmaginario-2014
[3]         – Censimento anno 2013 del comune di Prato. Popolazione totale 191.424 abitanti di cui 13,5% stranieri. Percentuale superiore alla media regionale (8,8%) e nazionale (6,8%). Il 58,3% degli stranieri proviene dall’Asia, il 28,9% dall’Europa, il 10,2% dall’Africa, il 2,5% dall’America, lo 0,02% dall’Oceania. Nel 2012 il tasso di disoccupazione fu del 7%, superiore agli anni precedenti, ma inferiore al livello regionale (7,8%) e nazionale (10,7%).
[4]          – J. A. Rojo, Entrevista a Giorgio Agamben. El estado de excepción es hoy la norma, “El País”, 3 febbraio 2004.
[5]          – M. Miles, Ciudades convivenciales, in AA.VV., Interferències. Context local>espais reals. Barcelona: Visions de Futur. 2002, pp. 158-168.
[6]          – A. Braza, Piazza dell’Immaginario, catalogo della mostra, Dryphoto arte contemporanea, Prato 2014.
[7]         – Ripartiamo dalla differenza, in Buddismo e società, N. 9, 2002.
[8]          –  https://www.dryphoto.it/new/piazza-dellimmaginario-2015
[9]          –  https://www.dryphoto.it/new/piazza-dellimmaginario-2016
[10]          – https://www.dryphoto.it/new/2017/piazza-dellimmaginario-edizione-2017-presentazione-del-libro-fight-   specific-isola
[11]        – https://issuu.com/dryphotoartecontemporanea/docs/mlz_viadellesegherie_innercode_issu

Piazza dell’Immaginario | edizione 2017
Presentazione del libro Fight-Specific Isola

 / Dryphoto arte contemporanea, via delle Segherie 33a, Prato
/ sabato 6 maggio 2017

 / Programma:
ore 18:00 Saluti, Vittoria Ciolini
– Introduzione, Piazza del’Immaginario, pubblicazione 2016, Alba Braza
– Presentazione del volume Fight-Specific Isola, Mariette Schiltz
– Interventi Angelo Castrucci e Paolo Caffoni

ore 20:00 tour Piazza dell’Immaginario
ore 21:00 cena/buffet nel Giardino Melampo

 Per l’anno 2017, Alba Braza, curatrice del progetto Piazza dell’Immaginario, partendo dalla presentazione della pubblicazione dell’edizione 2016, introduce e modera l’incontro con Mariette Schiltz che presenta il volume Fight -Specific Isola di Isola Art Center, ed. Archive Books (2013). Intervengono Angelo Castucci di Isola Art Center e Paolo Caffoni di Archive Books.

Il lungo lavoro di Isola Art Center nel quartiere Isola di Milano ha costituito uno dei nostri punti di riferimento sin dall’inizio dell’intervento su una zona della città di Prato, denominata macrolotto zero, dove ha sede il nostro spazio, e ha in seguito portato al progetto Piazza dell’Immaginario. Le modalità di ascolto e di lavoro sul territorio messe in atto dai due progetti muovono da intenti e verso obiettivi comuni. Inoltre, nell’edizione 2015 di Piazza dell’Immaginario, si è scelto di utilizzare, tra le altre, una immagine dell’opera Growing House (2004) di Bert Theis, che, insieme alla compagna Mariette Schiltz, è stato figura fondamentale e guida del progetto Isola Art Center.

Per queste ragioni, nell’ambito dell’edizione 2017 di Piazza dell’Immaginario, abbiamo deciso di presentare Fight-Specific Isola, il volume che ripercorre la storia del quartiere Isola di Milano e il processo organico e spontaneo alla base del lungo lavoro di Isola Art Center.

Il volume, attraverso una selezione di immagini e i testi di Charles Esche, Steve Piccolo, Bert Theis, Antonio Brizioli, Mariette Schiltz, Isabell Lorey, Gerald Raunig, Marco Biraghi, Tiziana Villani, Mara Ferreri, Davide Caselli, Marco Scotini, Vincenzo Latronico, Christoph Schäfer, Atelier d’architecture autogéréé, “racconta la storia di una trasformazione urbana e artistica. Gli strumenti ed i concetti inventati dagli artisti strada facendo, fanno di Fight Specific Isola un punto di riferimento sui modi di operare nel contesto urbano contemporaneo. Mediante il racconto di storie, invenzioni e azioni, il lettore può rintracciare una complessa idea di collettività, solidarietà e fight-specificity. L’approfondito sviluppo di tematiche innovative come il dirty cube e il dispersed centre, indica infine una possibile risposta alla costante pressione esercitata dalle politiche neoliberiste e dai fenomeni di gentrificazione.”

Schede relatori

Alba Braza é curatrice di Piazza dell’Immaginario dalla prima edizione nel 2014. Si occupa di progetti di arte pubblica e relazionale.

Mariette Schiltz, artista, videomaker e lavoratrice sociale, vive all’Isola, Milano.
Co-fondatrice di Isola Art Center e membro attivo di out-Ufficio per la Trasformazione Urbana.

Paolo Caffoni, editor della casa editrice Archive Books di Berlino e di Edizioni Temporale, Milano.

Angelo Castucci è architetto, artista, curatore e attivista. Co-editore di Edizioni Temporale insieme a Paolo Caffoni, vive e lavora a Milano.

Piazza dell’Immaginario

incontro con Olivo Barbieri e Andrea Abati

sabato 10 ottobre 2015 ore 18:00
sede Giardino Melampo, via delle Segherie 42/1, Prato
(in caso di maltempo si terrà all’interno dello spazio Dryphoto arte contemporanea)
Si prega di confermare la partecipazione.

Sabato 10 ottobre alle ore 18:00 in occasione della Giornata del Contemporaneo conversazione di Olivo Barbieri e Andrea Abati presso Giardino Melampo / Dryphoto arte contemporanea.

L’incontro intende mettere a confronto due figure del panorama della fotografia italiana degli anni Settanta che hanno posto al centro della propria ricerca la riflessione sulle trasformazioni del paesaggio contemporaneo, sul rapporto tra l’essere umano e i territori che abita e che hanno fatto parte negli anni Ottanta di quell’ampio movimento culturale definito in seguito “nuova fotografia italiana di paesaggio”.

L’occasione è data dalla presenza dei lavori di entrambi nel progetto Piazza dell’Immaginario. Olivio Barbieri e Andrea Abati sono rispettivamente presenti con le opere Mantova, 1980 e Borgo San Lorenzo, dalla serie La forza della natura, 2014.

Nel 1982, nello storico spazio di via Pugliesi 23, Dryphoto arte contemporanea organizza la prima personale di Olivo Barbieri, da quella data al 1994 ha ospitato i suoi lavori in diverse mostre personali e collettive. In quel periodo il rapporto dell’artista con Prato è stato molto frequente e immagini della città sono entrate a far parte della sua ricerca.

Negli anni successivi Barbieri ha poi sviluppato una sua particolare poetica che unisce alla narrazione interessanti espedienti visivi.

Attualmente è in corso una sua grande retrospettiva Olivo Barbieri. Immagini 1978-2014 presso il MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma con oltre cento opere divise in sette sezioni. Nell’introduzione alla mostra la curatrice Francesca Fabiani sintetizza in queste parole una caratteristica fondamentale del lavoro di Barbieri: “…Olivo Barbieri va in giro per le città non con l’attitudine documentarista ma perché è interessato alla forma della città, a tutto ciò che della città viene scelto come icona. …”

Punto di partenza del lavoro di Abati è stata l’analisi delle trasformazioni del paesaggio architettonico industriale, l’osservazione simbolica della natura antropizzata, l’attenzione all’avvicendarsi delle genti e al mutamento del tessuto sociale della città attraverso un uso della fotografia e del video come strumento di conoscenza e di relazione tra il sé e il mondo fino ad arrivare alla necessità di intervenire nella sfera pubblica. Abati ha da sempre dedicato un’attenzione particolare alla città di Prato dove vive e lavora.

Schede

Olivo Barbieri (Carpi, MO, 1954) inizia a fotografare negli anni Settanta fino a diventare uno dei più grandi autori della fotografia contemporanea. Dal 1971 intensifica il suo interesse sul linguaggio della fotografia. Realizza Flippers 1977-1978, una serie dedicata al ritrovamento di un deposito abbandonato dove si assemblavano pinball machines. Le immagini dei flipper agiscono come deposito della cultura e dell’immaginario di un’intera epoca. Partecipa a Viaggio in Italia, Bari 1984. All’inizio degli anni Ottanta inizia il progetto sull’illuminazione artificiale nella città europea e orientale. Dal 1989 viaggia abitualmente in Oriente, soprattutto in Cina, sviluppando un progetto ancora in corso sui temi del grande cambiamento in atto. Nel 1996 il Folkwang Museum di Essen gli dedica la prima retrospettiva. Nel 2003 inizia il progetto site-specific_ che coinvolge 40 città nel mondo. Le serie site-specific_ 2003-2013, Parks 2003-2014, Real Words 2008-2013, Images 1978-2007, Virtual Truths 1996-2002 e Artificial Illuminations, 1980-2014 raccolgono le sue riflessioni più significative sul rapporto tra realtà, percezione e rappresentazione. Il suo lavoro è stato esposto presso musei, istituzioni e gallerie private in Italia e all’estero; ha al suo attivo numerose pubblicazioni.

Andrea Abati (Prato, 1952) si occupa di fotografia dalla fine degli anni Settanta. Tra i suoi lavori più noti: I Luoghi del Mutamento, una serie iniziata nel 1988, indubbiamente il progetto di maggiore complessità e anche il più noto, dove urgente è l’attenzione al paesaggio industriale contemporaneo e ai mutamenti della realtà sociale; I Luoghi della Natura (1997), una serie di visioni notturne, oniriche, dove il mare diventa luogo di riflessione sull’identità contemporanea; del 2012 è la serie La Forza della Natura. Dal 2008 si occupa anche di video. Per l’artista abbandonare il concetto di opera e pensare di innescare pratiche artistiche nella sfera pubblica può in certi momenti diventare prioritario, è sua la costruzione di Giardino Melampo/Mandela Garden 1, Prato, 2013. Ha al suo attivo numerose mostre personali e collettive in Italia, Francia, Austria, Belgio, Germania, USA, Canada.

Piazza dell’Immaginario trasforma il tessuto urbano e con esso le aspettative, i ricordi e i desideri legati agli spazi coinvolti. É un progetto che nasce nel 2014 dalla volontà di rendere migliore e più accogliente il quartiere dove Dryphoto arte contemporanea ha sede e nel quale è condensata, in una piccola superficie, un’ampia diversità di culture, realtà, ambienti socioeconomici, interessi e necessità. Nell’edizione 2015 opere di Francis Alÿs, Olivo Barbieri, Bianco-Valente, Pantani-Surace e Bert Theis si sono aggiunte ai lavori di Andrea Abati, Gabriele Basilico, Bleda y Rosa e del gruppo R.E.P. Revolutionary Experimental Space installati nel 2014.

Maggiori informazioni su: https://www.dryphoto.it/new/portfolio/2049

Immagine: Olivo Babieri, Mantova, 1980,  Piazza dell’Immaginario, Prato

Quello che mi piacerebbe è che le persone sentissero, anche se per qualche minuto, che esiste una possibilità di cambiamento. Anche se fosse assurdo, poetico o ludico
Francis Alÿs

Abbiamo costruito una piazza e le persone la usano.

COCOMERATA
16 agosto ore 20

Piazza dell’Immaginario, via Umberto Giordano angolo via Pistoiese, Prato
Il Vicesindaco Simone Faggi porterà i saluti dell’Amministrazione Comunale.

Piazza dell’Immaginario è un progetto di Dryphoto arte contemporanea iniziato nel 2014 nel macrolotto zero che prevede insieme alla collocazione di opere d’arte e arredi urbani anche l’attivazione di buone pratiche e l’inclusione di associazioni, esercenti e cittadini che hanno a cuore lo sviluppo del quartiere.

Piazza dell’Immaginario sono anche luoghi fisici, parti del territorio della nostra città recuperati, strappati al degrado e messi a disposizione di tutti.

Quest’anno abbiamo lavorato anche in uno spazio situato in via Umberto Giordano con la collaborazione dell’associazione [chì-na] che si è occupata della realizzazione dell’arredo della piazza.

Ad avvalorare la positività di questa modalità di lavoro un gruppo di esercenti della zona si attiva e decide di organizzare nella sede Piazza dell’Immaginario di via Umberto Giordano una festa del cocomero.

Il Vicesindaco Simone Faggi porterà i saluti dell’Amministrazione Comunale.
Le associazioni [chì-na] e Dryphoto arte contemporanea collaborano all’organizzazione.

20150816_212254rid 20150816_202427rid 20150816_201830rid 20150816_201717rid 20150816_201343rid 20150816_200922rid 20150816_200759rid  20150816_200446rid 20150816_194553rid 20150816_192912rid 20150816_192900rid 20150816_192856rid 20150816_164810rid 20150816_164607rid

 

Pubblicazione Piazza dell’Immaginario 2015
La pubblicazione racconta Piazza dell’Immaginario, un progetto di arte contemporanea nello spazio pubblico iniziato nell’anno 2014 a cura di Alba Braza, parla della metodologia usata, documenta le installazioni degli artisti.

Testi: Alba Braza, Vittoria Ciolini
Progetto Grafico: Francesco Ozzola heretique.it
Artisti in mostra: Francis Alÿs, Olivo Barbieri, Bianco-Valente, Pantani-Surace, Bert Theis

/ progetto a cura di Alba Braza
/ organizzazione Dryphoto arte contemporanea

 / CONVEGNO
/
Immaginare le Chinatown – Letteratura della diaspora 

/ MOSTRA
/ Piazza dell’Immaginario
/ Sede: via Bonicoli, via Filzi, via Mameli, via Giordano, via Pistoiese, Prato
/ Date: venerdì 26 giugno 2015, ore 18:30

Artisti: Francis Alÿs, Olivo Barbieri, Bianco-Valente, Pantani-Surace, Bert Theis

Piazza: progetto [chì-na], sviluppato da Cosimo Balestri, Emanuele Barili, Olivia Gori, Alberto Gramigni

Partner del progetto: Associna e Prato Didattica
In collaborazione con: Regione Toscana; Comune di Prato; Camera di Commercio di Prato; Associazione d’Amicizia dei Cinesi di Prato; ASM Ambiente Servizi Mobilità, Prato; Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci nell’ambito del progetto regionale: “Cantiere Toscana Contemporanea”; Ordine degli Architetti di Prato; Supermercati Pam Panorama; Circolo Curiel, Prato, Vannucci Piante, Endiasfalti S.p.A.

Piazza dell’Immaginario è un progetto che nasce nel 2014 dalla volontà di rendere migliore e più accogliente il quartiere dove Dryphoto arte contemporanea ha sede e nel quale é condensata, in una piccola superficie, un’ampia diversità di culture, realtà, ambienti socioeconomici, interessi e necessità. Nell’edizione 2015 opere di Francis Alÿs, Olivo Barbieri, Bianco-Valente, Pantani-Surace e Bert Theis si aggiungeranno ai lavori di Andrea Abati, Gabriele Basilico, Bleda y Rosa e del gruppo R.E.P. Revolutionary Experimental Space installati nel 2014. Il percorso espositivo si estende nel quartiere e occupa nuovi spazi attraverso installazioni permanenti, interventi site-specific e azioni.
Dalla necessità di una visione multidisciplinare, fondamentale per la comprensione della nostra epoca, nasce l’idea del convegno Immaginare le Chinatown – Letteratura della diaspora che anticiperà l’inaugurazione del nuovo percorso espositivo e vedrà tra i relatori intellettuali e personalità internazionali e nazionali.
La contaminazione fra diverse discipline e l’azione al di fuori degli spazi deputati sono alcune delle caratteristiche della nostra epoca e allora può accadere, come in questo caso, che un progetto di arte contemporanea abbia come spazio di lavoro lo spazio pubblico, sia accompagnato da interventi in ordine al decoro e all’arredo urbano e intercetti quei cittadini interessati a compiere azioni che hanno come fine il miglioramento del contesto che li circonda producendo un vantaggio per tutta la città.
Interrogarsi sull’immaginario che abbiamo della cultura orientale, su quello che gli orientali hanno di quella occidentale, sull’immaginario che abbiamo della migrazione, come pensiamo le realtà altrui e come le immagini confermano queste realtà in un momento determinato, sono alcune delle sfide con le quali ci siamo misurati dalla partenza del progetto.
In questo anno, costante è stato l’interesse di offrire altri racconti possibili di quello che è il quartiere, di ciò che quotidianamente vi accade e dell’uso che gli abitanti fanno dello spazio pubblico da quando è nato il progetto: l’azione degli artisti Pantani-Surace che hanno coinvolto il pubblico/abitanti per la creazione della loro opera, la condivisione delle informazioni sulla mostra attraverso diversi video in lingua cinese raggiungibili da codici QR, l’occupazione di spazi dedicati alla pubblicità per annunciare le tappe del progetto, l’utilizzo di Piazza dell’Immaginario per concerti e presentazioni di libri.
Ora, nel 2015, dopo un anno di convivenza con le immagini degli artisti che hanno partecipato lo scorso anno, si dà continuazione al progetto attraverso la partecipazione di nuovi artisti che con le loro opere diventano parte di questa sfida per fare bellezza ma anche creare relazioni, produrre affetti, cultura, tessuto sociale, divertirsi, condividere esperienze.

