a cura di Pier Luigi Tazzi

/ Sede: Museo del Tessuto Via Santa Chiara 24, Prato; Casa del Popolo La Liberta via Pistoiese 659, Viaccia – Prato; Dryphoto arte contemporanea, via Pugliesi 23, Prato
/ Inaugurazione: sabato 18 novembre
/ Date: 18 novembre – 20 dicembre 2006
/ Ideazione del progetto e organizzazione: Dryphoto arte contemporanea
/ Progetto supportato da TRA ART Rete Regionale per l’Arte Contemporanea, Porto Franco, Provincia di Prato, Assessorato alla Cultura del Comune di Prato, Archivio Fotografico Toscano, Lanificio Luigi Zanieri

Spread in Prato giunta alla sua quinta edizione, ha dimostrato negli anni un altissimo livello qualitativo, proponendo una selezione di opere d’arte che si manifestano attraverso il medium fotografico. Con Spread in Prato l’arte è andata oltre le abituali zone protette delle gallerie, dei musei e degli spazi istituzionali; si è introdotta attivamente nei luoghi della produzione e del consumo mettendosi in diretta relazione non solo con l’abituale e abituato “mondo dell’arte” ma entrando in diretto contatto con la vita di tutti i giorni. Nel corso delle varie edizioni, in un continuo rinnovarsi e ampliarsi del progetto, gli oggetti incongrui dell’arte sono stati portati dentro le fabbriche, gli uffici, gli esercizi commerciali, fino a giungere ai teatri, ai cinema e alle case private, instaurando in questo modo una coabitazione degli uni con gli altri. Con Spread in Prato il territorio attraversato ha acquistato valore, sono stati percorsi trasversali che hanno offerto la possibilità di scoperte e avventure dentro la città che si è rivelata così come è per chi la vive e la percorre quotidianamente. Dopo questa serie di avventure l’attenzione si è spostata ed è nata la necessità di non mostrare opere già fatte ma di chiamare degli artisti a produrre direttamente dei lavori che partendo dalla citta’, traendo da essa la sostanza, diventino lavori autonomi.

/ Seguendo i fili che formano il tessuto della città
/Artisti: Gea Casolaro

Gea Casolaro è l’artista che ha inaugurato questo nuovo percorso. Seguendo i fili che formano il tessuto della città è il titolo della mostra ospitata dal Museo del Tessuto di Prato che propone il lavoro che l’artista ha prodotto per Spread in Prato. L’opera di Gea Casolaro è composta da quaranta dittici, un lavoro meticoloso prodotto in quindici giorni di soggiorno nella nostra città, che parla dei quaranta dipendenti del lanificio Luigi Zanieri l’azienda dove l’artista ha scelto di lavorare. Un lavoro simbolico che riguarda l’intera filiera tessile che trascende dalla singola realta’ aziendale, che infatti non è mai, come anche le persone ritratte, riconoscibile. Parla piuttosto delle varie lavorazioni e delle persone che a queste lavorazioni attendono. Gea Casolaro parte dal presupposto che l’azienda sono le persone che la formano e si spinge oltre chiedendo a ciascun dipendente del lanificio che cosa fa nel tempo libero e fotografa la sua vita nell’azienda e nel tempo libero.

/ Through Popular Expression
/ Artisti: Hu Fang
Per questa edizione è stato anche invitato Hu Fang, direttore artistico di Vitamin Creative Space, uno spazio alternativo che si occupa di arte contemporanea nella città di Guangzhou in Cina. Hu Fang presenta una installazione tratta dal suo progetto Through Popular Expression, composta dall’opera Me and my teacher di Zheng Guogu, 1997, una fotografia in grande formato, e da una serie di video PRD Story, MAP office, Laurent Gutierrez e Valerie Portefaix, 2003 – Crazy English, Zhang Yuan, 1999 – Road Show, Xu Zhen, 2002 – Music Hall of Zheng Daoxing, Xu Tan – 2002/04 – Coming Home,Daily Structures of Life, Jun Yang, 2002 – Hip Hop(Guangzhou), Cao Fei,2003 e Me and My Teacher, Zheng Guogu, 1997. Le opere sono installate nella Casa del Popolo La Liberta’ di Viaccia, Prato. Through Popular Expression indaga sul fenomeno globalizzazione dal punto di vista cinese, dal concetto ideologico di “popolo” a quello di “mercato totale”. Nel contesto cinese la parola “massa” ancora si associa all’anonimato e al seguire cieco e non critico un sistema di pensiero, ma allo stesso tempo stiamo anche osservando l’emergere di nuovi comportamenti alternativi che compaiono all’interno della struttura sociale del sistema della comunicazione. Vediamo questo nel continuo apparire di blogs, websites e canali televisi personali. La “massa” sta portando avanti un processo di individualizzazione e le nuove tecnologie offrono nuove possibilita’ di espressione: tutti diventano capaci di esprimersi. Gli artisti coinvolti sono quasi tutti troppo giovani per essere stati coinvolti nella rivoluzione culturale e neppure hanno vissuto la ventata dell’utopia ottimista degli anni ottanta e quindi guardano al presente senza paura o nostalgia ma semplicemente lo vivono e da l’ ne traggono materia per i loro lavori artistici.