 

MOSTRA
Piazza dell’Immaginario

Attraverso l’installazione permanente di opere site-specific e fotografie di grande formato stampate su PVC, il tessuto urbano si trasforma e con esso le aspettative, i ricordi e i desideri legati agli spazi coinvolti.
In questa edizione opere di Olivo Barbieri, Bianco-Valente, Pantani-Surace, Francis Alÿs e Bert Theis si aggiungeranno ai lavori di Andrea Abati, Gabriele Basilico, Bleda y Rosa e del gruppo R.E.P. Revolutionary Experimental Space installati nel 2014.
Il percorso espositivo si estende nel quartiere e occupa nuovi spazi in zone limitrofe al primo intervento, sviluppando i concetti proposti e indagati nella scorsa edizione.
Il racconto curatoriale è iniziato con la scelta di opere fotografiche che raccontano di spazi pubblici nei quali è l’azione diretta degli abitanti a trasformare quegli stessi spazi in luoghi di relazione e di condivisione: un ballo in piazza (Gabriele Basilico), giocare a calcio in una struttura quasi improvvisata (Bleda y Rosa), ricavare un piccolo giardino in uno luogo devastato da un terremoto (Andrea Abati). La narrazione si conclude ora con Mantova, 1980, di Olivo Barbieri: di nuovo, uno spazio che viene trasformato dall’uso che nel quotidiano ne fanno le persone che lo frequentano, la neve nasconde un campo di calcio di un oratorio a ridosso dell’argine del fiume, sullo sfondo automobiline dismesse di un autoscontro.
Si occupano poi i nuovi spazi di via Goffredo Mameli, dove Bianco-Valente realizzano Come il vento, un’opera site-specific. Un lavoro che ha richiesto un sopralluogo in città degli artisti per conoscere e visitare la realtà del quartiere Macrolotto Zero e di Piazza dell’Immaginario.
Si dà inizio inoltre a una serie di interventi che individuano una nuova piazza in via Umberto Giordano, dove saranno installate fotografie di grande formato stampate su PVC che documentano azioni e interventi che fanno parte di progetti sviluppati da artisti la cui riflessione nasce da interessi e intenti simili a quelli che hanno dato vita a Piazza dell’Immaginario.
Da una parte Growing House, di Bert Theis, che ci riporta a un suo lavoro realizzato a Shenzhen in Cina nel 2004. Theis, curatore anche del progetto Isola Art Center, realizza architetture/strutture dedicate a promuovere un’esperienza rispettosa dello spazio nel quale si trova a lavorare, tenendo sempre in considerazione il fine, mai commerciale, dello spazio stesso.
Mostrare la bellezza della città senza trucchi è anche una parte della proposta dell’opera Paradox of the Praxis I (Sometimes Doing Something Leads to Nothing) di Francis Alÿs, una fotografia che documenta l’azione svolta dall’artista nel 1997 a Città del Messico. Alÿs spinge un grande blocco di ghiaccio da un punto all’altro della città creando una situazione paradossale dovuta all’impossibilità di compiere con successo la sua azione, osservata e condivisa dalle persone che si trovano via via con lui.
Infine, Pantani-Surace propongono un’immagine di documentazione dell’azione La responsabilità dei cieli e delle altezze svoltasi in Piazza dell’Immaginario nel 2014. Un lavoro che parte dall’idea che la piazza non appartiene al luogo, ma a coloro che la vivono: l’azione, infatti, è accaduta lì, nella nostra piazza, insieme ai residenti/partecipanti che hanno prodotto il messaggio collettivo “ti amo” in lingua cinese, usando la tecnica della xilografia. Una struttura appositamente realizzata ha permesso loro di imprimere i caratteri saltellando e ballando sulla matrice. Questi tre ideogrammi stampati su carta sono appartenuti alla piazza (via Fabio Filzi) finché il passare del tempo e la meteorologia lo hanno permesso. L’immagine che presentiamo è una traccia dell’azione e ci permette di creare legami con il progetto e con il territorio dove è avvenuta, a riprova di come lo status e il valore di opera d’arte siano il momento di relazione e partecipazione creato durante l’azione.

PIAZZA

Nella prima parte del progetto nel 2014 abbiamo deciso di incontrare le persone e abbiamo lavorato su uno dei luoghi più frequentati della nostra città, quest’anno interveniamo anche in uno spazio adibito solamente a parcheggio, tollerato ma non autorizzato. Nell’ottica di recuperare qualsiasi porzione di territorio residua all’interno del quartiere, abbiamo chiesto la collaborazione di una associazione di nuova costituzione, [chì-na], per progettare e realizzare il design di una vera e propria piazza. Il progetto è sviluppato dagli architetti Cosimo Balestri, Emanuele Barili, Olivia Gori, Alberto Gramigni.

DIDATTICA

La sezione didattica è un organo di formazione flessibile con base in Piazza dell’Immaginario e un programma di attività lungo l’intero percorso espositivo. Nei mesi di luglio e agosto sono previsti walking tour, passeggiate itineranti che introdurranno alle opere e agli artisti presenti, fornendo anche un orientamento e una conoscenza del peculiare contesto urbano che integra e ospita il progetto, e laboratori didattici per bambini e famiglie, finalizzati ad avvicinare i bambini e i ragazzi alle tecniche e alle ricerche intraprese da ciascuno degli artisti presenti nel percorso espositivo.

Laboratori didattici per bambini e famiglie.
Date previste: mese di luglio nei giorni di sabato 4-11-18-25 / mese di agosto nei giorni di sabato 1-8-22-29 Orario: 10.00-12.00

Walking tour / visite guidate per adulti
Date previste: mese di luglio nei giorni di sabato 4 e 18 / mese di agosto nei giorni di sabato 1 e 22
Orario: 18.45-20.15


BIOGRAFIE ARTISTI 2015

Francis Alÿs (Anversa, Belgio, 1959) vive e lavora a Città del Messico dal 1986. Nella sua pratica artistica, che vede l’utilizzo di diversi media, è fondamentale il suo essere wanderer, viaggiatore che indaga la società mettendone in risalto valori e contraddizioni, sempre con una prospettiva altra rispetto a quella ufficiale e canonica, e sempre con coerenza tra i suoi progetti artistici e la sua condizione di vita. Tra le più importanti istituzioni internazionali che hanno esposto le sue opere ricordiamo: Wiels, Bruxelles; Tate Modern, Londra; The Renaissance Society, Chicago; Hammer Museum, Los Angeles; Portikus, Frankfurt; MALBA, Buenos Aires; Kunstmuseum Wolfsburg; Musée d’Art Contemporain, Avignone; Centro Nazionale per le Arti Contemporanee, Roma (poi alla Kunsthaus di Zurigo e al Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, Madrid); MoMA, New York e Or Gallery, Vancouver, Canada. Nel 2012, in occasione di dOCUMENTA 13, Alÿs ha esposto a Kabul, tra le rovine del Cinema Behzad riaperto appositamente, il film REEL-UNREEL, fulcro anche della personale che il MADRE di Napoli ha dedicato all’artista nel 2014. Alÿs ha inoltre partecipato a numerose biennali, fra cui la Biennale di San Paolo (2010, 2004 e 1998), la Biennale di Venezia (2007, 2001 e 1999), la Biennale di Shanghai (2002), la Biennale di Istanbul (2001 e 1999) e la Biennale dell’Avana (2000 e 1994).

Olivo Barbieri (Carpi, MO, 1954) studia pedagogia all’Università di Bologna e dal 1971 intensifica il suo interesse sul linguaggio della fotografia. Realizza Flippers 1977-1978, una serie dedicata al ritrovamento di un deposito abbandonato dove si assemblavano pinball machines. Le immagini dei flipper agiscono come deposito della cultura e dell’immaginario di un’intera epoca. Partecipa a Viaggio in Italia, Bari 1984. All’inizio degli anni Ottanta inizia il progetto sull’illuminazione artificiale nella città europea e orientale. Dal 1989 viaggia abitualmente in Oriente, soprattutto in Cina, sviluppando un progetto ancora in corso sui temi del grande cambiamento in atto. Nel 1996 il Folkwang Museum di Essen gli dedica la prima retrospettiva. Nel 2003 inizia il progetto site-specific_ che coinvolge 40 città nel mondo. Le serie site-specific_ 2003-2013, Parks 2003-2014, Real Words 2008-2013, Images 1978-2007, Virtual Truths 1996-2002 e Artificial Illuminations, 1980-2014 raccolgono le sue riflessioni più significative sul rapporto tra realtà, percezione e rappresentazione. Il suo lavoro è stato esposto presso musei, istituzioni e gallerie private in Italia e all’estero; ha al suo attivo numerose pubblicazioni.

Bianco-Valente, Giovanna Bianco (Latronico, PZ, 1962) e Pino Valente (Napoli, 1967), vivono e lavorano a Napoli. Bianco-Valente iniziano il loro sodalizio artistico nel 1994. La loro eterogenea ricerca si concentra sull’analisi dei processi di percezione e definizione della realtà esterna. Attraverso astrazioni visive, video e installazioni ambientali gli artisti vanno ad indagare le dualità tra corpo e mente, realtà e immaginazione, naturale e artificiale. I loro interventi si inseriscono negli spazi evidenziandone le imperfezioni e le peculiarità architettoniche e contemporaneamente traducono la pluralità di relazioni e storie ad essi connesse. Sin dai loro esordi hanno partecipato a numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero e eseguito interventi installativi per importanti istituzioni museali e spazi pubblici, come MAXXI, Roma; Museo Madre, Napoli; Triennale di Milano; Museo Nacional Reina Sofía, Madrid; Kunsthaus di Amburgo; NCCA – National Centre for Contemporary Arts, Mosca. Hanno realizzato progetti site-specific in Libano, in Marocco e a New York.

Pantani-Surace, Lia Pantani (Firenze, 1966) e Giovanni Surace (Vibo Valentia, 1964), collaborano dal 1996 e insegnano all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Tra le diverse partecipazioni: N°1, Museo Laboratorio, Città Sant’Angelo, Pescara, Working Insider, Stazione Leopolda, Firenze; Allineamenti, Trinitatiskirche, Colonia; Mobili, Nosadella due, Bologna; Una giornata particolare, luogo delle possibilità, Teatro Sant’Andrea, Pisa; Au Pair, coppie di fatto nell’arte contemporanea, Fondazione Malvina Menegaz per le Arti e le Culture, Borgo Medievale di Castelbasso, Teramo; Start Point, Sun Studio 74rosso, Firenze; Inventing the memorable, Le Murate, Firenze; La responsabilità dei cieli e delle altezze, Piazza dell’Immaginario, Prato. Tra le mostre personali: Se la memoria mi dice il vero, Certosa Monumentale di Calci, Pisa; Eco e Narciso, Villar Pellice, Torino; Non spiegatemi perché la pioggia si trasforma in grandine, Galleria Nicola Fornello, Prato; Ti amo, Galleria Madder, Londra.

Bert Theis (Lussemburgo, 1952) fa parte di quella generazione di artisti, emersi nel corso degli anni Novanta, che attraverso i loro lavori hanno creato nuove possibilità per le pratiche nello spazio pubblico. I suoi lavori hanno una dimensione filosofica, sociale e politica; la maggior parte di essi è stata creata a partire da spazi specifici della città. Nel corso degli ultimi dieci anni, è stato tra gli organizzatori di due progetti a lungo termine, Isola Art Center e out-Office for Urban Transformation, entrambi riconducibili all’ambito del conflitto urbano tra gli abitanti del quartiere di Isola, il governo della città di Milano e una compagnia multinazionale statunitense. Ha partecipato a numerose manifestazioni internazionali, come la Biennale di Venezia (1995); Sculptur. Projects a Münster (1997); Arte all’Arte (1998); Manifesta (1998); Biennale di Gwangju (2002); Biennale di Tirana (2003); Biennale di Busan (2006) e Biennale di Tapei (2008).

BIOGRAFIE ARTISTI 2014

Andrea Abati (Prato, 1952) si occupa di fotografia dalla fine degli anni Settanta. Punto di partenza del suo lavoro è l’analisi delle trasformazioni del paesaggio architettonico industriale, l’osservazione simbolica della natura antropizzata, l’attenzione all’avvicendarsi delle genti e al mutamento del tessuto sociale della città attraverso un uso della fotografia come strumento di conoscenza e di relazione tra il sé e il mondo. Tra i suoi lavori più noti: I Luoghi del Mutamento, una serie iniziata nel 1988, indubbiamente il progetto di maggiore complessità e anche il più noto, dove urgente è l’attenzione al paesaggio industriale contemporaneo e ai mutamenti della realtà sociale; I Luoghi della Natura (1997), una serie di visioni notturne, oniriche, dove il mare diventa luogo di riflessione sull’identità contemporanea; del 2012 è la serie La Forza della Natura. Dal 2008 si occupa anche di video. Per l’artista abbandonare il concetto di opera e pensare di innescare pratiche artistiche nella sfera pubblica può in certi momenti diventare prioritario, è sua la costruzione di Giardino Melampo/Mandela Garden 1, Prato, 2013. Ha al suo attivo numerose mostre personali e collettive in Italia, Francia, Austria, Belgio, Germania, USA, Canada.

Gabriele Basilico (Milano, 1944-2013) inizia interessandosi alla fotografia sociale ma i suoi campi d’azione privilegiati sono il paesaggio industriale e post industriale, le trasformazioni e l’urbanizzazione del territorio. In tal senso il suo primo progetto è Milano. Ritratti di fabbriche, un lavoro condotto nella periferia ex-industriale di Milano, tra il 1978 e il 1980. Nel 1984 viene invitato a partecipare alla Mission Photographique de la D.A.T.A.R., la più vasta campagna fotografica realizzata in Europa nel XX secolo, organizzata dal governo francese. Nello stesso periodo realizza Porti di mare (1982-88) e nel 1991 la campagna fotografica su Beirut, completamente distrutta dalla guerra. Continua anche la sua ricerca su Milano insieme a indagini su altre città in tutto il mondo, convinto “che in tutte le città ci sono presenze, più o meno visibili, che si manifestano per chi le vuole vedere”. Le sue opere fanno parte di numerose collezioni pubbliche e private internazionali e il suo lavoro è stato esposto presso musei, istituzioni, gallerie private in Italia e all’estero.

Bleda y Rosa, María Bleda (Castellón, Spagna, 1969) e José María Rosa (Albacete, Spagna, 1970), lavorano in coppia dal 1992. Vivono e lavorano a Valencia. Secondo il critico Alberto Martin, il nucleo fondamentale del loro lavoro è la rappresentazione del territorio, con la quale cercano di sottolineare la complessa unione di culture e tempi che la conformano. Così trasformano il genere di paesaggio in immagini con un alto potere evocativo nelle quali si manifesta la loro esperienza dei luoghi fotografati. Il passare del tempo, la traccia e la memoria sono gli elementi che fondano il loro lavoro. Fra le loro mostre individuali più recenti: Galería Fúcares, Madrid; Real Jardín Botánico, Fundación Telefónica e PHE’10 a Madrid; Centro Andaluz de Arte Contemporáneo, Siviglia; Galería Elba Benitez, Madrid; Galería Visor, Valencia; Rosenthal Fine Art, Chicago; Galeria Pedro Oliveira, Porto. Fra le collettive: Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto MART, Centro Andaluz de Arte Contemporáneo CAAC, Sevilla; ForoSur ‘14, Cáceres; Fundació Antoni Tàpies, Barcellona; Fundación Marcelino Botín, Santander; Museo Nacional Reina Sofia MNRS, Madrid; Museu d’Art Contemporani de Barcelona MACBA e Fundación Joan Miró, Barcellona; AA Architectural Association, Londra; Centro Cultural Gabriela Mistral, Santiago de Cile; Musée d’art moderne di Ceret, Francia; Stenersenmuseet, Oslo; Kulturhuset, Stoccolma. Hanno inoltre partecipato a Manifesta 4 e alla 12th International Cairo Biennale.