/ Spread remix
Artisti: Robert Pettena, Shao Yinong e Muchen, Renshi, Gea Casolaro, Mirian Backstrom, Xu Tan

Spread remix negli spazi di Dryphoto attraverso le opere di Robert Pettena, Shao Yinong e Muchen, Renshi, Gea Casolaro, Mirian Backstrom, Xu Tan viene mostrato il percorso e l’evoluzione del progetto Spread in Prato sottolineando il passaggio che ha portato da mostrare opere gia’ fatta ad invitare artisti a lavorare direttamente in citta’ e anche i futuri progetti.

a cura di Pier Luigi Tazzi

/ Sede: Prato, sedi varie
/ Ideazione del progetto e organizzazione: Dryphoto arte contemporanea
/ Progetto supportato da TRA ART Rete Regionale per l’Arte Contemporanea, Provincia di Prato, Archivio Fotografico Toscano, Assessorato alla Cultura del Comune di Prato, Archivio Fotografico Toscano, Fondazione Cassa di Risparmio di Prato, Lanificio Luigi Zanieri

Con Spread in Prato l’arte è andata oltre le abituali zone protette delle gallerie, dei musei e degli spazi istituzionali; si è introdotta attivamente nei luoghi della produzione e del consumo mettendosi in diretta relazione non solo con l’abituale e abituato “mondo dell’arte” ma entrando in diretto contatto con la vita di tutti i giorni. Nel corso delle varie edizioni, in un continuo rinnovarsi e ampliarsi del progetto, gli oggetti incongrui dell’arte sono stati portati dentro le fabbriche, gli uffici, gli esercizi commerciali, fino a giungere ai teatri, ai cinema e alle case private, instaurando in questo modo una coabitazione degli uni con gli altri. Con Spread in Prato il territorio attraversato ha acquistato valore, sono stati percorsi trasversali che hanno offerto la possibilità di scoperte e avventure dentro la città che si è rivelata così come è per chi la vive e la percorre quotidianamente.
A partire dall’edizione di quest’anno gli artisti invitati scelti sempre fra coloro che abitualmente o saltuariamente usano la fotografia come strumento di espressione sono chiamati a realizzare delle opere in forma fotografica. Ogni artista a partire dalla sostanza di questo territorio ha prodotto una o più opere.
La prima artista chiamata da Pier Luigi Tazzi ad operare nella città di Prato è Gea Casolaro. L’artista è invitata a vivere in città per un periodo di tempo e, a partire da questa sua esperienza, a produrre una o più opere in forma fotografica. È previsto anche un workshop organizzato da Dryphoto Arte Contemporanea e dalla Fondazione Studio Marangoni di Firenze e rivolto a giovani artisti residenti in Toscana (8/10/11 dicembre presso l’Officina Giovani, Piazza Macelli, Prato).
Negli spazi del Monash University Prato Centre saranno esposte Capp Plast, 2003 di Robert Pettena, Cicognini, 2003 (progetto speciale) di Shao Yinong & Muchen, Identificazioni multiple: cartoline da Prato, 2004 realizzate da Renshi, gruppo multidisciplinare nato a Prato nel 2003 e composto da Andrea Abati, Giacomo Bazzani, Barbara Ceccatelli. La sezione video della mostra sarà invece dedicata a un approfondimento del lavoro di Gea Casolaro, l’artista che segna il nuovo corso di Spread in Prato e che si racconta così: “Io non sono una fotografa, non mi interessa la rappresentazione oggettiva della realtà della fotografia. A me interessa quello che c’è “dietro” le immagini delle cose, per questo non mi concentro sull’aspetto estetico o tecnico di una foto. Mi interessa analizzare il modo in cui l’essere umano guarda. Lo sguardo come meccanismo di cultura, apprendimento e di scambio tra le persone. Utilizzo la fotografia proprio per mettere in discussione la presunta oggettività della fotografia. Ogni foto per me non è la rappresentazione di qualcosa che viene definito reale perché impresso su un fotogramma, ma al contrario, la utilizzo proprio per dimostrare che lo sguardo umano (di chi scatta, ovvero di chi guarda) non può prescindere dalla propria soggettività. E che solo dallo scambio e dalla coralità di questi sguardi soggettivi, possa nascere una visione della realtà sempre più ricca, complessa e completa”. In questa mostra l’artista romana sceglie di presentarsi con due opere video: la prima, Volver atra’s para ir adelante realizzata nel 2003 è quella che segna anche il suo avvicinamento al video come media linguistico, e l’ultima in ordine cronologico, dal titolo Sopra il nostro futuro (2005). Volver atra’s para ir adelante (Tornare indietro per andare avanti) vince nel 2003 il primo premio del concorso ‘The Video Game’. Sempre con quest’opera Casolaro entra nella rosa di artisti selezionati dal Museo di Monfalcone per la prestigiosa rassegna ‘On Air: video in onda dall’Italia’ e viene invitata al Festival International de Cine’ma ‘Vision du Re’el’. Il video, girato a Buenos Aires nel 2003, si sviluppa attraverso un’inquadratura fissa sul flusso dei passanti davanti all’ingresso di un grosso centro commerciale, che ai tempi dell’ultima dittatura militare ha nascosto un centro clandestino di detenzione e tortura. Sopra il nostro futuro, composto da un video e da 40 fotogrfie suddivise per categorie tematiche di tipo sociologico, è stato realizzato nel 2004 e 2005 in Cina e Argentina. Il video, che rimanda agli studi sulla cinetica di Muybridge e Marey, invita lo spettatore a compiere un’analisi sul sistema predominante nel mondo, incitando a una presa di coscienza sugli effetti devastanti delle politiche neoliberiste sulla vita della gente e a reagire in prima persona.

a cura di Pier Luigi Tazzi

/ Sede: Prato, sedi varie
/ Inaugurazione sabato 16 ottobre
/ Date: 16 ottobre – 25 novembre 2004
/ Ideazione del progetto e organizzazione: Dryphoto Arte Contemporanea
/ Comitato promotore: TRA ART-Rete Regionale per l’Arte Contemporanea – Assessorato al Turismo della Provincia di Prato – Archivio Fotografico Toscano/Assessorato alla Cultura del Comune di Prato – Agenzia per il Turismo di Prato – Gruppo Giovani Imprenditori di Prato – Unione Commercianti di Prato – Andrea Abati – Beatrice Magnolfi – Samuel Fuyumi Namioka – Giampiero Nigro
/ Progetto Supportato da TRA ART-Rete Regionale per l’Arte Contemporanea – Assessorato al Turismo e Assessorato alla Cultura della Provincia di Prato – Archivio Fotografico Toscano/Assessorato alla Cultura del Comune di Prato – Assessorato Allo Sviluppo Economico del Comune di Prato, Agenzia per il Turismo di Prato, Fondazione Cassa di Risparmio, Ambasciata Israeliana in Roma, Mondrian Foundation, British Council, Consiag, Azienda Servizi Municipalizzati, Cooperativa Trasporti Pratesi

/ Artisti: Takuma Nakahira, Carmelo Nicosia, Philip-Lorca di Corcia, Armin Linke, Isaac Julien, Sissi, Tomoko Yoneda, Rosa Rossa, Italo Zuffi, Adi Nes, Gil Marco Shani, Rona Yefman, Michal Chelbin, Yumita Hiro, Michelangelo Consani, Donatella Di Cicco, Bethan Huws, Mark Lewis, Yang Fu Dong, Zhang Peili, Pascale Marthine Tayou, Surasi Kusolwong, Gruppo A12, Connie Dekker, Luca Malgeri, Herbert Reyes, Addo Ludovico Trinci