R.E.P. Revolutionary Experimental Space è un gruppo fondato nel 2004, e attualmente composto da Ksenia Gnilitskaya (Kiev, Ucraina, 1984), Nikita Kadan (Kiev, Ucraina, 1982), Zhanna Kadyrova (Brovary, Ucraina, 1981), Vladimir Kuznetsov (Lutsk, Ucraina, 1976), Lada Nakonechnaya (Dnepropetrovsk, Ucraina, 1982) e Lesia Khomenko (Kiev, Ucraina, 1980). Al momento della costituzione del gruppo tutti i suoi componenti avevano già sviluppato un loro percorso individuale che continuano a portare avanti. Allo stesso tempo in tutti questi anni si sono impegnati in pratiche artistiche collettive, mantenendo viva la loro piccola comunità artistica. Gli eventi politici legati alla Rivoluzione Arancione sono stati gli elementi determinanti per la costituzione del gruppo. Le prime azioni collettive del gruppo si sono svolte in mezzo alla folla di manifestanti in piazza Miadan a Kiev: è stato il vedere le grandi masse che lottavano all’unanimità per una causa comune che li ha portati a lavorare insieme. Un’altra ragione per mantenere vivo il gruppo ancora oggi è la debolezza della scena artistica di Kiev, dove in mancanza di un supporto istituzionale che sostenga l’arte sperimentale, gli artisti formano associazioni che suppliscono a questa assenza. Dal 2007 coinvolgono altri gruppi in progetti comuni proponendo varie forme di collaborazione in unico spazio.


Per informazioni
Dryphoto arte contemporanea
via delle Segherie 33a, 59100 – Prato
www.dryphoto.it
| email: info@dryphoto.it
tel: +39 0574 603186
mob: +39 347 2297801

Ufficio stampa
Silvia Bacci
email: silviabaccistampa@gmail.com
mob: +39 338 6660784


ENGLISH VERSION

/ project curated by Alba Braza 
/ organized by Dryphoto arte contemporanea

/ CONFERENCE
/ Imagine the Chinatowns – Literature of diaspora

/ MOSTRA
/ Piazza dell’Immaginario
/ Location: via Bonicoli, via Filzi, via Mameli, via Giordano, via Pistoiese, Prato
/ Date: 26 June 2015, 6.30 p.m.

Artists: Francis Alÿs, Olivo Barbieri, Bianco-Valente, Pantani-Surace, Bert Theis

Square: project [chì-na], developed by Cosimo Balestri, Emanuele Barili, Olivia Gori, Alberto Gramigni

Partners: Associna and Prato Didattica
In collaboration with: Regione Toscana; Comune di Prato; Camera di Commercio di Prato; Associazione d’Amicizia dei Cinesi di Prato; ASM Ambiente Servizi Mobilità, Prato; Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci nell’ambito del progetto regionale: “Cantiere Toscana Contemporanea”; Ordine degli Architetti di Prato; Supermercati Pam Panorama; Circolo Curiel, Prato, Vannucci Piante, Endiasfalti S.p.A.

Piazza dell’Immaginario is a project founded in 2014 and is designed to meet the need to improve one of Prato’s districts, home to a wide range of cultures, realities, socioeconomic situations, interests and needs in a small area, where Dryphoto arte contemporanea is also based. In the upcoming edition (2015), works by Olivo Barbieri, Bianco-Valente, Pantani-Surace, Francis Alÿs and Bert Theis will be added to those by Andrea Abati, Gabriele Basilico, Bleda y Rosa and R.E.P. Revolutionary Experimental Space, installed in 2014. The exhibit will spread through the district and occupy new spaces with permanent installations, site-specific works and actions. The conference Imagine the Chinatowns – Literature of diaspora, scheduled for the weekend before the exhibition opening, is based on the belief that multidisciplinarity is necessary to understand our era. Speeches will be given by both national and international intellectuals and personalities.
The contamination between different disciplines and the act of moving out of conventional spaces are some of the characteristics of our time. So it may happen, as in this case, that a contemporary art project works on public space and is accompanied by interventions on urban furniture and decoration, engaging citizens interested in doing things aimed at improving the public space around them, offering advantages for the entire city. One of the main challenges is to question the imaginary we have of Oriental culture, and also the imaginary that Eastern culture has of the West; to question ourselves about the imaginary we have of migration, how we imagine realities that are not our own, and how, in any given moment, these realities can actually be shaped by images.
Over the past year, we have tried to offer other possible versions of what the district is, what happens there every day and how citizens make use of public spaces through a range of interventions such as the action by Pantani-Surace involving the public/citizens in the creation of their work, the production of a number of videos in Chinese (visible using QR codes) that describe the exhibition and give information about it, the occupation of spaces dedicated to advertising for the publicizing of the exhibition, the organization of concerts and book presentations in the area around the Piazza dell’Immaginario.
Now, in 2015, a year after the installation of the first works by artists involved in the project, the project will continue with the participation of other artists and their works, destined to become part of that challenge to bring beauty but also create relationships, culture, social networking, enjoyment and the sharing of experiences.

EXHIBITION
Piazza dell’Immaginario

Through the permanent installation of large-format photographs printed on PVC and site-specific works, the district changes along with all the expectations, memories and desires related to the spaces involved. In this edition, works by Olivo Barbieri, Bianco-Valente, Pantani-Surace, Francis Alÿs and Bert Theis will be added to those by Andrea Abati, Gabriele Basilico, Bleda y Rosa and R.E.P. Revolutionary Experimental Space installed in 2014. The exhibit will spread through the district and occupy new spaces with permanent installations, site-specific works and actions that develop the concepts proposed last year. The curatorial narrative began with a selection of photographic works representing public spaces that citizens themselves have turned into spaces to share and in which to cultivate relationships: couples dancing in a square (Gabriele Basilico), playing football in an makeshift field; tending to a little garden in an earthquake-struck area (Andrea Abati). The narrative now ends with Mantova, 1980, by Olivo Barbieri. Once again, a space changed by people who live it: the snow hides a parish football pitch near the river, some dodgem cars in the background. Bianco-Valente will create a site-specific work in via Mameli: the two artists came in Prato in April to visit and experience life in the Macrolotto Zero district and Piazza dell’Immaginario. Large-format photographs printed on PVC will be installed in via Umberto Giordano: the images document actions and interventions by artists reflecting on concepts similar to the ones which first generated Piazza dell’Immaginario. Firstly, Growing House, 2004, by Bert Theis, documents his work produced in Shenzhen, China, in 2004. Theis, who also curated the Isola Art Center project, created specific architectural structures to promote a respectful experience of the space he works in, always bearing in mind the non-commercial use of the space. Secondly, the work Paradox of the Praxis I (Sometimes Doing Something Leads to Nothing) by Francis Alÿs, a photograph that documents the action carried out by the artist in Mexico City in 1997 and that aims to show the beauty of the city without the use of filters. Alÿs pushes a big ice block from one point to another of the city, performing a paradoxical situation based on the impossibility of successfully completing his action, as seen and shared by all the people he meets along the streets. Lastly, Pantani-Surace propose an image from the documentation of their action La responsabilità dei cieli e delle altezze staged in Piazza dell’Immaginario in 2014. This is a work that comes from the idea that a square doesn’t belong to the space but to the people who live there: the action took place there, in our square, together with citizens/participants who produced the collective message “I love you” in Chinese, using woodcutting techniques. A structure created especially for the purpose allowed participants to impress the characters while jumping and dancing on a matrix. These three ideograms printed on paper were installed in the square (via Fabio Filzi) and they remained visible as long as time and weather permitted. The image selected is a trace of that action and allows us to create a link with the place where it happened, to demonstrate that the status and the value of an artwork fits in with the participation during the action.

SQUARE
In the first stage the place selected with a private space for public use, with the highest visitor traffic in the city. In this edition, a private space used only for parking is added. We asked the collaboration of [chì-na], a newly formed association located in the zone, that has supported the project for the design and furnishings of the new Piazza. The project was by the architects Cosimo Balestri, Emanuele Barili, Olivia Gori, Alberto Gramigni.


EDUCATION
The educational section is a flexible structure based in Piazza dell’Immaginario with an activity programme staged throughout the district. The project includes walking tours to introduce artists and works, but also to describe the specific urban context in which the exhibition takes place. The creative workshop for children will focus on contemporary art, starting from the various media used and and issues addressed by the artists involved in the project.

Workshop for children and families:
July: on Saturdays 4-11-18-25 | 10 am – 12 am
August: on Saturdays 1-8-22-29 | 10 am – 12 am

Walking tours for adults:
July: on Saturdays 4 and 18 | 6.45 pm – 8.15 pm
August: on Saturdays 1 and 22 | 6.45 pm – 8.15 pm

2015 ARTISTS’ BIOGRAPHIES
Francis Alÿs (Antwerp, Belgium, 1959) lives and works in Mexico City. He creates works that encompass many media, often involving the participation and presence of the artist. Being a “wanderer”, a traveller exploring society by putting the emphasis on its values and contradictions, is a fundamental element of Francis Alÿs’ artistic development. He always offers a perspective that differs from the official and canonical one, maintaining a coherence between his artistic projects and his own living conditions. Alÿs’ work has been shown in many international institutions, including Wiels, Brussels; The Tate Modern, London; The Renaissance Society, Chicago; Hammer Museum, Los Angeles; Portikus, Frankfurt; MALBA, Buenos Aires; Kunstmuseum Wolfsburg; Musée d’Art Contemporain, Avignon; Centro Nazionale per le Arti Contemporanee, Rome; Kunsthaus, Zurich; Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, Madrid; MoMA, New York; Or Gallery, Vancouver, and the MADRE, Naples. In 2012, on the occasion of dOCUMENTA 13, Alÿs showed his film REEL-UNREEL in Kabul. Alÿs has participated in several biennials: San Paolo (2010, 2004 and 1998), Venice (2007, 2001 and 1999), Shanghai (2002), Istanbul (2001 and 1999) and Havana (2000 and 1994).

Olivo Barbieri (Carpi, province of Modena, 1954) studied pedagogy at University of Bologna, and in 1971 he intensified his interest in photography. He produced Flippers 1977-1978, a work dedicated to an abandoned warehouse used as a pinball machine factory. The images in this series may be considered the storage of culture and the imaginary of an era. He participated in Viaggio in Italia, Bari 1984. In the early 80s, he started working on the artificial illumination of the cities of Europe and the Far East. Since 1989 he has travelled throughout the Far East, especially China, developing his ongoing project about the themes of environmental changes and their representation. In 1996 the Folkwang Museum, Essen, organized his first retrospective. In 2003 he started a new site-specific_ project in 40 cities all over the world. The series site-specific_ 2003-2013, Parks 2003-2014, Real Worlds 2008-2013, Images 1978-2007, Virtual Truths 1996-2002 and Artificial Illuminations 1980-2014 explore the relationship between reality, perception and representation. Barbieri’s work has been shown in many international institutions and galleries, and he has published a great number of photobooks.

Bianco-Valente, Giovanna Bianco (Latronico, PZ, 1962) and Pino Valente (Naples, 1967) live and work in Naples. Bianco-Valente started to work together in 1994. Their artistic practice is focused on the processes of the perception and definition of reality. Through visual abstractions, videos and environmental installations they aim to explore the relationship between body and mind, reality and imagination, nature and artifice. Bianco-Valente’s works underline the imperfections and the architectonical peculiarities of places and fabrics while reproducing stories and relationships connected to them. Their works have been shown in many group and solo shows in Italy and abroad, and they have held installations in many international museums and public spaces, such as the MAXXI, Rome; Museo MADRE, Naples; the Milan Triennial; Museo Nacional Reina Sofia, Madrid; Kunsthaus, Hamburg; NCCA – National Centre for Contemporary Arts, Moscow. They have produced site-specific projects in Lebanon (Becharre), Morocco (Marrakech) and New York (The Kitchen-ISP 2014, Whitney Museum).

Pantani-Surace, Lia Pantani (Florence, 1966) and Giovanni Surace (Vibo Valentia, 1964) have worked together since 1996, and teach at the Fine Arts Academy of Florence. Selected group shows include: N°1, Museo Laboratorio, Città Sant’Angelo, Pescara; Working Insider, Leopolda Station, Florence; Allineamenti, Trinitatiskirche, Cologne; Mobili, Nosadella due, Bologna; Una giornata particolare, luogo delle possibilità, Teatro Sant’Andrea, Pisa; Au Pair, coppie di fatto nell’arte contemporanea, Fondazione Malvina Menegaz per le Arti e le Culture, Borgo Medievale di Castelbasso, Teramo; Start Point, Sun Studio 74rosso, Florence; Inventing the memorable, Le Murate, Florence; La responsabilità dei cieli e delle altezze, Piazza dell’Immaginario, Prato. Selected solo shows: Se la memoria mi dice il vero, Certosa Monumentale di Calci, Pisa; Non spiegatemi perché la pioggia si trasforma in grandine, Galleria Nicola Fornello, Prato; Ti amo, Madder 139, London; The other party (who’s next, dovrebbe piovere su di voi e non su di me), Galleria Die Mauer and enclosure wall of Via Pomeria (playground), Prato.

Bert Theis (Luxembourg, 1952) is one of those artists who stood out in the Nineties for his work in public spaces. His works explore philosophical, social and political issues; most of them are produced on the basis of specific spaces of cities. Over the last ten years, he has organized two long-term projects: Isola Art Center and OUT – the Office for Urban Transformation, working on the urban conflicts between citizens, city government and a multinational company in a district of Milan known as Isola. He has participated in several international artistic events, such as the Venice Biennale (1995); Sculptur. Projects in Münster (1997), Arte all’Arte (1998); Manifesta (1998); Gwangju Biennial (2002); Tirana Biennial (2003); Busan Biennial (2006) and Taipei Biennial (2008).

2014 ARTISTS’ BIOGRAPHIES
Andrea Abati (Prato, 1952) has worked on photography since the late 1970s. The starting point for his work is his analysis of the transformations in the industrial architectural landscape, the symbolic observation of man-impacted nature, the behaviour of people and changes in the social fabric of the city, through the use of photography as a tool of knowledge and relation between oneself and the world. His most famous works include: I Luoghi del Mutamento (Places of Change), a series he began in 1988, undoubtedly his most complex project and also the best known, concentrating on the contemporary industrial landscape and the changes in social reality; the series I Luoghi della Natura (Places of Nature, 1997), nocturnal, dream-like visions and the sea become the place of reflection on contemporary identity, the mutant imaginary suspended between nature and artifice; in 2012 he created the series La Forza della Natura (The Force of Nature). Since 2008 he has also worked on video. For Abati, abandoning the concept of the work and instead triggering artistic practices in the public sphere can become a priority in certain moments, as in the case of his construction of Giardino Melampo/Mandela Garden 1. He has held many solo and group shows in Italy, France, Austria, Belgium, Germany, the USA and Canada.

Gabriele Basilico (Milan, 1944-2013) began his career in the area of social photography, but his main fields of activity were the industrial and post-industrial landscape, the transformations and urbanization of the territory. In this sense, his first project was Milano. Ritratti di fabbriche (Milan, Factory Portraits), shot on the former industrial outskirts of Milan in 1978-80. In 1984 he was invited to take part in the Mission Photographique de la D.A.T.A.R., the largest photographic campaign to be conducted in Europe in the 20th century, organized by the French government. In that same period, he completed Porti di mare (Seaports, 1982-88), and in 1991 he took many photographs in Beirut, which had been completely destroyed by war. He continued his research on Milan and other Italian and European cities, aware of the fact “that in all cities there are more or less visible presences that show themselves to those who want to see them.” His works are included in many international public and private collections, and have been shown in many museums, institutions and private galleries in Italy and abroad.