                  
Spread in Prato mantiene il livello internazionale delle due precedenti edizioni proponendo una selezione di opere fotografiche alcune delle quali mai presentate in Italia e un’ampia sezione dedicata ai film d’artista. La volontà di Spread in Prato è quella di portare l’arte nei luoghi della produzione e del consumo mettendo in diretta relazione il lavoro e i desideri. Gli oggetti incongrui dell’arte vengono portati dentro i luoghi della produzione (fabbriche, uffici) e del consumo (esercizi commerciali, negozi) così da instaurare una coabitazione degli uni con gli altri affinchè chi li frequenta ne possa rilevare qualità e natura. Con l’esperienza acquisita negli anni Spread in Prato si è rivelata anche un modo di leggere la città secondo percorsi differenti rispetto sia a quello meramente storico-turistico, sia a quello politico-sociologico, sia a quello di uso quotidiano. Quelli di Spread in Prato sono percorsi trasversali che offrono possibilità di scoperte e avventure dentro il proprio stesso territorio. Spread in Prato, in altre parole, ha compiuto una sorta di avvicinamento progressivo alla realtà sostanziale della città come habitat primario della specie umana in questa fase della sua civiltà. Per questo, quest’anno, l’inclusione di due altre tipologie di luogo: la casa privata e i luoghi dello spettacolo (il Centro Pecci, il Teatro Metastasio, il Politeama). Ambedue i luoghi sono quelli dove l’individuo svolge una parte della propria vita quando non si attiva nei ruoli del produttore e del consumatore. Ambedue hanno a che fare con la rappresentazione, il luogo dello spettacolo in senso proprio, quello della casa in senso mediato come autorappresentazione limitata alla zona del privato. Nei luoghi dello spettacolo il medium delle opere sarà il film, che da dieci anni ha raggiunto una propria maturità come mezzo di espressione artistica, lasciatesi alle spalle tutte le sperimentazioni delle avanguardie e acquisito la legittimità artistica del proprio linguaggio. Il panorama artistico che la manifestazione propone spazia dalle giovani e più interessanti rappresentanze dell’arte italiana, alle avanguardie estremo orientali fino ad arrivare a nomi affermati nell’establishment artistico internazionale Il percorso espositivo si articola intorno al tema del corpo. Le opere scelte per ciascun artista hanno come comune denominatore il corpo, il corpo in senso fisico e materico ma anche in senso ‘allargato’: il corpo trasformato dai codici culturali, il corpo come insieme sociale. Ad un livello di lettura successiva possiamo dire che l’intento del curatore è quello di analizzare come la storia, personale e/o collettiva altera e modifica l’immagine, costruita o ingenua, di persone e ambienti, e di conseguenza la loro rappresentazione. La fotografia nella sua ultracentenaria storia, che è pur breve, se rapportata a quella di altri mezzi espressivi quali la scultura o la pittura o il disegno, si è dimostrata particolarmente efficace in questa direzione, creando icone di grande persusività. Nel lavoro degli israeliani Gil Marco Shani, Rona Yefman e Michal Chelbin il corpo parla in maniera allegorica. Nessun richiamo diretto a una situazione politica o al contesto blindato in cui questi artisti si trovano ad agire, piuttosto racconti intimi, sofferti quasi delle confessioni che solo attraverso tramature sottili ci riportano alla Storia. Il corpo diventa invece moltitudine, lento movimento di masse che emigrano nell’opera di Armin Linke; forme complesse e colori saturi nel lavoro di Sissi che ritrae bagnanti su una spiaggia affollata delle nostre coste; ritratto velato, enigmatico e sospeso nel tempo in Elegante e straniero di Italo Zuffi dove l’obbiettivo schiva volutamente l’insieme per raccontare attraverso i dettagli di una stanza e di un corpo; ritratto sociale invece nel Quarto Stato di Michelangelo Consani. Evidente il riferimento a Pellizza da Volpedo, ma la riflessione si risolve in un’icona malinconica: la foto ritrae un gruppo di agenti di commercio forzatamente in posa durante un meeting all’esterno della fabbrica. Archivio e memoria nelle immagini dell’artista napoletana Rosa Rossa dove oggetti recuperati da strade e discariche diventano soggetto dell’opera; “frammenti esistenziali” possono essere definite le fotografie di Carmelo Nicosia, attimi in cui le esperienze dell’uomo si manifestano nei momenti rituali del viaggio: nella magia della partenza, nei tempi della navigazione e dell’attesa, nell’ansia dell’approdo in porti sconosciuti. Procaci e goffamente provocanti le figure femminili nella serie Dolls di Donatella Di Cicco. Donne che ammiccano con fare televisivo, aspiranti veline in posa sullo sfondo di paesaggi agresti o marini, chiamate a recitare se stesse (e le proprie aspirazioni) in ambientazioni decisamente incongruenti. Isaac Julien – artista e regista londinese candidato nel 2001 al Turner Prize e presente all’ultima dOCUMENTA di Kassel e alla recente Biennale di Berlino, ma fondamentalmente conosciuto per essere stato