Bleda y Rosa, María Bleda (Castellón, 1969) and José María Rosa (Albacete, 1970) have worked as a duo since 1992. They live and work in Valencia, Spain. According to the critic Alberto Martin, the fundamental nucleus of their work is the representation of the territory, with which they attempt to underline the complex union of cultures and times that shape the territory. They thus transform the landscape genre into images of great evocative impact, manifestations of their direct experience of the places photographed. The passing of time, traces and memory are the main features of their work. Recent solo shows include: Real Jardín Botánico, Fundación Telefónica and PHE’10 in Madrid; Centro Andaluz de Arte Contemporáneo, Seville; Galería Elba Benitez, Madrid; Galería Visor, Valencia; Rosenthal Fine Art, Chicago; Galeria Pedro Oliveira, Oporto. Group shows: Fundació Antoni Tàpies, Barcelona; Fundación Marcelino Botín, Santander; Museo Nacional Reina Sofia MNRS, Madrid; Museu d’Art Contemporani de Barcelona MACBA and Fundación Joan Miró, Barcelona; AA Architectural Association, London; Centro Cultural Gabriela Mistral, Santiago, Chile; Musée d’art moderne, Ceret, France; Stenersenmuseet, Oslo; Kulturhuset, Stockholm. They took part in MANIFESTA 4 and the 12th International Biennial of Cairo.

 
R.E.P. Revolutionary Experimental Space is a group established in 2004 in Kiev, Ukraine: Ksenia Gnilitskaya (Kiev,Ukraine, 1984), Nikita Kadan (Kiev, Ukraine, 1982), Zhanna Kadyrova (Brovary, Ukraine, 1981), Vladimir Kuznetsov (Lutsk, Ukraine, 1976), Lada Nakonechnaya (Dnepropetrovsk, Ukraine, 1982) and Lesia Khomenko (Kiev, Ukraine, 1980). By the time the R.E.P. group was founded in 2004, all of its members had already developed an artistic personality of their own. They have continued along the same lines ever since. However, for all these years the artists have been engaged in collective art practices, thus maintaining their small art community. The political events of the “Orange Revolution” were a key element in the group’s establishment. The first collective actions of the R.E.P group were carried out in the crowd of protesters in Kiev’s Maidan square: it was the unanimity of broad masses of society struggling for a common political cause that prompted these Ukrainian artists to work together. Another reason to maintain the group, which still counts today, is the weak infrastructure of the Kiev art scene. Lacking an extensive institutional network capable of supporting experimental art, artists form associations to make up for the absence of nonexistent institutions. Since 2007 they have been involving other groups in joint projects, presenting various forms of collaboration in a single space.

INFORMATION
Dryphoto arte contemporanea
via delle Segherie 33a, 59100, Prato
www.dryphoto.it
email: info@dryphoto.it
tel: +39 0574 603186
mob: +39 347 2297801


PRESS OFFICE

Silvia Bacci
email: silviabaccistampa@gmail.com
mob: +39 338 6660784

CHINESE VERSION 

理想的广
项目艺术总监: Alba Braza
: Dryphoto 当代艺术小组

讨讲座《遥想的中国城:大迁徙的故事》
普拉托市, 2015619日,星期五
16:00/20:00

特邀嘉: Valerio Barberis, 城市建设规划厅厅长
讲嘉宾: Giorgio Bernardini, Massimo Bressan, Gary W. McDonogh, Valentina Pedone, Marco Wong

地点: Camera di Commercio, via del Romito 71, Prato

览《理想的广场》
普拉托市, 2015626, 星期五,18:30
参展艺术家 : Francis Alÿs, Olivo Barbieri, Bianco-Valente, Pantani-Surace, Bert Theis
地点: via Filzi, via Mameli, via Giordano, via Pistoiese, Prato

项目合作方
Associna, Prato Didattica

项目支持方
Regione Toscana
Comune di Prato
Camera di Commercio di Prato
普拉托市商会
ASM Ambiente Servizi Mobilità, Prato
Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci nell’ambito del progetto regionale: “Cantiere Toscana Contemporanea”
Ordine degli Architetti di Prato
Circolo Curiel, Prato
Vannucci Piante, Pistoia
Endiasfalti S.p.A.

这块被叫做Macrolotto  Zero的区里,人口密度很大。其中尤为突出的是来自中国的移民,他们来
这里的同时也带来了他们的生活习惯与风俗。
这块城区尽管是普拉托市最具有活力的地区,但是她一直被视作城市里凌乱肮脏的角落。通过我们
项目这里逐步开始融入到城市圈,通过不同阶段的工作来改善该地区。
这片城区慢慢开始变得干净,同时在其一块块被遗弃荒废的角落里树立起了具有国际影响力的艺术
家的作品。
在本届项目活动期间在Umberto  Giordano大道将竖立一座广场,一座由诸多艺术品环绕的的特殊广
场。广场的休闲元素将由一组建筑师来进行设计,他们的设计目的以及设计源泉均来自于这片城区。

《理想的广场》是一个产生于2014年的艺术项目。自它诞生之日起便期望可以将Dryphoto当代艺术
组所在的城区进行优化,使其更加受人欢迎。这块城区有着厚重的文化多元化特征,其中集聚交
织着不同的社会经济现况,价值与需求。在2015年本届项目展期间,我们将展出例如Francis   Alÿs,
Olivo Barbieri, Bianco-Valente, Pantani-Surace以及 Bert Theis艺术家的作品。他们的作品将联
2014Andrea Abati, Gabriele Basilico, Bleda y Rosa以及REP(革命实验小组)经展出过的作品一
进行展示。本次展览将扩大展出地段面积,展览内容包括永久展示以及场域特定艺术展示。
是否拥有跨领域的视角对于能否深刻领会我们现今所处的时代至关重要,为此我们将主办一场题为
《遥想的中国城:大迁徙的故事》的研讨讲座,期间邀请来自国内外的嘉宾前来演讲并以此拉开本
次展览的序幕。

在今年我们着重将焦点聚集在其它向我们讲述这块城区过往的故事,每天都在这里上演的一幕又一
幕以及城区里的人们是如何使用它的公共区域。还记得Pantani-Surace艺术家们如何号召公众以
及居民参与到他们的艺术创作吗?虽然这已经成为了我们的回忆,但是我们还可以通过扫描在广场
悬挂的QR码来观看用中文录制的影像资料。此外通过QR码我们还可以了解不同的展览信息,不
阶段的展览的广告海报信息以及在这片理想的广场上上演的音乐会以及图书推介会等信息。
现在是2015年,我们已经与参与首届展览的艺术作品共同生活了一年,同时我们将继续介绍新的艺
术家加盟。他们的作品同样将参与到向美丽发起的挑战中,引入新的形式来联系彼此,激发情感,
创造文化与社会组织网,分享经历,享受彼此的愉悦。

讨讲座
《遥想的中国城:大迁徙的故事》
本次研讨讲座将从更加宽广的视角,提供一次重新审视中国人迁徙进程的机会。从而能够从全球的
大背景下来将普拉托市这一具体的例子融入其中进行考察。
该研讨讲座宗旨不在于提供任何最终的答案,而是提出开放性的问题来将本土视角提升至全球视
角,期间还将讨论一系列社会文化,文学以及新闻等问题。
应邀参与本次研讨讲座的国内外文化专家人士异彩纷呈,包括了美国宾夕法尼亚布林莫尔学院教师
人类学家Gary W. McDonogh,普拉托IRIS研究中心主席,人类学家Massimo Bressan;佛罗伦萨大
学中国文学文化教Valentina  Pedone以及Associna,  Giorgio  Bernardini荣誉主席、记者、作家
Marco Wong
在致辞仪式结束后,将介绍本届《理想的广场》,与此同时拉开本次研讨会的序幕。


《理想的广场》
过在场域特定艺术展示区设置永久展示作品以及大幅PVC印刷摄影作品,城市的面貌将焕然一
新。在这些展示区域内将唤起人们与之相关的期待,回忆以及期许。
本届参展艺术家Olivo Barbieri, Bianco-Valente, Pantani-Surace, Francis Alÿs以及Bert Theis的作品
联同2014设置的展品一道进行展出。去年参与创作的艺术家包括了Andrea Abati, Gabriele Basilico, Bleda y Rosa 以及REP革命实验小组。
本届展览的面积将扩大,范围增加至上届展览毗邻区域,从而更好地延续宣传展览会的理念。
新增的展览区域包括了Mameli大道以及Giordano大道。

教育项目
教育组是本次《理想的广场》展览所专设的一个部门,目的在于与大众以及前来参观的观众在展览
间开展一系列互动活动。
们将组织一系列步行参观路线,期间向观众介绍本次展览的各项作品以及参与本次展览的艺术
家,从而让观众可以更好理解我们本次展览所在地的周边环境以及特点。
此外本次展览期间还将开设专为青少年儿童举办的教育工作坊,通过操作与创作使用不同的元素来
共同完成本次展览教育的两大目的:
发现并学习当代艺术语言,充分与展品所表达的当代艺术主题与技巧进行互动;
积极参与到展览参观路线中,充分体验艺术知识并了解所居住的城区。在参观期间可以愉悦欣赏这
开放式博物,第一次探索所居住城区的结构以及社会特征。

Dryphoto arte contemporanea
via delle Segherie 33a, 59100, Prato
www.dryphoto.it
email: info@dryphoto.it
tel: +39 0574 603186
mob: +39 347 2297801

新闻通稿组
Silvia Bacci
email: silviabaccistampa@gmail.com
tel: +39 338 6660784

Il design della piazza è un progetto di [chì-na], sviluppato da Cosimo Balestri, Emanuele Barili, Olivia Gori e Alberto Gramigni

/ Sede:  via Umberto Giordano 1, piazzetta Pam
/ Inaugurazione: 26 giugno 2015, ore 18:00

Nella prima tappa di Piazza dell’Immaginario, nel 2014, abbiamo deciso di incontrare le persone e lavorato su uno dei luoghi più frequentati della nostra città, quest’anno interveniamo anche in uno spazio adibito solamente a parcheggio, tollerato ma non autorizzato.
Nell’ottica di recuperare qualsiasi porzione di territorio residua all’interno del quartiere, abbiamo chiesto la collaborazione dell’associazione culturale [chì-na] per progettare e realizzare il design di una vera e propria piazza.

Si tratta di un intervento leggero ma incisivo, in un quartiere dove l’assenza di un luogo pubblico d’incontro per i cittadini rappresenta un problema evidente.
Lo spazio comune è realizzato esclusivamente con i materiali impiegati nella gestione ordinaria delle strade della città. La segnaletica a terra disegna una maiolica restituendo dignità a uno spazio, i tronchi degli alberi abbattuti durante la tempesta di vento dello scorso 5 marzo divengono sedute, la collocazione di alcuni alberi e la realizzazione di una copertura garantiscono ombra e ristoro alle persone. Un nuovo luogo d’incontro per i cittadini, un nuovo spazio pubblico per il quartiere.

La proposta convive con l’esposizione – nella piazzetta Pam sono installate le opere di Bert Theis, Francis Alÿs e Pantani-Surace – e continua a moltiplicare l’immaginario del Macrolotto Zero, i modi di raccontare com’è vivere lì e chi ci vive.

DSCF7365Mpavimento

[chì-na] è un’associazione culturale fondata nel 2014 da Cosimo Balestri, Emanuele Barili, Luca Ficini, Alberto e Guido Gramigni, con sede a Prato. Nasce con l’intento di studiare e approfondire tematiche legate alla cultura, nella sua accezione più ampia, promuovendole in modo creativo e multidisciplinare.

 

Laboratori didattici e visite guidate gratuiti

/ Sede: Piazzetta Pam
/ Realizzati da Prato Didattica. Coordinatore Alessio Zipoli con Ambra Nardini e Emanuel Carfora (in collaborazione con cooperativa Keras)
/ Organizzazione: Dryphoto arte contemporanea

La sezione didattica è un organo di formazione flessibile con base in Piazza dell’Immaginario e un programma di attività lungo l’intero percorso espositivo. Nei mesi di luglio e agosto sono previsti laboratori didattici per bambini e famiglie, finalizzati ad avvicinare i bambini e i ragazzi alle tecniche e alle ricerche intraprese da ciascuno degli artisti presenti nel percorso espositivo, e visite guidate che introdurranno alle opere e agli artisti presenti, fornendo anche un orientamento e una conoscenza del peculiare contesto urbano che integra e ospita il progetto.

L’immagine parla, induce alla riflessione e interagisce con il contesto nel quale è stata collocata. La fotografia e l’opera d’arte che reinventano un luogo. L’arte come espressione che si coniuga a decoro, arredo urbano e alla convivenza civile.

/ Laboratori didattici per bambini e famiglie
Date previste:
luglio nei giorni di sabato 4-11-18-25
agosto nei giorni di sabato 1-8-22-29
Orario: 10:00-12:00

/ Visite guidate per adulti
Date previste:
luglio nei giorni di sabato 4 e 18
agosto nei giorni di sabato 1 e 22
Orario: 18:45-20:15

Per informazioni e iscrizioni:
Dryphoto arte contemporanea
via delle Segherie 33a, Prato
email: info@dryphoto.it
tel: +39 0574 603186
mob: +39 347 2297801

+ info sulla mostra

volantino didattica ok

 

 

/ Convegno
/ Sede: Camera di Commercio di Prato, via del Romito 71
/ Date: venerdì 19 giugno 2015, dalle ore 16:00
/ Organizzazione: Dryphoto arte contemporanea
/ Relatori: Gary W. McDonogh, Massimo Bressan, Valentina Pedone, Giorgio Bernardini, Marco Wong
/ Coordina: Alba Braza

ENGLISH BELOW

Il convegno Immaginare le Chinatown – Letteratura della diaspora rappresenta un’occasione per guardare alla diaspora cinese ampliando il campo di osservazione e provando a contestualizzare la situazione locale attraverso una riflessione di più ampio respiro che prenda in considerazione il fenomeno su scala globale.
Nella convinzione che una visione multidisciplinare sia fondamentale per la comprensione della nostra epoca, il nostro lavoro non si è limitato a un unico campo di studio ma ne ha compresi diversi e svariate sono state le nostri fonti. Il convegno stesso è per noi una fonte alla quale attingere per realizzare i nostri obiettivi, una condivisione di conoscenza attraverso l’arte contemporanea.
Il convegno non intende dare risposte definitive ma piuttosto aprire questioni, alternando la prospettiva locale a quella globale in un fertile dialogo che correrà sul doppio binario delle questioni socioculturali da un lato e letterarie e giornalistiche dall’altro. Tra gli intellettuali e le personalità nazionali e internazionali invitati ci sono gli antropologi Massimo Bressan, Gary W. McDonogh; Giorgio Bernardini, Valentina Pedone e Marco Wong.
Il convegno, dopo i saluti istituzionali, partirà dalla presentazione della nuova edizione di Piazza dell’Immaginario.

PROGRAMMA

Saluti di accoglienza: Luca Giusti, Presidente della Camera di Commercio di Prato
Saluti istituzionali: Valerio Barberis, Assessore all’Urbanistica e ai Lavori Pubblici, Comune di Prato

Relatori invitati (per ordine d’intervento)
Gary W. McDonogh: Cronotopi e Caleidoscopi: le Chinatowns globali
Massimo Bressan: Diversità e separazione nel Macrolotto 0di Prato

Pausa

Valentina Pedone: Immaginari stratificati: verso una cultura sinoitaliana
Giorgio Bernardini: I motivi di un conflitto (generazionale) destinato a modificare gli spazi
Marco Wong: La letteratura e l’identità delle seconde generazioni

Interventi dal pubblico

 

VIDEO

Presenta: Valerio Barberis, Assessore all’Urbanistica e ai Lavori Pubblici, Comune di Prato. Vittoria Ciolini, Dryphoto arte contemporanea. Alba Braza, curatrice del progetto.

Relatori: Gary W. McDonogh: Cronotopi e Caleidoscopi: le Chinatowns globaliMassimo Bressan: Diversità e separazione nel Macrolotto 0” di Prato

Relatori: Valentina Pedone: Immaginari stratificati: verso una cultura sinoitaliana. Giorgio Bernardini: I motivi di un conflitto (generazionale) destinato a modificare gli spazi. Marco WongLa letteratura e l’identità delle seconde generazioni

 

Interventi dal pubblico

 

SINTESI DEGLI INTERVENTI

Gary W. McDonogh
Cronotopi e Caleidoscopi: le Chinatowns globali

Le Chinatown sono dovunque nel mondo, le città e nazioni che le ospitano hanno percepito in modi differenti la formazione di queste complesse enclavi, come esotiche reliquie, centri di modernità, minacce invasive o luoghi misteriosi. La varietà delle Chinatown in Europa, Nord America, America Latina, Australia, Asia e Africa dimostra che mentre gli immigrati di origine cinese si relazionano nello spazio e nel tempo con la loro patria e le altre Chinatown, col tempo persone e comunità complesse si sono adattate in maniera creativa alle opportunità offerte dalla città, producendo nuove forme di cittadinanza e cultura che vanno dalle stripmall Chinatown suburbane degli Stati Uniti meridionali alla rinascita di antiche aree industriali urbane in Europa, alle comunità commerciali e recintate del Global South. Apprezzando la varietà e la capacità di adattamento al contesto dei cronotopi cinesi culture dello spazio/tempo approfondiamo la conoscenza delle nostre città e dei cambiamenti avvenuti a livello globale. La ricerca sul campo, in settanta Chinatown del mondo di trenta diverse nazioni, vuole dimostrare come lo studio delle Chinatown sia sempre più importante nella riflessione sulle città.