il co-fondatore del collettivo Sankofa che negli anni Ottanta ha agitato la vita artistica britannica sensibilizzando gli ambiti contemporanei sul problema razziale e dell’identità sessuale – propone a Spread in Prato, Before Paradise, una serie di fotografie che mostrano il rapporto fra l’altro il diverso, sia negro che meticcio, che gay con una natura idilliaca, o con una linda, allucinante, asettica città entrambi visioni di una cultura occidentale, dove il corpo, l’umano, da minoranza come nelle opere passate diventa parte essenziale proprio per la sua stessa compostezza statuaria. Philip-Lorca Di Corcia crea con le sue opere veri e propri ibridi tra arte e fotografia di moda. Sono racconti essenziali come mitologie contemporanee, che mettono in scena modelle e personaggi reali sullo sfondo di ambienti hollywoodiani. Tra le opere che presenta a Spread una del ciclo Hustlers: fotografie realizzate sul Sunset Boulevard a Hollywood aventi come soggetti prostituti, sbandati e disoccupati. Il set delle foto è preparato anticipatamente, con luci artificiali e componendo i materiali che trova in anonime stanze di motel o tra i parcheggi dei fast-food nella terra di nessuno. L’artista poi va per strada alla ricerca degli uomini che fotograferà, offrendo un compenso per la loro “prestazione”. Di Corcia chiede ad ognuno nome, età, luogo di nascita, e ogni foto porta quel titolo più il prezzo pagato per il loro tempo. Le immagini sono deliberatamente una finzione composta da elementi reali. Nakahira Takuma (Kohoku Ward, 1938) è considerato una leggenda nel mondo della fotografia giapponese. Nei primi anni del suo lavoro propone immagini sgranate e fuori fuoco per rompere ogni forma di convenzione. Da allora porta avanti l’idea che la fotografia deve riprodurre le cose della realtà esattamente come sono producendo una sorta di libro illustrato pittorialista. Le immagini scelte per Prato mostrano molto bene questa tendenza, sono dittici dove ad esempio l’immagine onirica di una oca bianca su un prato in perfetta sintonia con la tradizione della pittura piatta giapponese (Nihonga) viene posta accanto a barboni addormentati o frammenti di alberi. Ed ancora un’artista giapponese, Tomoko Yoneda. L’artista è attratta dalla storia intesa come accumulazione di memorie. “Faccio fotografie non perchè sono attratta dalla forma di un soggetto ma perchè voglio mostrare un fatto psicologico nascosto, unico ed individuale che esisteva prima dell’immagine.” Sono apparentemente fotografie di paesaggio riprese in luoghi significativi le opere che espone a Spread come ad esempio Beach (Location of the D-Day Normandy Landings, Sword Beach, France) che mostra bagnanti su una spiaggia in un qualsiasi giorno d’estate ignari forse di essere sulla mitica Sword Beach in Normandia, dove avvenne lo sbarco degli alleati americani. Per quanto riguarda la sezione dei film Pier Luigi Tazzi seleziona opere perlopiù non narrative ma di forte impatto visivo dal canadese Mark Lewis al camerunese Pascale Marthine Tayou fino ai cinesi Yang Fu Dong, Zhang Peili e all’artista thailandese Surasi Kusolwong. Da segnalare in questa sessione il film ION ON dell’artista Bethan Huws, conosciuta ed apprezzata per il suo lavoro artistico sul dialetto gallese. ION ON è una pellicola di 35mm che dura un’ora. In un monologo, l’attore parla dell’arte, del curatore e della vita quotidiana. Il testo, con gli echi di Beckett, fa domande e parla di un sogno di due caratteri linguistici, Tion ed Ition. Accanto alle opere fotografiche e ai film, quest’anno Spread propone anche un altro media: la cartolina. Mezzo di comunicazione nel senso più comune e quotidiano, diventa in questa occasione veicolo di lavoro per l’artista olandese Connie Dekker, per il giovane Luca Malgari, per il Gruppo A12, per il guatemalteco Herbert Reyes e per Addo Ludovico Trinci. Connie Dekker presenta alcune vedute di paesaggi toscani e olandesi, su queste immagini annota brevi frasi e pensieri così che la cartolina diventa una sorta di diario; Luca Malgeri si confronta con le grandi icone del cinema inserendo la sua immagine su frame da film con protagonisti eccellenti quali Audrey Hepburn e altri. Il Gruppo A12, collettivo di architetti interessato alla ricerca della trasformazione della città contemporanea e al ruolo critico dell’architettura in rapporto al contesto socio-culturale in cui si colloca, presenta il lavoro Saluti da Pelago organizzato dalla Fondazione Lanfranco Baldi; Herbert Reyes, il cui lavoro testimonia fortemente l’attuale situazione di emergenza del mondo latinoamericano, propone l’immagine di un’auto distrutta in seguito a un attentato e che, abbandonata lungo una strada, diventa un semplice fatto estetico. In qualche modo contrapposta a questa immagine l’opera cartolina di Addo Ludovico Trinci, un tempio buddista immerso nel paesaggio silente e innevato delle colline modenesi. La mostra sarà documentata da un catalogo con testi critici di Pier Luigi Tazzi, schede sugli artisti e fotografie a colori delle opere installate.