/ Gary W. McDonogh è direttore del dipartimento di Sviluppo e struttura delle città presso il Bryn Mawr College in Pennsylvania (USA). Come antropologo, si è occupato a lungo delle Chinatown del mondo, conducendo ricerche in Europa, America Latina, Stati Uniti, Australia e Asia. Su questo tema ha pubblicato diversi articoli in riviste e volumi, tra i quali ricordiamo “Chinatowns: Social Movements, Urban Conflict, and Global Scalein Quaderns-E (Institut Català dAntropologia, Barcellona, 2014); Negotiating Global Chinatowns: Difference, Diversity and Connectionin Cambio. Rivista sulle trasformazioni sociali (Università di Firenze, 2013) con Cindy Wong; Beside Downtown: Chinatowns and Global Downtownscon Cindy Wong in G. McDonogh e M. Peterson, Global Downtowns (University of Pennsylvania, 2012); Haunting Places: Chinatowns, Suburbs and Citiesin Bulletin of the Society of Comparative Literature (Hong Kong University, 2006).

Massimo Bressan
Diversità e separazione nel Macrolotto 0di Prato

Le immagini più popolari della Chinatown pratese nello spazio dellopinione pubblica italiana e internazionale sono riconducibili a una forma di malinconia che si innesta su uno dei cambiamenti più radicali della nostra società: la progressiva scomparsa dellindustria e del lavoro manifatturiero. In questo quadro la presenza cinese nella città è stata descritta come un pericolo incombente, l’“assedio cinese, oppure come unentità incompatibile con la cultura locale, il distretto parallelo.
Se la retorica politica locale aveva promosso nel secolo scorso una rappresentazione dinamica della citt
à, orientata al futuro e allinnovazione – capace di coinvolgere in questa operazione importanti intellettuali, studiosi e artisti internazionali -, il decennio che abbiamo alle spalle ha proiettato allesterno limmagine di un distretto industriale privo di intenzionalità, vittima di processi eterodiretti, bisognoso di assistenza e privo di una chiara prospettiva di sviluppo.
Queste rappresentazioni dei fenomeni sociali ed economici sono parziali e fortemente
connotate dagli orientamenti ideologici dominanti. La società locale è assai più creativa e si confronta quotidianamente con la diversità producendo strategie di gestione del cambiamento che lasciano intravedere prospettive alternative a quella della separazione tra i gruppi sociali.

/ Massimo Bressan, antropologo, è presidente di IRIS e tra i fondatori della SIAA (Società Italiana di Antropologia Applicata). Le sue specializzazioni sono lantropologia economica e urbana applicata ai processi di cambiamento delle città e dei sistemi economici locali. È autore, con Sabrina Tosi Cambini, del volume Zone di transizione. Etnografia nei quartieri e nello spazio pubblico (Mulino, Bologna, 2011). Nel 2013 ha curato il numero 6 della rivista Cambio: Città e quartieri in trasformazione (http://www.cambio.unifi.it/CMpro-v-p-83.html). Insieme allantropologa americana Elizabeth Krause ha pubblicato nel numero 1/2014 della rivista Mondi Migranti larticolo Ho un luogo dove lavoro e un luogo dove abito. Diversità e separazione in un distretto industriale in transizione. Insieme a Loretta Baldassar, Graeme Johanson e Narelle McAuliffe ha curato il volume Chinese migration to Europe. Prato, Italy and Beyond (Palgrave, 2015).

Valentina Pedone
Immaginari stratificati: verso una cultura sinoitaliana

Con questo intervento si vuole presentare il contributo alla cultura contemporanea italiana da parte delle persone di origine cinese che abitano e lavorano in Italia. Spesso marginalizzate, larte e la letteratura dei migranti o delle seconde generazioni sono in realtà parte integrante dello sfaccettato patrimonio culturale dellItalia di oggi. Durante lincontro si presenteranno i principali scrittori di origine cinese in Italia, così come i registi, i musicisti, gli attori e i drammaturghi di origine cinese che esprimono la loro creatività in Italia, sfatando così il mito che la presenza cinese in Italia sia interessata solo a lavoro e guadagno.

/ Valentina Pedone è ricercatore presso lUniversità di Firenze, dove insegna Lingua e Letteratura Cinese. Da anni si occupa di bilinguismo, seconde generazioni e migrazione cinese. Su questi temi ha pubblicato diversi articoli e volumi in Italia e allestero, tra i quali ricordiamo Filosofare randagio (Hoepli, 2010) con Wang Shou, A Journey to the West. Observations on the Chinese Migration to Italy (Firenze University Press, 2013) e Letteratura cinese contemporanea (Hoepli, 2015) con Serena Zuccheri.

Giorgio Bernardini
I motivi di un conflitto (generazionale) destinato a modificare gli spazi

Si pensa alla comunità cinese di Prato come ad un’unità, in realtà al suo interno ci sono notevoli differenze e conflitti. Uno scontro decisivo è quello fra padri e figli. Da una parte quelli arrivati in Italia per sfuggire alla povertà. Il “periodo Prato” è il loro prezzo per un premio da riscuotere in Patria, dove intendono tornare. Dall’altra quelli nati qui, i loro figli, che chiedono ai rivali (i genitori) di rinunciare al proprio sogno per il loro, quello di restare. Gli eserciti non parlano nemmeno la stessa lingua: la seconda generazione ha imparato l’italiano. Chi vince impone un modello. Il futuro economico e sociale della città, la direzione del suo sviluppo, dipendono dai risultati di questo conflitto.

/ Giorgio Bernardini, giornalista e scrittore, laureato in Sociologia, ha scritto per Il Sole 24 Ore, l’Agi, Il Messaggero, attualmente scrive per il Corriere della Sera ed è corrispondente dell’Ansa. Come scrittore ha pubblicato Chen contro Chen, la guerra che cambierà Prato (Round Robin Editrice, 2014).

Marco Wong
La letteratura e l’identità delle seconde generazioni

La letteratura migrante ha l’importante funzione di far conoscere le comunità straniere al resto della società attraverso la propria autorappresentazione. Nei paesi in cui i fenomeni migratori sono più recenti, come l’Italia, questo sforzo rappresenta anche un momento identitario non solo per il messaggio contenuto nella letteratura eventualmente prodotta, ma anche perché si costruiscono modelli alternativi agli stereotipi che vogliono i cinesi esclusivamente legati a particolari situazioni, di lavoro e di vita sociale. In altri paesi europei, come in Francia, i cinesi della diaspora riescono a costituire un movimento letterario importante che esprime addirittura un premio Nobel per la letteratura mentre in Italia l’immagine dei cinesi rimane ancora ferma agli stereotipi oppure avvolta ancora nel mistero più profondo.

/ Marco Wong è Presidente Onorario di Associna (Associazione seconde generazioni cinesi) ed è stato direttore editoriale del mensile bilingue It’s China. Come scrittore ha pubblicato nel 2010 il suo libro di esordio Nettare rosso (Compagnia delle lettere) e nel 2012 il racconto Appuntamento olimpico (Lite Editions).

ENGLISH VERSION

/ Conference
/ Location: Camera di Commercio di Prato, via del Romito 71
/ Date: venerdì 19 giugno 2015, dalle ore 16:00
/ Organization: Dryphoto arte contemporanea
/ Speakers: Gary McDonogh, Massimo Bressan, Valentina Pedone, Giorgio Bernardini, Marco Wong
/ Coordination: Alba Braza

The conference will constitute an opportunity to talk about the Chinese diaspora, broadening perspectives in order to reflect on the local context with a view to the global situation. In the firm belief that multidisciplinarity is necessary to understand our time, our work is not limited to a specific field but extended to several ones, using a range of sources. The conference itself represents a source for our work, a tool for the achievement of our goal and an occasion to share knowledge through contemporary art. The conference doesnt claim to give any definitive answers, but rather to raise questions instead. It will consider the local and global situation in a fertile dialogue focused on both social/ cultural issues and literary/journalistic ones. The national and international intellectuals and personalities invited include the anthropologists Gary W. McDonogh, professor at Bryn Mawr College, Pennsylvania (USA) and Massimo Bressan, president of Istituto di Ricerca IRIS (Prato); Valentina Pedone, professor of Chinese language and literature at the University of Florence, Marco Wong, writer and honorary president of Associna, Giorgio Bernardini, journalist and writer. After the institutional greetings, the conference will get underway with a presentation of the new edition of Piazza dellImmaginario.

SCHEDULE

Greetings: Luca Giusti, President of Camera di Commercio di Prato
Institutional greetings: Valerio Barberis, Assessore allUrbanistica e ai Lavori Pubblici, Comune di Prato
Presentation of Piazza dell
Immaginario project: Vittoria Ciolini, Dryphoto arte contemporanea and Alba Braza, curator

Speakers:
Gary W. McDonogh, Chronotopes and Kaleidoscopes: Global Chinatowns
Massimo Bressan, Diversity and separation in the Macrolotto 0district in Prato

Break

Valentina Pedone, Stratified imaginaries: towards a Chinese-Italian culture
Giorgio Bernardini, The reasons of a (generation) conflict and its consequences
Marco Wong, Literature and identity of the second-generations

Comments from public

SPEECHES

Gary McDonogh
Chronotopes and Kaleidoscopes: Global Chinatowns

Chinatowns are ubiquitous in the modern world, yet host cities and nations have experienced the formation of these complex enclaves differently reading them as exotic relics, centers of modernity, invasive threats and places of mystery. Yet, the sheer variety of Chinatowns in Europe, North America, Latin America, Australia, Asia and Africa shows that while Chinese immigrants do negotiate relations of space and time with their homeland and other Chinatowns, over time, people and more complex communities adapt creatively to urban opportunities producing new forms of citizenship and culture ranging from the suburban stripmall Chinatowns of the U.S. Sunbelt to the rebirth of older urban industrial areas in Europe to malls and gated communities across the Global South. By appreciating the variety and adaptation of Chinese chronotopes cultures of place and time we learn about our own cities as well as changing global connections. This draws on fieldwork in 70 Chinatowns worldwide in 30 countries as well as a renaissance in film and studies that make Chinatowns ever more important in urban thinking.

/ Gary W. McDonogh is an anthropologist and professor at Bryn Mawr College in Pennsylvania (USA). He has been studying Chinatowns of the world for a long time. He has published several articles about Chinatowns: Chinatowns: Social Movements, Urban Conflict, and Global Scale in Quaderns-E(Institut Català dAntropologia, Barcellona, 2014) and Negotiating Global Chinatowns: Difference, Diversity and Connection in “Cambio. Rivista sulle trasformazioni sociali” (University of Florence, 2013) with Cindy Wong.

Massimo Bressan
Diversity and separation in the Macrolotto 0district in Prato

The most popular images of Prato Chinatown in the international and national public opinion is referable to a nostalgic vision of the city, related to the progressive crisis of manifacturing industry. So Chinese people has been described as a threat and their presence as the Chinese siegeor the parallel district, something incompatible with local culture. In the last century local politics promoted a dynamic representation of Prato as a city oriented towards future and innovation and capable of involving important international intellectuals and artists. In the last decade, on the other hand, Prato seemed to be an industrial district without any intentionality and perspective of development. This kind of social and econimic representation is strictly connected to politics and dominant ideological orientations. Local society is more creative and daily faces with diversity and changes producing alternative strategies to social separation.

/ Massimo Bressan, anthropologist, is the president of IRIS and one of the founders of SIAA (Società Italiana di Antropologia Applicata). His specializations are economic and urban anthropology applied to local districts and economic systems. He published the volume Zone di transizione. Etnografia nei quartieri e nello spazio pubblico (Mulino, Bologna, 2011) together with Sabrina Tosi Cambini. In 2013 he edited issue 6 of the magazine “Cambio: Città e quartieri in trasformazione” (http://www.cambio.unifi.it/CMpro-v-p-83.html). Together with the American anthropologist Elizabeth Krause he published in issue 1/2014 of the magazine “Mondi Migranti”, the article Ho un luogo dove lavoro e un luogo dove abito. Diversità e separazione in un distretto industriale in transizione. Together with Loretta Baldassar, Graeme Johanson and Narelle McAuliffe he published the volume Chinese migration to Europe. Prato, Italy and Beyond (Palgrave, 2015).

Valentina Pedone
Stratified imaginary: towards a Chinese-Italian culture

The focus of the speech will be on the contribution to Italian contemporary culture that comes from Chinese people who live and work in Italy. Art and literature by immigrants and second-generations are often marginalized but, nowadays, they represent an integral part of Italian culture. So we will talk about the most important writers, directors, musicians, actors and dramatists of Chinese origin that express their creativity here in Italy, demonstrating that Chinese presence in Italy is not only related to business.

/ Valentina Pedone is a researcher at the University of Florence, where she teaches Chinese language and literature. She works on bilinguism, second-generations and Chinese migration. She has published several articles and books on these issues: Filosofare randagio (Hoepli, 2010), A Journey to the West. Observations on the Chinese Migration to Italy (Florence University Press, 2013) and Letteratura cinese contemporanea (Hoepli, 2015) with Serena Zuccheri.

Giorgio Bernardini
The reasons of a (generation) conflict and its consequences

We use to think that Chinese people of Prato form a united community, but there are many conflicts inside it, actually. A decisive one is that between fathers and sons. For the fathers, who arrived in Italy to run away from poverty, the Prato periodis the price they pay for a reward to be gathered in China, where they want to come back. The sons ask fathers to give up on their dream because they have a dream too, stay. The two armies do not speak the same language neither: the second generation can speak Italian. Who wins imposes his choices. The economic and social future of the city and its development dipend on the results of that conflict.

/ Giorgio Bernardini, a Sociology graduate, is now a journalist and writer. He has written for Italian daily newspapers such as Il Sole 24 Ore, Il Messaggero and Agi. At the moment he writes for Corriere della Sera and he is a correspondent for the news agency Ansa. As a writer he has published Chen contro Chen, la guerra che cambierà Prato (Round Robin Editrice, 2014).

Marco Wong
Literature and identity of the second-generations

Literature of diaspora plays an important role in immigrants communities because it may help them to be known by the rest of society through their self-representation. In those countries where migration is a recent phenomenon, this effort represents a moment of affirmation of identity because of the messages that literature contains and also because the stereotype of Chinese people can be upset through literature. In some European countries, such as France, Chinese immigrants manage to constitute a literary movement that includes even a Nobel Literature Prize. In Italy, on the other hand, the imaginary of Chinese people is still connected to stereotypes.

/ Marco Wong honorary president of Associna (second-generation Chinese association). He has served as the editorial director of the bilingual monthly magazine Its China. As a writer, he published his first book Nettare rosso (Compagnia delle lettere) in 2010 and the short story Appuntamento olimpico (Lite Editions) in 2012.

Progetto a cura di Alba Braza
/ Organizzazione: Dryphoto arte contemporanea

Comunicato stampa

/ Convegno + info
Immaginare le Chinatown – Letteratura della diaspora
/ venerdì 19 giugno 2015

Mostra

Piazza dell’Immaginario
venerdì 26 giugno 2015
ore 18:30

sede: via Bonicoli, via Filzi, via Mameli, via Giordano, via Pistoiese, Prato
artisti: Francis Alÿs, Olivo Barbieri, Bianco-Valente, Pantani-Surace, Bert Theis

piazza: progetto [chì-na], sviluppato da Cosimo Balestri, Emanuele Barili, Olivia Gori, Alberto Gramigni

Partner del progetto
Associna e Prato Didattica

In collaborazione con:
Regione Toscana
Comune di Prato
Camera di Commercio di Prato
Associazione d’Amicizia dei Cinesi di Prato
ASM Ambiente Servizi Mobilità, Prato
Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci nell’ambito del progetto
regionale: “Cantiere Toscana Contemporanea”
Ordine degli Architetti di Prato
Circolo Curiel
Supermercati Pam Panorama
Vannucci Piante
Endiasfalti S.p.A.

ARCHIVIO

Piazza dell’Immaginario si prende cura, a modo suo, del quartiere. Ma chi si prende cura di Piazza dell’Immaginario?
Dopo qualche mese dalla sua inaugurazione, un utile bando interprovinciale si propone di finanziare, grazie a consistenti fondi messi a disposizione dal Governo, lavori di utilità collettiva da assegnare ai soggetti colpiti dalla crisi industriale del distretto di Prato. Ed ecco che a prendersi cura di Piazza dell’Immaginario arriva Vincenzo De Caro.
Vincenzo tiene la piazza pulita e in ordine, fa piccoli lavori di manutenzione, ha piantato anche le rose nelle aiuole che si affacciano su via Pistoiese. Ma soprattutto Vincenzo è da subito entrato nello spirito del progetto e si è avvicinato a coloro che vivono Piazza dell’Immaginario, per primi gli esercenti che gestiscono e lavorano nelle diverse attività commerciali che su di essa si affacciano. Vincenzo cerca e coltiva il dialogo con gli altri abitanti della piazza coinvolgendoli per stabilire regole condivise che permettano a tutti, ognuno per la sua piccola parte e ognuno con la sua piccola dose di attenzione quotidiana, di contribuire alla cura di Piazza dell’Immaginario e quindi della parte di quartiere che loro abitano.


Nell’introduzione della pubblicazione Piazza dell’Immaginario Alba Braza scriveva che l’operazione che andavamo a fare “… non solo cambierà quello che immaginiamo accada nella piazza ma aprirà nuove possibilità d’immaginarla e ricordarla.”
Già, a soli cinque mesi dall’apertura, in Piazza dell’Immaginario, sono avvenuti sostanziali cambiamenti, alcuni assolutamente imprevedibili e impensabili. Fra questi sottolineiamo l’uso di una parte della piazza che per alcune ore del giorno viene sottratta alla macchine e diventa luogo di incontro ed intrattenimento, di interazione e socializzazione. Per queste ragioni e in vista della continuazione del progetto desideriamo informare su ciò che accade in Piazza dell’Immaginario.

/ Data: 30 settembre 2014
/ Organizzazione Circolo E. Curiel
Concerto di Gong di Enzo Milone.

/ Data: 11 settembre 2014
/ Organizzazione: Dryphoto arte contemporanea
Uninspired Architecture Marco Mazzi, Emanuele Porcinai. Lettura e musica per presentare il libro di Marco Mazzi Uninspired Architecture, spazio e memoria pubblica in Albania. 

ENGLISH VERSION

In the introduction to the publication Piazza dell’Immaginario Alba Braza wrote that the operation we were about to do would “not only change what we imagine will happen in the Piazza, but also open up new possibilities for imagining it and remembering it.” Already, just five months after the opening, substantial changes have indeed taken place in Piazza dell’Immaginario, some of them absolutely unpredictable and unthinkable. Among them, we can emphasize the use of part of the square, that for several hours of the day has been freed of cars and has become a place of encounter and entertainment, interaction and socializing. For these reasons, and with the continuation of the project in mind, we would like to inform you about what is happening at Piazza dell’Immaginario.

/ Date: 30 September 2014
/ Organized by: Circolo E. Curiel
Concerto di Gong di Enzo Milone.

/ Date: 11 September 2014
/ Organized by: Dryphoto arte contemporanea
Uninspired Architecture Marco Mazzi, Emanuele Porcinai. Reading and music to present the book by Marco Mazzi Uninspired Architecture, spazio e memoria pubblica in Albania. 

 

a cura di Alba Braza

/ Tappa  #3
/ Inaugurazione: 30 maggio ore 18.00 via Pistoiese 142/146 – via Fabio Filzi 39, Prato
/ Organizzazione: Dryphoto arte contemporanea
/ Evento promosso da Assessorato all’Ambiente del Comune Prato, ASM Ambiente Servizi Mobilità e Circolo Eugenio Curiel, in collaborazione con Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Associna, Associazione Cinese di Li Shui, con l’adesione di Comitato di via Pistoiese Macrolotto Zero, Italia Nostra sezione di Prato

/ Artisti: Gabriele Basilico, Andrea Abati, Bleda y Rosa, Pantani-Surace, R.E.P. Revolutionary Experimental Space

ENGLISH BELOW

BLEDA Y ROSA BURRIANA

Bleda y Rosa, Burriana, dalla serie Campos de fútbol, 1993. Veduta della mostra Piazza dell’Immaginario

Piazza dell’Immaginario è un progetto a cura di Alba Braza, organizzato da Dryphoto arte contemporanea, con opere di Gabriele Basilico, Andrea Abati, Bleda y Rosa, Pantani-Surace, R.E.P. Revolutionary Experimental Space.
Terza tappa del progetto, iniziato nel febbraio 2014, è stata la posa delle opere che occupano i muri della zona dove via Fabio Filzi e via Pistoiese sono messe in comunicazione attraverso un passaggio, da oggi identificata con il nuovo toponimo di Piazza dell’Immaginario. Attraverso le immagini scelte si raccontano storie anonime e quotidiane che contengono una certa sensazione di nostalgia che di solito proviamo quando ricordiamo o immaginiamo il passato. Storie brevi che non hanno mai occupato copertine, ma che abitano nella nostra memoria: quel campo da calcio dove giocavamo la domenica, quella volta che ho letto ti amo scritto sul muro e sapevo che era stato scritto per me, quella canzone che ogni volta che veniva suonata la ballavamo insieme nella piazza o i primi germogli verdi che venivano dal niente, senza attendere quello che avevano intorno. Tutte le opere faranno parte dello spazio per un tempo determinato, ricordando che attraverso il prendersi cura dello spazio che ci circonda si può contribuire al benessere di chi lo abita, aprire nuove modalità di contatto, reti di relazioni e di affetto, dove il dialogo diventa l’unico modo per immaginare ipotesi da portare a termine. Il prendersi cura dello spazio è cominciato nella tappa #2 con i lavori di collocazione di alcune panchine, di una rastrelliera per le biciclette, con il ripristino di vecchie fioriere: un cambiamento d’immagine dello spazio che viene rafforzato dalla scelta di pulire e imbiancare parte dei muri della piazza, riflettendo su cosa è una piazza attraverso i diversi video messaggi ricevuti che raccontano visioni personali.
Borgo San Lorenzo di Andrea Abati, trittico che fa parte della serie La Forza della Natura, 2014, è il primo punto della piazza. Una stampa di grande formato in PVC che dà continuazione a questa serie, in parte acquisita dal reparto ostetricia del nuovo Ospedale di Prato. Tre immagini, prese dal basso verso l’alto, della pianta chiamata albero di Giuda ai lati e di un noce nel centro, che ci mostrano la bellezza della natura e ci fanno vedere un cielo che sorveglia da un altro punto di vista quello che accade sulla terra. Sebbene Abati sia interessato ad approfondire l’idea di bellezza come la abbiamo imparata e sviluppata attraverso la storia dell’arte, e dunque qualcosa di gradevole e per ciò buona per noi, La Forza della Natura accenna a una visione della natura come un potere fuori dal nostro controllo. Gli scatti, infatti, sono stati realizzati in un territorio distrutto da un grande terremoto, un territorio devastato e ripreso dalla e grazie alla stessa natura.
Di fronte troviamo Burriana di Bleda y Rosa, fotografia in bianco e nero che fa parte della serie Campos de fútbol, 1993. Questa serie raccoglie fotografie di diversi campi da calcio trattati come se fossero spazi quotidiani, adatti per qualsiasi tipo di gioco e forse per la competizione di basso livello. Si tratta di spazi vuoti, abbandonati e in disuso, periferici, a volte indeterminati, senza una specifica funzione e spesso definiti solo dall’uso che ne viene fatto, cosicchè è proprio la nostra memoria che ne determina di nuovo la funzione. Bleda y Rosa, che ben conoscono e apprezzano il lavoro di Bernd e Hilla Becher, riflettono sul passare del tempo in relazione allo spazio geografico parlando di un genere di luogo e non di un luogo determinato, che però la nostra memoria riconosce come se fosse un suo luogo. Attualmente Campos de fútbol fa parte della collezione del Museo Nacional Reina Sofía MNRS, Madrid, e del Centro Gallego de Arte Contemporáneo CGAC, Santiago de Compostela, Spagna.
In galleria troviamo la prima delle tre opere che formano Patriotism. Hymn, un progetto mobile che dal 2006 è stato presentato in USA, Olanda, Italia e altri paesi. Il lavoro utilizza un alfabeto di logotipi che forma un linguaggio universale. Giocando con la memoria collettiva, si ispira alla propaganda sovietica e alle tecniche di comunicazione politica che ancora permangono nella democrazia locale. Una miscela di ironia, umorismo e attività sovversiva, nascosta dal modo in cui vengono usati questi loghi, permette agli artisti di combinare vari stereotipi e pezzi di informazioni sull’Ucraina e l’Europa e di toccare temi come l’immigrazione, la diffusione della conoscenza o la corruzione. Patriotism. Hymn è dedicato all’idea di un’Europa unita, ai suoi vantaggi e ideali, e anche alla figura dell’Altro, la cui impaziente attesa di riconoscimento e di inclusione aiuta l’Unione Europea a apparire così desiderata.

R.E.P. Revolutionary Experimental Space, Patriotism. Hymn, 2006

R.E.P. Revolutionary Experimental Space, Patriotism. Hymn, 2006

R.E.P. Revolutionary Experimental Space, Patriotism. Hymn

R.E.P. Revolutionary Experimental Space, Patriotism. Hymn

Il parcheggio di via Fabio Filzi accoglie anche La responsabilità dei cieli e delle altezze di Pantani-Surace, che parte dall’idea degli artisti che la piazza non appartiene al luogo ma a coloro che la vivono e perciò è stato proprio lì, in piazza, e insieme a loro, i residenti/partecipanti, che il 24 aprile, si è svolta l’azione di produzione del messaggio collettivo proposto dagli artisti: “ti amo”. Sebbene questo messaggio sia ormai diventato una caratteristica del loro lavoro, questa volta é scritto in cinese, 我愛你, usando la tecnica della xilografia, con la collaborazione di coloro che hanno partecipato a questa azione, facendosi protagonisti e conduttori sottili di altri modelli possibili di convivenza. I tre caratteri, stampati su carta, sono affissi su tre muri diversi.
La facciata del Circolo Eugenio Curiel accoglie, infine, Dancing in Emilia di Gabriele Basilico, una fotografia dalla serie Dancing in Emilia, nata da una commissione del mensile Modo che nel 1978 ha incaricato Basilico di eseguire una ricerca sulle discoteche in Emilia-Romagna. Una delle sue serie meno conosciute che racconta del suo primo approccio alla fotografia, di tipo sociale, vicino al reportage impegnato. L’atteggiamento di Basilico è ponderato – lo stesso che poserà in seguito sulle architetture e sulle città nelle fotografie che lo hanno reso famoso in tutto il mondo – e privo della consueta velocità che caratterizza lo scatto “rubato”, cardine della fotografia di reportage. Forse proprio per questo, le immagini della serie, da cui è tratta quella che presentiamo, esprimono tutta la loro forza e ci trasmettono semplicemente la gioia, il benessere che le persone provavano in quel momento. Trecento chilometri di dancing, balli e rituali del sabato sera, che per anni hanno caratterizzato la vita delle cittadine e dei paesi di periferia: un ricordo di socialità e di genuinità.
Piazza dell’Immaginario dà così continuità a un modello di lavoro che propone una riflessione sul rapporto fra arte/fotografia e territorio e sul ruolo che assume l’arte all’interno del contesto urbano, trasformando lo spazio in una finestra aperta al sogno e cambiando quello che immaginiamo e ricordiamo accadere in questa piazza.

Piazza dell’Immaginario è accompagnata da una pubblicazione.

Pantani-Surace, La responsabilità dei cieli e delle altezze

Pantani-Surace, La responsabilità dei cieli e delle altezze

_MG_5082m

Gabriele Basilico, Dancing in Emilia

Gabriele Basilico (Milano, 1944-2013) inizia interessandosi alla fotografia sociale ma i suoi campi d’azione privilegiati sono il paesaggio industriale e post industriale, le trasformazioni e l’urbanizzazione del territorio. In tal senso il suo primo progetto è Milano. Ritratti di fabbriche, un lavoro condotto nella periferia ex-industriale di Milano, tra il 1978 e il 1980.  Nel 1984 viene invitato a partecipare alla Mission Photographique de la D.A.T.A.R., la più vasta campagna fotografica realizzata in Europa nel XX secolo, organizzata dal governo francese. Nello stesso periodo realizza Porti di mare (1982-88) e nel 1991 la campagna fotografica su Beirut, completamente distrutta dalla guerra. Sono anni di intenso lavoro e le commissioni da privati ed enti pubblici sono sempre più numerose. Continua la sua ricerca su Milano insieme a indagini su altre città italiane ed europee, convinto “che in tutte le città ci sono presenze, più o meno visibili, che si manifestano per chi le vuole vedere”. Amburgo, Barcellona, Bari, Beirut, Berlino, Bilbao, Francoforte, Genova, Graz, Istanbul, Lisbona, Liverpool, Losanna, Madrid, Milano, Mosca, Nizza, Palermo, Parigi, Rio de Janeiro, Roma, Rotterdam, San Francisco, San Sebastian, Shangai, Torino, Trieste, Valencia, Zurigo sono fra le città che fanno parte della sua narrazione. Le sue opere fanno parte di numerose collezioni pubbliche e private internazionali e il suo lavoro è stato esposto presso musei e istituzioni, gallerie private in Italia e all’estero.

Andrea Abati (Prato, 1952) si occupa di fotografia dalla fine degli anni Settanta. Punto di partenza del suo lavoro è l’analisi delle trasformazioni del paesaggio architettonico industriale, l’osservazione simbolica della natura antropizzata, l’attenzione all’avvicendarsi delle genti e al mutamento del tessuto sociale della città attraverso un uso della fotografia come strumento di conoscenza e di relazione tra il sé e il mondo. Tra i suoi lavori più noti: I Luoghi del Mutamento, una serie iniziata nel 1988, indubbiamente il progetto di maggiore complessità e anche il più noto, dove urgente è l’attenzione al paesaggio industriale contemporaneo e ai mutamenti della realtà sociale; nella serie I Luoghi della Natura, 1997, composto di visioni notturne, oniriche, il mare diventa luogo di riflessione sull’identità contemporanea, un immaginario mutante sospeso fra natura e artificio; del 2012 è la serie La Forza della Natura. Dal 2008 si occupa anche di video. Per l’artista abbandonare il concetto di opera e pensare di innescare pratiche artistiche nella sfera pubblica può in certi momenti diventare prioritario, è sua la costruzione di Giardino Mselampo/Mandela Garden 1. Ha al suo attivo numerose mostre personali e collettive in Italia, Francia, Austria, Belgio, Germania, USA, Canada.

Bleda y Rosa, María Bleda (Castellón, Spagna, 1969) e José María Rosa (Albacete, Spagna, 1970) lavorano in coppia dal 1992. Vivono e lavorano a Valencia. Secondo il critico Alberto Martin, il nucleo fondamentale del loro lavoro è la rappresentazione del territorio, con la quale cercano di sottolineare la complessa unione di culture e tempi che la conformano. Così trasformano il genere di paesaggio in immagini con un alto potere evocativo nelle quali si manifesta la loro esperienza dei luoghi fotografati. Il passare del tempo, la traccia e la memoria sono gli elementi che fondano il loro lavoro. Fra le loro mostre individuali più recenti: Real Jardín Botánico, Fundación Telefónica e PHE’10 a Madrid; Centro Andaluz de Arte Contemporáneo, Siviglia; Galería Elba Benitez, Madrid; Galería Visor, Valencia; Rosenthal Fine Art, Chicago; Galeria Pedro Oliveira, Porto. Fra le loro collettive: Fundació Antoni Tàpies, Barcellona; Fundación Marcelino Botín, Santander; Museo Nacional Reina Sofia MNRS, Madrid; Museu d’Art Contemporani de Barcelona MACBA e Fundación Joan Miró, Barcellona; AA Architectural Association, Londra; Centro Cultural Gabriela Mistral, Santiago de Cile; Musée d’art moderne di Ceret, Francia; Stenersenmuseet, Oslo; Kulturhuset, Stoccolma. Hanno partecipato a MANIFESTA 4 e alla 12th International Cairo Biennale.