Shao Yinong e Muchen  sono invitati a partecipare al progetto speciale concepito dal curatore Pier Luigi Tazzi per la seconda edizione di Spread in  Prato. Il progetto prende corpo nel momento in cui l’imprenditore e collezionista pratese Valdemaro Beccaglia accoglie la proposta di farsene committente unico.

Shao Yinong e Muchen arrivano a Prato nel luglio 2003 e prendono residenza nel centro storico vicino a Palazzo Pretorio per oltre due settimane.

Pubblicazione in PDF

a cura di Pier Luigi Tazzi

/ Sede: Ugolini Arredamenti, Capp Plast, Lanificio Cecchi Lido e Figli, Vaporizzo Lia, Luminex, Beccaglia Valdemaro, Texpares, Stamperia Fiesoli, Bar Buffet Stazione Centrale FS, Al Castello libreria, Babylon Bus casa, Hotel Flora, Ristorante Tonio, Monash Centre Prato
/ Inaugurazione: sabato 28 giugno
/ Date: 28 giugno – 24 luglio 2003
/ Organizzazione: Dryphoto arte contemporanea
/ Supportato da: Regione Toscana TRA ART rete regionale, Provincia di Prato, Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura, Agenzia per il Turismo di Prato, Comune di Prato Assessorato alla Cultura, Comune di Prato Assessorato allo Sviluppo Economico, Archivio Fotografico Toscano, Consiag, Unione Commercianti di Prato, Gruppo Giovani Imprenditori di Prato, Canada Council for the Arts, Danish Contemporary Art Foundation, The Japan Foundation, Pro Helvetia
/ Con il patrocinio di Ministero degli Affari Esteri, Presidenza della Regione Toscana, American Academy Rome

/ Artisti: Andy Warhol, Geoffrey James, Günther Förg, James Welling, Peter Fischli/David Weiss, Olafur Eliasson, Arian Risvani, Bill Henson, Takashi Homma, Rika Noguchi, Massimo Bartolini, Robert Pettena, Shimabuku, Costa Vece, Martino Coppes

Con Spread in Prato l’arte abita per poco meno di un mese la realtà lavorativa, aprendo a se stessa e ai suoi fruitori spazi solitamente accessibili solo agli addetti ai lavori. Aziende tessili, esercizi commerciali e uffici ospiteranno installazioni di artisti contemporanei che utilizzano la fotografia come strumento del fare arte. L’apparato teorico della mostra si sviluppa partendo dalla frattura che concerne i comportamenti e gli atteggiamenti del produttore e quelli omologhi del consumatore. Tale dicotomia si avverte fortemente in una città come Prato, la cui mitologia è ben rappresentata dai serrati ritmi della produzione industriale. Nella nostra epoca l’arte, non più a servizio del principe, del clero, dell’élite dominante politicamente, ha acquisito una sua autonomia, in tutte le sue forme – dalla poesia alla letteratura, dalle arti visive alla musica e alle arti dello spettacolo – e può in questo caso essere il legante che colma questa schizofrenia, la sola via d’uscita da essa e allo stesso tempo la dimensione in cui maggiormente si delinea la possibilità di rifondazione dell’identità  perduta. Spread in Prato si pone l’intento di creare un punto di contatto tra le due realtà  del produttore e del consumatore e osservare cosa scaturisce da quest’incontro. In quest’iniziativa l’arte è rappresentata dalla fotografia, quale mezzo più diffuso e riconosciuto, dal mondo dell’arte a quello della pubblicità: in una fotografia tutti si identificano, sia chi la cita per ragioni di consumo e sia chi se ne serve per ragioni di produzione. Le opere fotografiche saranno messe a confronto con i luoghi, creando momenti di simbiosi, ma anche di contrasto dialettico spazio-temporale. Oltre a essere luoghi di lavoro, l’azienda e l’esercizio commerciale saranno per il periodo della mostra uno scrigno d’arte, in cui le opere saranno fruite dai lavoratori delle aziende, dagli acquirenti delle attività commerciali e da tutti coloro che vi si recheranno. L’arte sarà per una volta offerta ove si vive la quotidianità. Questa edizione ha la particolarità di presentare due aspetti della città quello del luogo produttivo “monumentale” dove l’industria mostra tutto il suo potere e quello più domestico dell’indotto, delle piccole aziende e dei negozi dove si percepisce l’aspetto più umano dell’operosità. Quest’anno la scelta delle location passa dalla città  costruita dagli urbanisti e dai politici alla città della comunità molteplice. Il percorso si articola da est a sud, ovvero tra due dei nuovi poli industriali del distretto tessile pratese, coinvolgendo ad esempio uno dei lanifici storici, Lanificio Cecchi Lido e figli, nato negli anni Cinquanta, nel periodo del boom del cardato, fino a ritornare nel centro storico dove si concentrano oramai gli esercizi commerciali e dove la memoria della cosiddetta “Città Fabbrica” è sempre più esigua, pur rimanendo talvolta nel recupero architettonico di alcuni edifici industriali ora ristrutturati e adibiti ad abitazioni, studi oppure musei come il nuovo Museo del Tessuto della città. La città di Prato è stata coinvolta anche attraverso gli spazi più frequentati e vitali, come la Stazione Centrale delle Ferrovie dello Stato, in cui l’artista giapponese Shimabuku esporrà uno dei suoi lavori fotografici legati all’emigrazione irregolare dal Messico verso gli Stati Uniti. Gli artisti scelti partecipano con una o più opere in diversi spazi espositivi. I lavori degli artisti si confronteranno sui temi del paesaggio antropico – recante i segni dell’agire umano – e dell’adolescenza, investigata rispetto alle problematiche della vulnerabilità e della difesa. In mostra alcuni lavori anche di artisti attualmente in mostra alla Biennale di Venezia: Olafur Eliasson, scelto a rappresentare la Danimarca, lo stesso Shimabuku e gli svizzeri Fischli/Weiss. Di Andy Warhol saranno presentati alcuni dei suoi ritratti fatti a personaggi famosi, mentre dalle collezioni del FRAC Bretagne provengono le opere del canadese Geoffrey James. Particolarmente significativa la partecipazione degli artisti giapponesi (Yoshitomo Nara, Rika Noguchi, Takashi Homma, Akira the Hustler), le cui opere sono state prestate da importanti collezioni private internazionali e gallerie giapponesi. Gli artisti italiani selezionati sono i toscani Massimo Bartolini e Robert Pettena. Da sottolineare che questa edizione rafforza il legame con la città, non solo per la particolare scelta dei luoghi, ma anche perchè le opere del fiorentino Robert Pettena sono appositamente create per l’occasione e alcune direttamente in un’azienda che partecipa al percorso espositivo e perchè un progetto speciale finanziato da un industriale pratese vedrà gli artisti cinesi Shao Yinong & Muchen lavorare per quindici giorni nella città di Prato. La loro produzione sarà inserita nella pubblicazione e le opere saranno esposte in occasione della pubblicazione della stessa. Il catalogo edito per l’occasione di prossima pubblicazione conterrà  testi critici e immagini delle opere in mostra in due versioni (ovvero sia come immagine in sé che contestualizzate nelle aziende e negli esercizi commerciali) e testi introduttivi del curatore Pier Luigi Tazzi.

 

A Whore Diary di Akira the Hustler – FOIL vol.1 ‘no war’ (Yoshitomo Nara)