Pantani-Surace, Lia Pantani e Giovanni Surace collaborano dal 1996 e insegnano all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Tra le diverse partecipazioni: Working Insider, Stazione Leopolda, Firenze; Allineamenti, Trinitatiskirche, Colonia;  Mobili, Nosadella due, Bologna; Una giornata particolare, luogo delle possibilità, Teatro Sant’Andrea, Pisa; Au Pair, coppie di fatto nell’arte contemporanea, Fondazione MalvinaMenegaz per le Arti e le Culture, Borgo Medievale di Castelbasso, Teramo; Start Point, Sun Studio 74rosso, Firenze. Tra le mostre personali: Se la memoria mi dice il vero, Certosa Monumentale di Calci, Pisa; Non spiegatemi perché la pioggia si trasforma in grandine galleria nicolafornello, Prato; Ti amo, Galleria Madder 139, Londra; The other party (who’s next, dovrebbe piovere su di voi e non su di me) Galleria Die Mauer e Mura di cinta via Pomeria (giardino d’infanzia), Prato.

R.E.P. Revolutionary Experimental Space, gruppo fondato nel 2004, è attualmente composto da Ksenia Gnilitskaya (Kiev, 1984), Nikita Kadan (Kiev, 1982), Zhanna Kadyrova (Brovary, Ucraina, 1981), Vladimir Kuznetsov (Lutsk, Ucraina, 1976), Lada Nakonechnaya (Dnepropetrovsk, Ucraina, 1982) e Lesia Khomenko (Kiev, 1980). Al momento della costituzione del gruppo tutti i suoi componenti avevano già sviluppato un loro percorso individuale che continuano a portare avanti. Allo stesso tempo in tutti questi anni si sono impegnati in pratiche artistiche collettive, mantenendo viva la loro piccola comunità artistica. Gli eventi politici legati alla Rivoluzione Arancione sono stati gli elementi determinanti per la costituzione del gruppo. Le prime azioni collettive del gruppo si sono svolte in mezzo alla folla di manifestanti in piazza Miadan a Kiev: é stato il vedere le grandi masse che lottavano all’unanimità per una causa comune che li ha portati a lavorare insieme. Un’altra ragione per mantenere vivo il gruppo ancora oggi è la debolezza della scena artistica di Kiev, dove in mancanza di un supporto istituzionale che sostenga l’arte sperimentale, gli artisti formano associazioni che suppliscono a questa assenza. Questa caratteristica non distingue solo della comunità artistica di Kiev ma tutta l’area post-sovietica e di molti altri paesi periferici. Tenendo conto del vasto e ampio background sociale del gruppo, R.E.P. ha scelto non solo di praticare la collettività ma anche di sceglierla come argomento del loro operare. Dal 2007 coinvolgono altri gruppi in progetti comuni proponendo varie forme di collaborazione in unico spazio.

 

ENGLISH VERSION

curated by Alba Braza

/ Step #3
/ Opening 30 May 201, 6:00 pm via Pistoiese 142/146 – via Fabio Filzi 39, Prato
/ Organization: Dryphoto arte contemporanea
/ An event supported by the Department of the Environment of the City of Prato, ASM Ambiente Servizi Mobilità and Circolo Curiel, in collaboration with Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Associna, Associazione Cinese di Li Shui

/ Artists: Gabriele Basilico, Andrea Abati,  Bleda y Rosa,  Pantani-Surace, R.E.P. Revolutionary Experimental Space

Piazza dell’Immaginario is a project curated by Alba Braza and organized by Dryphoto arte contemporanea, with works by Gabriele Basilico, Andrea Abati, Bleda y Rosa, Pantani-Surace, R.E.P. Revolutionary Experimental Space.
The third step of the project, started in February 2014, is the installation of the works on the wall in the zone where Via Fabio Filzi and Via Pistoiese are connected by means of a passageway through an apartment complex, from today identified with the new toponym of Piazza dell’Immaginario.
The selected images narrate anonymous, everyday stories that contain a certain sensation of nostalgia, that kind of nostalgia we often feel when we remember or imagine the past. Short stories that have never made it onto magazine covers, but still dwell in our memory: that football field where we played on Sundays, that time you saw the words “I love you” written on a wall and knew they were for you, that song they always played when we danced in the town square, the first green sprouts that appeared as if from nowhere, in the spring, without paying attention to their surroundings.
All the works will become part of the space for a specific period of time, reminding us that caring for space can contribute to the wellbeing of its inhabitants, opening up new modes of contact, networks of relations and affection, where dialogue becomes the only way to imagine hypotheses about what can be done in concrete practice. Step #2 consisted in the insertion of a number of benches, the creation of a place for bicycles and the upgrading of the old planters: a change of image for the place reinforced with the painting of the walls and a reflection on what is a square through personal visions told by people in various video messages.
Borgo San Lorenzo by Andrea Abati is a triptych that is part of the series La Forza della Natura (The Force of Nature, 2014), partially acquired by the Obstetrics Department of the new hospital of Prato. Three images, shot from below, of the plant commonly known as the Judas Tree, at the sides, and of a walnut tree at the center, not only show us the beauty of nature, but also a sky that from a different vantage point watches over what happens on the earth. Though Abati is interested in deeper exploration of our acquired idea of beauty, as developed throughout art history, as something pleasant and therefore good for us, La Forza della Natura also hints at a vision of nature as a power beyond our control. In fact, the pictures were taken in a zone destroyed by a major earthquake, devastated and reclaimed by and thanks to the same forces of nature.
Bleda y Rosa, María Bleda and José María Rosa, present Burriana, a black and white photograph that is part of the series Campos de fútbol (Football Fields, 1993). This series contains photographs of different soccer fields treated as everyday spaces, areas suitable for any type of play, including low-level competition. They are empty, abandoned spaces, on the outskirts, indefinite at times, without a specific function, often based only on the use that is made of them, and in this moment it is precisely our memory that determines their function anew. Bleda y Rosa, admirers of the work of Bernd and Hilla Becher, reflect on the passage of time in relation to geographical spaces, speaking of a type of place and not a given place, which our memory recognizes, nevertheless, as a place of its own pertinence. Today Campos de fútbol is part of the collection of the Museo Nacional Reina Sofía MNRS, Madrid, and of the Centro Gallego de Arte Contemporáneo CGAC, Santiago de Compostela, Spain.
Patriotism. Hymn is what you’ll find in the passage: a mobile project that since 2006 has been showcased in the USA, Italy, Netherlands and other countries. It employs a logotype alphabet to form a universal language. Playing with collective memory, this project is inspired by the Soviet propaganda and political communication technologies that still linger within local democracy. A blend of irony, humor and undermining activity, obscured by the manner in which these logos are used, allows the artists to make up various stereotypes and bits of information about Ukraine and Europe, while touching on such issues as migration, the spread of knowledge or corruption. Patriotism. Hymn focuses on the idea of a united Europe, its advantages and ideals, and to the figure of Other, whose impatient waiting for recognition and inclusion helps European Union to seem so desirable.
In the parking of via Fabio Filzi you’ll find The responsibility of the skies and the heights by Pantani-Surace. The works starts with the idea of the two artists – Lia Pantani and Giovanni Surace – that the square does not belong to the place, but to the people who live it, and therefore it will be precisely there, in the square, together with those people, the residents/participants, that on 24 April the action will take place to produce the collective message proposed by the artists: “I love you.” While this message has become a characteristic of their work by now, this time it will be written in Chinese, 我愛你, using the xylography technique and with the cooperation of those who pass by in the square, and are invited to take part in the action: their feet will produce the print of each of the three ideograms that compose the phrase, as they become the protagonists and subtle agents of other possible models of coexistence. The three prints, on paper, are hung on three different walls.
Dancing in Emilia by Gabriele Basilico is on the facade of Circolo Eugenio Curiel. It belongs to the series of the same name commissioned by the monthly magazine Modo in 1978, asking the photographer to explore the discotheques of Emilia-Romagna. This is one of the less well known series by Basilico, from the time of his first approach to photography, that of engaged social reporting. The photographer’s attitude is thoughtful, the same methodical stance he would later apply to architecture and the city, leading to works that have justifiably made him famous around the world, and free of the usual speed that marks the “stolen” shot, that typical characteristic of photo reporting. Perhaps precisely for this reason, the images in the series, including the one presented here, express great force and directly transmit to us the joy and wellbeing of their subjects in that particular moment. Three hundred kilometers of dance halls, discos and Saturday night rituals, that for years characterized the life of the towns and suburbs, a memory of genuine social contact and interaction.
Piazza dell’Immaginario represents the continuation of a working model that proposes a reflection on the relationship between art/photography and the territory, and on art’s role within the urban context. Piazza dell’Immaginario turns the place in a sort of window that looks to dream, changing what we imagine and remember to happen in this square.

Piazza dell’Immaginario will be accompanied by a publication that will be presented on the day of the opening.

Gabriele Basilico (Milan, 1944-2013) began his career in the area of social photography, but his main fields of activity were the industrial and postindustrial landscape, the transformations and urbanization of the territory. In this sense, his first project was Milano. Ritratti di fabbriche (Milan, Factory Portraits), shot on the formerly industrial outskirts of the city of Milan in 1978-80. In 1984 he was invited to take part in the Mission Photographique de la D.A.T.A.R., the largest photographic campaign ever conducted in Europe in the 20th century, organized by the French government. In that same period he completed Porti di mare (Seaports, 1982-88), and in 1991 he took many photographs in Beirut, which had been completely destroyed by war. These were years of intense work, with a growing number of private and public commissions. He continued his research on Milan and other Italian and European cities, aware of the fact “that in all cities there are more or less visible presences that show themselves to those who want to see them.” Barcelona, Bari, Beirut, Berlin, Bilbao, Frankfurt, Genoa, Graz, Hamburg, Istanbul, Lausanne, Lisbon, Liverpool, Madrid, Milan, Moscow, Nice, Palermo, Paris, Rio de Janeiro, Rome, Rotterdam, San Francisco, San Sebastian, Shanghai, Trieste, Turin, Valencia and Zurich are just some of the cities that are part of his narration. His works are included in many international public and private collection, and have been shown in many museums, institutions and private galleries in Italy and abroad.

Andrea Abati (Prato, 1952) has worked on photography since the late 1970s. The starting point for his work is analysis of the transformations of the industrial architectural landscape, the symbolic observation of man-impacted nature, the behavior of people and changes in the social fabric of the city, through the use of photography as a tool of knowledge and of relation between the self and the world. His most famous works include: I Luoghi del Mutamento (Places of Change), a series he began in 1988, undoubtedly his project of greatest complexity and also the best known, concentrating on the contemporary industrial landscape and the changes in social reality; in the series I Luoghi della Natura (Places of Nature, 1997), nocturnal, dream-like vision and the sea become the place of reflection on contemporary identity, the mutant imaginary suspended between nature and artifice; in 2012 he created the series La Forza della Natura (The Force of Nature). Since 2008 he has also worked on video. For Abati, abandoning the concept of the work and instead triggering artistic practices in the public sphere can become a priority in certain moments, as in the case of his construction of Giardino Melampo/Mandela Garden 1. He has had many solo and group shows in Italy, France, Austria, Belgium, Germany, the USA and Canada.

Bleda y Rosa, María Bleda (Castellón, Spain, 1969) and José María Rosa (Albacete, Spain, 1970) have worked as a duo since 1992. They live and work in Valencia. According to the critic Alberto Martin, the fundamental nucleus of their work is the representation of the territory, with which they attempt to underline the complex union of cultures and times that give the territory its form. They thus transform the landscape genre into images of great evocative impact, manifestations of their direct experience of the photographed places. The passing of time, traces and memory are the main features of their work. Recent solo shows include: Real Jardín Botánico, Fundación Telefónica and PHE’10 in Madrid; Centro Andaluz de Arte Contemporáneo, Seville; Galería Elba Benitez, Madrid; Galería Visor, Valencia; Rosenthal Fine Art, Chicago; Galeria Pedro Oliveira, Oporto. Group shows: Fundació Antoni Tàpies, Barcelona; Fundación Marcelino Botín, Santander; Museo Nacional Reina Sofia MNRS, Madrid; Museu d’Art Contemporani de Barcelona MACBA and Fundación Joan Miró, Barcelona; AA Architectural Association, London; Centro Cultural Gabriela Mistral, Santiago, Chile; Musée d’art moderne, Ceret, France; Stenersenmuseet, Oslo; Kulturhuset, Stockholm. They took part at Manifesta 4 and the 12th International Cairo Biennial.

Pantani-Surace, Lia Pantani and Giovanni Surace have worked together since 1996, and teach at the Fine Arts Academy of Florence. Selected group shows: Working Insider, Stazione Leopolda, Florence; Allineamenti, Trinitatiskirche, Cologne; Mobili, Nosadella due, Bologna; Una giornata particolare, luogo delle possibilità, Teatro Sant’Andrea, Pisa; Au Pair, coppie di fatto nell’arte contemporanea, Fondazione MalvinaMenegaz per le Arti e le Culture, Borgo Medievale di Castelbasso, Teramo; Start Point, Sun Studio 74rosso, Florence. Selected solo shows: Se la memoria mi dice il vero, Certosa Monumentale di Calci, Pisa; Non spiegatemi perché la pioggia si trasforma in grandine galleria nicolafornello, Prato; Ti amo, Madder 139, London; The other party (who’s next, dovrebbe piovere su di voi e non su di me) Galleria Die Mauer and enclosure wall of Via Pomeria (playground), Prato.

R.E.P. Revolutionary Experimental Space established 2004 in Kiev, Ukraine. Ksenia Gnilitskaya (Kiev, 1984), Nikita Kadan (Kiev, 1982), Zhanna Kadyrova (Brovary, Ukraine, 1981), Vladimir Kuznetsov (Lutsk, Ukraine, 1976), Lada Nakonechnaya (Dnepropetrovsk, Ukraine, 1982), Lesia Khomenko (Kiev, 1980). By the moment the R.E.P. group was founded in 2004, all of its members had already developed an artistic personality of their own. They have continued along the same lines ever since. However, for all these years the artists have been engaged in collective art practices, thus maintaining their small art community. The political events of the “Orange Revolution” were a key element in the group’s establishment. The first collective actions of the R.E.P group were done in the crowd of protesters in the Kiev Maidan square: it was the unanimity of broad masses of society struggling for a common political cause that prompted these Ukrainian artists to work together. Another reason to maintain the group, which still counts today, is the weak infrastructure of the Kiev art scene. Lacking an extensive institutional network intended to support experimental art, artists form associations to make up for the absence of nonexistent institutions. This development is typical not only of the Kiev art community but of the whole Post-Soviet space, and many other periphery countries. Keeping the wide and diverse social background of the R.E.P. group in mind, the artists have chosen not only to “practice collectivity, but also to thematize it.” Since 2007 they have been involving other groups in joint projects, presenting various forms of collaboration in a single space.

 喻柏玮讲述下的“理想的广场

理想的广
项目艺术总监: Alba Braza
: Dryphoto 当代艺术小组

讨讲座《遥想的中国城:大迁徙的故事》
普拉托市, 2015619日,星期五
16:00/20:00

特邀嘉: Valerio Barberis, 城市建设规划厅厅长
讲嘉宾: Giorgio Bernardini, Massimo Bressan, Gary W. McDonogh, Valentina Pedone, Marco Wong

地点: Camera di Commercio, via del Romito 71, Prato

览《理想的广场》
普拉托市, 2015626, 星期五,18:30
参展艺术家 : Francis Alÿs, Olivo Barbieri, Bianco-Valente, Pantani-Surace, Bert Theis
地点: via Filzi, via Mameli, via Giordano, via Pistoiese, Prato

项目合作方
Associna, Prato Didattica

项目支持方
Regione Toscana
Comune di Prato
Camera di Commercio di Prato
普拉托市商会
ASM Ambiente Servizi Mobilità, Prato
Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci nell’ambito del progetto regionale: “Cantiere Toscana Contemporanea”
Ordine degli Architetti di Prato
Circolo Curiel, Prato
Vannucci Piante, Pistoia
Endiasfalti S.p.A.

这块被叫做Macrolotto  Zero的区里,人口密度很大。其中尤为突出的是来自中国的移民,他们来
这里的同时也带来了他们的生活习惯与风俗。
这块城区尽管是普拉托市最具有活力的地区,但是她一直被视作城市里凌乱肮脏的角落。通过我们
项目这里逐步开始融入到城市圈,通过不同阶段的工作来改善该地区。
这片城区慢慢开始变得干净,同时在其一块块被遗弃荒废的角落里树立起了具有国际影响力的艺术
家的作品。
在本届项目活动期间在Umberto  Giordano大道将竖立一座广场,一座由诸多艺术品环绕的的特殊广
场。广场的休闲元素将由一组建筑师来进行设计,他们的设计目的以及设计源泉均来自于这片城区。

《理想的广场》是一个产生于2014年的艺术项目。自它诞生之日起便期望可以将Dryphoto当代艺术
组所在的城区进行优化,使其更加受人欢迎。这块城区有着厚重的文化多元化特征,其中集聚交
织着不同的社会经济现况,价值与需求。在2015年本届项目展期间,我们将展出例如Francis   Alÿs,
Olivo Barbieri, Bianco-Valente, Pantani-Surace以及 Bert Theis艺术家的作品。他们的作品将联
2014Andrea Abati, Gabriele Basilico, Bleda y Rosa以及REP(革命实验小组)经展出过的作品一
进行展示。本次展览将扩大展出地段面积,展览内容包括永久展示以及场域特定艺术展示。
是否拥有跨领域的视角对于能否深刻领会我们现今所处的时代至关重要,为此我们将主办一场题为
《遥想的中国城:大迁徙的故事》的研讨讲座,期间邀请来自国内外的嘉宾前来演讲并以此拉开本
次展览的序幕。

在今年我们着重将焦点聚集在其它向我们讲述这块城区过往的故事,每天都在这里上演的一幕又一
幕以及城区里的人们是如何使用它的公共区域。还记得Pantani-Surace艺术家们如何号召公众以
及居民参与到他们的艺术创作吗?虽然这已经成为了我们的回忆,但是我们还可以通过扫描在广场
悬挂的QR码来观看用中文录制的影像资料。此外通过QR码我们还可以了解不同的展览信息,不
阶段的展览的广告海报信息以及在这片理想的广场上上演的音乐会以及图书推介会等信息。
现在是2015年,我们已经与参与首届展览的艺术作品共同生活了一年,同时我们将继续介绍新的艺
术家加盟。他们的作品同样将参与到向美丽发起的挑战中,引入新的形式来联系彼此,激发情感,
创造文化与社会组织网,分享经历,享受彼此的愉悦。

讨讲座
《遥想的中国城:大迁徙的故事》
本次研讨讲座将从更加宽广的视角,提供一次重新审视中国人迁徙进程的机会。从而能够从全球的
大背景下来将普拉托市这一具体的例子融入其中进行考察。
该研讨讲座宗旨不在于提供任何最终的答案,而是提出开放性的问题来将本土视角提升至全球视
角,期间还将讨论一系列社会文化,文学以及新闻等问题。
应邀参与本次研讨讲座的国内外文化专家人士异彩纷呈,包括了美国宾夕法尼亚布林莫尔学院教师
人类学家Gary W. McDonogh,普拉托IRIS研究中心主席,人类学家Massimo Bressan;佛罗伦萨大
学中国文学文化教Valentina  Pedone以及Associna,  Giorgio  Bernardini荣誉主席、记者、作家
Marco Wong
在致辞仪式结束后,将介绍本届《理想的广场》,与此同时拉开本次研讨会的序幕。


《理想的广场》
过在场域特定艺术展示区设置永久展示作品以及大幅PVC印刷摄影作品,城市的面貌将焕然一
新。在这些展示区域内将唤起人们与之相关的期待,回忆以及期许。
本届参展艺术家Olivo Barbieri, Bianco-Valente, Pantani-Surace, Francis Alÿs以及Bert Theis的作品
联同2014设置的展品一道进行展出。去年参与创作的艺术家包括了Andrea Abati, Gabriele Basilico, Bleda y Rosa 以及REP革命实验小组。
本届展览的面积将扩大,范围增加至上届展览毗邻区域,从而更好地延续宣传展览会的理念。
新增的展览区域包括了Mameli大道以及Giordano大道。

教育项目
教育组是本次《理想的广场》展览所专设的一个部门,目的在于与大众以及前来参观的观众在展览
间开展一系列互动活动。
们将组织一系列步行参观路线,期间向观众介绍本次展览的各项作品以及参与本次展览的艺术
家,从而让观众可以更好理解我们本次展览所在地的周边环境以及特点。
此外本次展览期间还将开设专为青少年儿童举办的教育工作坊,通过操作与创作使用不同的元素来
共同完成本次展览教育的两大目的:
发现并学习当代艺术语言,充分与展品所表达的当代艺术主题与技巧进行互动;
积极参与到展览参观路线中,充分体验艺术知识并了解所居住的城区。在参观期间可以愉悦欣赏这
开放式博物,第一次探索所居住城区的结构以及社会特征。

Dryphoto arte contemporanea
via delle Segherie 33a, 59100, Prato
www.dryphoto.it
email: info@dryphoto.it
tel: +39 0574 603186
mob: +39 347 2297801

新闻通稿组
Silvia Bacci
email: silviabaccistampa@gmail.com
tel: +39 338 6660784

 

 

 

un progetto a cura di Alba Braza

/ Tappa #2
/ Sede: Piazza dell’Immaginario, via Pistoiese, 142/146, Prato
/ Date: 21 maggio 2014 
/ Organizzazione: Dryphoto arte contemporanea 

ENGLISH BELOW

Piazza dell’immaginario inizia la sua seconda tappa dipingendo la piazza di rosso, collocando panchine e fiori.

Dopo la prima tappa, iniziata con l’azione La responsabilità dei cieli e delle altezze di Pantani-Surace, con la presentazione al pubblico del progetto durante la conferenza stampa, abbiamo continuato con la collocazione dei codici QR dove si possono trovare le informazioni del progetto sia in italiano che in cinese e con la riflessione sull’idea di piazza, attraverso una serie di interviste video per dare tante risposte ad una stessa domanda: Cosa è per te una piazza?

Si dà corso alla seconda tappa, nella quale si sono cominciati i lavori di collocazione di alcune panchine, di un porta biciclette, il ripristino di vecchie fioriere, la collocazione di una bacheca nelle porte del Circolo Curiel dedicata agli annunci e a pulire e imbiancare i muri della piazza.

Il cambiamento d’immagine dello spazio viene rafforzato dalla scelta di aggiungere il colore rosso. Un colore che si propone come opportunità di cambiamento sulla funzione dei muri dello spazio, fino ad ora spesso dedicati a contenere numeri di telefono e bigliettini, un modo per avvicinare due  culture. Il rosso un colore che associamo alla Cina ma che è anche molto presente nella cultura italiana. Un nesso fra l’immaginario italiano, ad ogni nato veniva donato qualcosa di rosso da indossare contro il malocchio, e quello cinese, un colore presente nelle feste tradizionali, nell’architettura, negli abiti delle spose, che significa un buon augurio, fortuna e prosperità.

ENGLISH VERSION

a project curated by Alba Braza

/ Step #2
/ Location: Piazza dell’Immaginario, via Pistoiese 142/146, Prato
/ Date: 21 May 2014
/ Organized by: Dryphoto arte contemporanea

Piazza dell’Immaginario starts its second phase by painting the piazza red, and adding benches and flowers.

After the first stage, which began with the action The Responsibility of the Skies and the Heights by Pantani-Surace, and the presentation of the project to the public during a press conference, we have continued to position the QR codes to provide information on the program in Italian and Chinese, while discussing the idea of the piazza through a series of video interviews, all focusing on the same question: “in your view, what is a piazza?”

The second phase now begins, with the insertion of benches and a bicycle rack, the refurbishing of old planters, the placement of a display board in the doorway of the Circolo Curiel for messages, and the cleaning and painting of the walls of the piazza.

The change of image of the space is emphasized by the choice of adding the color red. This color presents an opportunity to change the function of the walls of the space, previously used for telephone numbers and messages, in order to bring two cultures closer together. Red is a color we associate with China, and it is also a strong presence in Italian culture. A connection between the Italian imaginary, where every newborn baby was given something red to wear, to ward off evil spirits, and that of China, where red is a color used in traditional festivals, in architecture and in wedding gowns, to represent wishes for good fortune and prosperity.

 

Durante la prima tappa di Piazza dell’Immaginario abbiamo posto la domanda “Cosa è per te una piazza?”, cercando attraverso conversazioni e testimoni diversi di individuare le priorità delle persone che abitano nella zona, lasciando una documentazione video di alcune risposte. Parte di queste risposte sono state riprese durante l’azione di Pantani-Surace La responsabilità dei cieli e delle altezze, altre durante le successive tappe del progetto.

Risponde: Marco Lai, Laura Meffe, Alessio Fioravanti, Andrea Sansoni, Tatiana Villani, Rosaria Iazzetta, Valentina Lapolla, Raffaele Di Vaia, Gea Casolaro, Leonora Bisagno, Virginia Zanetti, Malia Zheng, Angelo Formichella, Davide Rivalta e Virginia López.

Risponde Marco Lai    
Risponde Laura Meffe    
Risponde Alessio Fioravanti    
Risponde Andrea Sansoni    
Risponde Tatiana Villani  
Risponde Rosaria Iazzetta    
Risponde Valentina Lapolla    
Risponde Raffaele Di Vaia    
Risponde Gea Casolaro    
Risponde Leonora Bisagno    
Risponde Virginia Zanetti    
Risponde Malia Zheng    
Risponde Angelo Formichella   
Risponde Davide Rivalta    
Risponde Virginia López

 

progetto a cura di Alba Braza

/ Tappa #1
/ Sede: Piazza dell’Immaginario, via Pistoiese 142/146, Prato
/ Date: giovedì 24 aprile 2014 ore 11:30
/ Organizzazione: Dryphoto arte contemporanea

ENGLISH BELOW

La responsabilità dei cieli e delle altezze parte dall’idea di Pantani-Surace, Lia Pantani e Giovanni Surace, che la piazza non appartiene al luogo ma a coloro che la vivono e perciò sarà proprio lì, in piazza, e insieme a loro, i residenti/partecipanti, che il giorno 24 aprile, si svolgerà l’azione di produzione del messaggio collettivo proposto dagli artisti: “ti amo”. Sebbene questo messaggio sia ormai diventato una caratteristica del loro lavoro, questa volta sarà scritto in cinese, 我愛你, usando la tecnica della xilografia e con la collaborazione di chi, transitando nella piazza sarà invitato a partecipare a questa azione: saranno i loro piedi a produrre la stampa di ognuno dei tre ideogrammi che compongono ti amo e diventeranno anche protagonisti e conduttori sottili di altri modelli possibili di convivenza. Tutte e tre gli elementi stampati su carta verranno affissi sulle pareti di alcuni edifici di Piazza dell’Immaginario.

Portare l’arte altrove, fuori dai luoghi ad essa dedicati è un’operazione che conduciamo ormai da vari anni, con diverse modalità. Con Spread in Prato, progetto iniziato nel 2002 curato da Pier Luigi Tazzi, l’arte ha incontrato la città collocandosi in fabbriche, esercizi commerciali, uffici, abitazioni e infine è ritornata nei luoghi del potere. Questa volta l’arte esce da ogni tipo di spazio chiuso, per andare in piazza, sulle pareti esterne degli edifici di abitazioni e negozi. Incontra i passanti e gli abitanti di una zona della città adiacente al centro storico, piena di vita, contraddizioni, segni, carica di un immaginario che pare dividere la città quasi in parti contrapposte. Ancora una volta per un determinato periodo di tempo opere d’arte entrano a far parte del quotidiano di un gran numero di persone e il quotidiano di queste persone sarà visibile forse per la prima volta dai frequentatori del mondo dell’arte e in questa occasione, come non abbiamo mai fatto, sarà interessante andare ad indagare la relazione fra le opere installate e il contesto in cui sono inserite e le mutazioni che in questo contesto si sono manifestate.

Piazza dell’Immaginario, a cura di Alba Braza, è il secondo progetto, dopo Giardino Melampo (Andrea Abati, 2012/2013), che nasce nell’ambito di Mandela Garden un’idea lanciata da una residente del quartiere che ci “ospita”: costruire  giardini in luoghi  dimenticati.

Pantani-Surace, Lia Pantani e Giovanni Surace, collaborano dal 1996 e insegnano all’ Accademia di Belle Arti di Firenze. Tra le diverse partecipazioni: Working Insider, Stazione Leopolda, Firenze; Allineamenti, Trinitatiskirche, Colonia; Mobili, Nosadella due, Bologna; Una giornata particolare, luogo delle possibilità, Teatro Sant’Andrea, Pisa; Au Paircoppie di fatto nell’arte contemporanea, Fondazione MalvinaMenegaz per le Arti e le Culture, Borgo Medievale di Castelbasso, Teramo; Start Point, Sun Studio 74rosso, Firenze. Tra le mostre personali: Se la memoria mi dice il vero, Certosa Monumentale di Calci, Pisa; Non spiegatemi perché la pioggia si trasforma in grandine galleria nicolafornello, Prato; Ti amo, Galleria Madder 139, Londra; The other party (who’s next, dovrebbe piovere su di voi e non su di me) Galleria Die Mauer e Mura di cinta via Pomeria (giardino d’infanzia), Prato.

Immagini dell’azione di Pantani-Surace

Collaboratori: Ennio Celli, Matteo Colucca, Stefano Giuri, Silvia Vannacci, Xiuzhong Zhang.

Piazza dell’Immaginario è promossa da Comune di Prato, ASM., Circolo Curiel in  collaborazione con Centro Per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Associazione Cinese di Li Shui, Associna.

ENGLISH VERSION 

curated by Alba Braza

/ Step #1
/ Location: Piazza dell’Immagine, via Pistoiese 142/146, Prato
/ Date: Thursday 24 April 11:30 am
/ Organized by: Dryphoto arte contemporanea

La responsabilità dei cieli e delle altezze (The responsibility of the skies and the heights) starts with the idea of Pantani-Surace – Lia Pantani and Giovanni Surace – that the square does not belong to the place, but to the people who live it, and therefore it will be precisely there, in the square, together with those people, the residents/participants, that on 24 April the action will take place to produce the collective message proposed by the artists: “I love you.”While this message has become a characteristic of their work by now, this time it will be written in Chinese, 我愛你, using the xylography technique and with the cooperation of those who pass by in the square, and are invited to take part in the action: their feet will produce the print of each of the three ideograms that compose the phrase, as they become the protagonists and subtle agents of other possible models of coexistence. The three prints, on paper, will be hung on the walls of several buildings of Piazza dell’Immaginario.

To take art elsewhere, out of the places set aside for it, is an operation we’ve been performing for years, in different ways. With Spread in Prato, a project that began in 2002, curated by Pier Luigi Tazzi, art met the city in factories, stores, offices, homes, and then made its return to the places of power. This time art leaves any type of closed space behind, expanding into public squares, the outer walls of residential buildings and stores. It meets passers-by and inhabitants of a zone of the city near the historical center, a place full of life, contradictions, signs, charged with an imaginary that seems to almost divide the city into two opposing parts. Once again, for a given time period works of art become part of the everyday life of a large number of people, and the everyday life of those people will become visible, perhaps for the first time, to habitués of the art world. On this occasion – something we have never done before – it would be interesting to investigate the relationship between the installed works and the host context, and the mutations that emerge in that context.

Piazza dell’Immaginario, curated by Alba Braza, is the second project, after Giardino Melampo (Andrea Abati, 2012/2013), that comes from the initiative of the Mandela Garden, an idea launched by a resident of the neighborhood that “hosts” us: to make gardens in forgotten places. Piazza dell’Immaginario is the first step along a path that will expand to the point of becoming a true outdoor gallery.

Pantani-Surace Lia Pantani and Giovanni Surace have worked together since 1996, and teach at the Fine Arts Academy of Florence. Selected group shows: Working Insider, Stazione Leopolda, Florence; Allineamenti, Trinitatiskirche, Cologne; Mobili, Nosadella due, Bologna; Una giornata particolare, luogo delle possibilità, Teatro Sant’Andrea, Pisa; Au Paircoppie di fatto nell’arte contemporanea, Fondazione MalvinaMenegaz per le Arti e le Culture, Borgo Medievale di Castelbasso, Teramo; Start Point, Sun Studio 74rosso, Florence. Selected solo shows: Se la memoria mi dice il vero, Certosa Monumentale di Calci, Pisa; Non spiegatemi perché la pioggia si trasforma in grandine galleria nicolafornello, Prato; Ti amo, Madder 139, London; The other party (who’s next, dovrebbe piovere su di voi e non su di me) Galleria Die Mauer and enclosure wall of Via Pomeria (playground), Prato.

Piazza dell’Immaginario is an event supported by the Department of the Environment of the City of Prato, ASM Ambiente Servizi Mobilità and Circolo Curiel, in collaboration with Centro per l’Arte contemporanea Luigi Pecci, Associna, Associazione Cinese di Lishui.